Rc auto La beffa delle polizze farlocche: così l’automobilista ci rimette due volte
Caro Andrea Orlando, ci conosciamo: tu sei stato un dirigente politico di Pci, Pds e Pd a La Spezia, io di Pci, Pds e Ds a Genova, ma non del Pd, al quale non ho mai aderito. Ti ho apprezzato come ministro quando, ben conoscendo i guai che produce la prescrizione dei reati, hai provveduto a bloccarla parzialmente da un grado all’altro del giudizio. Ma ho ancor più apprezzato il blocco totale della prescrizione dopo il primo grado, fatto approvare dal ministro Bonafede e che entrerà in vigore per i reati commessi dopo il primo gennaio 2020. Con estremo rammarico, invece, rilevo che attualmente il Pd - insieme ad Italia Viva - minaccia la crisi dell’attuale Governo se non sarà cancellato il blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, paventando che così i processi non finirebbero mai e ciò porrebbe gli imputati in una situazione di “di s ag io ” per un lungo tempo. Purtroppo, però - giova ricordarlo - nei processi non ci sono solo gli imputati, ma anche le parti lese. Ho sperimentato in maniera diretta, in un caso che ha riguardato una persona a me cara, come può essere lungo e travagliato il supplizio per la parte offesa, e come può essere al contrario allegra la vita di quelli che commettono reati e si godono i frutti del loro operato sperando nell’impunità. Mi riferisco, nello specifico, a un reato commesso il 7 luglio 2009 e denunciato dalla parte lesa il 13 luglio: dei tre imputati, uno ha beneficiato della prescrizione in appello, mentre gli altri due sono stati condannati e ora stiamo attendendo la sentenza della Cassazione alla quale hanno fatto ricorso. Ma la spada di Damocle della prescrizione incombe. In questi lunghi dieci anni ho assistito ai più biechi mezzucci messi in campo per ritardare i processi: ufficiali giudiziari che non riescono a notificare agli imputati, avvocati che si arrampicano sugli specchi con i cavilli più spregiudicati, imputati che mentono sapendo di mentire (è un loro diritto), testimo
TRE GIORNI FAsono uscita in macchina per andare a fare la spesa. A metà strada, a una rotonda in pieno centro abitato, una macchina mi è venuta addosso senza rispettare la precedenza. Molto rumore, il paraurti e il cofano completamente distrutti, il fastidio di compilare il Cid sotto la pioggia, ma fortunatamente nessun danno fisico. La brutta sorpresa è arrivata quando mi sono rivolta alla mia assicurazione, o meglio, a quella che credevo fosse la mia assicurazione. L'impiegato al telefono mi ha risposto che la compagnia non può fare nulla perché, attenzione, la polizza che ho sottoscritto online sborsando più di 400 euro è falsa. Ha aggiunto: “La prossima volta faccia attenzione, per strada e su Internet”. Ora che cosa dovrei fare?
GENTILE LIBERTI, purtroppo quello che le è successo è un fenomeno che negli ultimi anni è letteralmente esploso a causa del duplicarsi di siti fake di assicurazioni online il cui nome ricorda tanto società vere. Ad esempio: polizzafacile.net, zurichassicura.it, mondoassicurazioni.net. Quasi settimanalmente l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) fa chiudere questi siti. Tanto che solo nei primi nove mesi di quest’anno ne sono stati segnalati 140, contro i 103 di tutto il 2018 e i 50 nel 2017 per un giro d’affari che supera i 3milioni di euro ed è in continua crescita. Un monitoraggio che, tuttavia, non basta a evitare che migliaia di automobilisti vengano ingannati, perdendo centinaia di euro. Chi, infatti, stipula una polizza Rc auto con compagnie non autorizzate non solo non è coperto in caso di incidente, ma rischia pure il sequestro del veicolo e una sanzione fino a 3.471 euro. Come ci si può tutelare? Il primo passo da fare per chi ha un qualsiasi dubbio è di rivolgersi all’Ivass per verificare se il sito segnalato figura tra quelli pirata già scoperti. Ma ni mendaci, una girandola di pm che cambiano per i più svariati motivi e gli imputati che mettono in campo schiere di avvocati, che si possono permettere anche grazie ai proventi dei propri stessi reati. Gli imputati, se colpevoli, sanno di esserlo e quindi sperano nella prescrizione. Se dal primo gennaio entrerà in vigore il blocco dopo il primo grado di giudizio, i colpevoli non potranno che chiedere clemenza invece di dilatare all’infinito i processi. Spero che il Pd, di cui anche quando le truffe sono ben orchestrate, ci sono diversi accorgimenti da seguire: controllare sul sito dell’intermediario le sue generalità e il numero di iscrizione al Registro unico degli intermediari assicurativi (Rui) e diffidare da chi fornisce contatti esclusivamente tramite mail o Whatsapp. Un ulteriore campanello d’allarme deve scattare se viene chiesto di versare il premio con strumenti di pagamento online o carte ricaricabili che non consentono di risalire all’identità dell’intermediario. Dal canto suo l’Ivass può solo segnalare questi siti o le compagnie farlocche alla polizia postale e all’autorità giudiziaria, mentre agli automobilisti non resta che pagare e pure tanto. sei vice-segretario, si ravveda e si schieri dalla parte dei danneggiati e della giustizia giusta, lasciando a Forza Italia, razzisti e fascisti vari il garantismo di comodo di cui sono portatori da sempre. Cordialità,
Anche se la parabola politica di Berlusconi (per raggiunti limiti di età) sembra volgere al declino, credo che dovremo fare i conti ancora a lungo con l’eredità politica e morale di questo personaggio. Infatti vent’anni e passa di berlusconismo - ma Salvini sta compiendo la stessa operazione - hanno inoculato nella società italiana e nel mondo politico il virus del discredito delle istituzioni, che molto giova a delinquenti e spregiudicati e poco serve a costruire una società che vuole riconoscersi nei fondamenti della nostra Costituzione.
DIRITTO DI REPLICA
In merito all’articolo “Sisma e macerie: in crisi i call center” pubblicato il 27 novembre ci teniamo a precisare che nessuna delle aziende del Gruppo Enel (Enel Energia, Servizio Elettrico Nazionale ed EnelX) si affida ad un servizio clienti in Albania.
Ci scusiamo per l’errore con i diretti interessati e con i lettori; il tutto è frutto di nostra disattenzione, e abbiamo provveduto a eliminare ogni riferimento a Enel anche nella versione digitale dell’ar ticolo.