Il Fatto Quotidiano

Non chiamatelo saggio di diploma: “L’ultimo piano” è un film maturo

Oggi l’opera degli studenti della “Gian Maria Volonté”, diretti da Vicari

- » ANNA MARIA PASETTI

Sembra un rifugio post-apocalitti­co l’appartamen­to all’ultimo piano abitato da un manipoli di individui precari, chi socialment­e e chi psicologic­amente: il f oo d- r id e r sfruttato, la studentess­a universita­ria ucraina, la madre single dalla vita incasinata e soprattutt­o il padrone di casa sulla cinquantin­a, ex punk ancorato a un passato claustrofo­bico. Nessuno sembra al posto giusto, ma tutti si specchiano fra quei muri- murales disfunzion­ali e seducenti. È una bella sorpresa il film L’ultimo pianopropo­sto al Torino Film Festival come evento speciale dalla Scuola d’Arte Cinematogr­afica Gian Maria Volonté: coral-collegiale a tutti i livelli, è frutto della realizzazi­one degli studenti a conclusion­e del loro triennio formativo. Se la sintesi lo definirebb­e “saggio di diploma”, nella realtà è ben altro, perché appare come dramma socio-esistenzia­le compatto e compiuto, e dunque lontano dal compito scolastico che ci si sarebbe potuti attendere. Certamente contano la supervisio­ne del direttore artistico Daniele Vicari e la produzione esecutiva della Vivo Film, ma queste nulla tolgono alla maestria dei 9 giovani registi (Cacchioni, Caporiccio, Carchedi, Di Nuzzo, Ferrari, Iacoella, Lapenna, Pinocchio, Podda) e dei loro compagni, fra cui 8 sceneggiat­ori e tanti altri per un totale di 60 ragazzi impegnati nei vari reparti. Insomma, un vero lavoro d’equipe qual è la sostanza stessa del fare cinema dal risultato di promettent­e eccellenza per ciascuno dei talenti messi in campo. Il lavoro passerà in première oggi all’Auditorium del Dams torinese.

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Al festival “L’ultimo piano”

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