Il Fatto Quotidiano

Rc auto La beffa delle polizze farlocche: così l’automobili­sta ci rimette due volte

- CAROLINA LIBERTI ALEANDRO LONGHI (ESPONENTE DEI COMUNISTI ITALIANI) PATRIZIA DE RUBERTIS ANTONIO PERRONE ANTONIO GUERRERA, RELAZIONI CON I MEDIA ENEL SPA FQ

Caro Andrea Orlando, ci conosciamo: tu sei stato un dirigente politico di Pci, Pds e Pd a La Spezia, io di Pci, Pds e Ds a Genova, ma non del Pd, al quale non ho mai aderito. Ti ho apprezzato come ministro quando, ben conoscendo i guai che produce la prescrizio­ne dei reati, hai provveduto a bloccarla parzialmen­te da un grado all’altro del giudizio. Ma ho ancor più apprezzato il blocco totale della prescrizio­ne dopo il primo grado, fatto approvare dal ministro Bonafede e che entrerà in vigore per i reati commessi dopo il primo gennaio 2020. Con estremo rammarico, invece, rilevo che attualment­e il Pd - insieme ad Italia Viva - minaccia la crisi dell’attuale Governo se non sarà cancellato il blocco della prescrizio­ne dopo la sentenza di primo grado, paventando che così i processi non finirebber­o mai e ciò porrebbe gli imputati in una situazione di “di s ag io ” per un lungo tempo. Purtroppo, però - giova ricordarlo - nei processi non ci sono solo gli imputati, ma anche le parti lese. Ho sperimenta­to in maniera diretta, in un caso che ha riguardato una persona a me cara, come può essere lungo e travagliat­o il supplizio per la parte offesa, e come può essere al contrario allegra la vita di quelli che commettono reati e si godono i frutti del loro operato sperando nell’impunità. Mi riferisco, nello specifico, a un reato commesso il 7 luglio 2009 e denunciato dalla parte lesa il 13 luglio: dei tre imputati, uno ha beneficiat­o della prescrizio­ne in appello, mentre gli altri due sono stati condannati e ora stiamo attendendo la sentenza della Cassazione alla quale hanno fatto ricorso. Ma la spada di Damocle della prescrizio­ne incombe. In questi lunghi dieci anni ho assistito ai più biechi mezzucci messi in campo per ritardare i processi: ufficiali giudiziari che non riescono a notificare agli imputati, avvocati che si arrampican­o sugli specchi con i cavilli più spregiudic­ati, imputati che mentono sapendo di mentire (è un loro diritto), testimo

TRE GIORNI FAsono uscita in macchina per andare a fare la spesa. A metà strada, a una rotonda in pieno centro abitato, una macchina mi è venuta addosso senza rispettare la precedenza. Molto rumore, il paraurti e il cofano completame­nte distrutti, il fastidio di compilare il Cid sotto la pioggia, ma fortunatam­ente nessun danno fisico. La brutta sorpresa è arrivata quando mi sono rivolta alla mia assicurazi­one, o meglio, a quella che credevo fosse la mia assicurazi­one. L'impiegato al telefono mi ha risposto che la compagnia non può fare nulla perché, attenzione, la polizza che ho sottoscrit­to online sborsando più di 400 euro è falsa. Ha aggiunto: “La prossima volta faccia attenzione, per strada e su Internet”. Ora che cosa dovrei fare?

GENTILE LIBERTI, purtroppo quello che le è successo è un fenomeno che negli ultimi anni è letteralme­nte esploso a causa del duplicarsi di siti fake di assicurazi­oni online il cui nome ricorda tanto società vere. Ad esempio: polizzafac­ile.net, zurichassi­cura.it, mondoassic­urazioni.net. Quasi settimanal­mente l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazi­oni (Ivass) fa chiudere questi siti. Tanto che solo nei primi nove mesi di quest’anno ne sono stati segnalati 140, contro i 103 di tutto il 2018 e i 50 nel 2017 per un giro d’affari che supera i 3milioni di euro ed è in continua crescita. Un monitoragg­io che, tuttavia, non basta a evitare che migliaia di automobili­sti vengano ingannati, perdendo centinaia di euro. Chi, infatti, stipula una polizza Rc auto con compagnie non autorizzat­e non solo non è coperto in caso di incidente, ma rischia pure il sequestro del veicolo e una sanzione fino a 3.471 euro. Come ci si può tutelare? Il primo passo da fare per chi ha un qualsiasi dubbio è di rivolgersi all’Ivass per verificare se il sito segnalato figura tra quelli pirata già scoperti. Ma ni mendaci, una girandola di pm che cambiano per i più svariati motivi e gli imputati che mettono in campo schiere di avvocati, che si possono permettere anche grazie ai proventi dei propri stessi reati. Gli imputati, se colpevoli, sanno di esserlo e quindi sperano nella prescrizio­ne. Se dal primo gennaio entrerà in vigore il blocco dopo il primo grado di giudizio, i colpevoli non potranno che chiedere clemenza invece di dilatare all’infinito i processi. Spero che il Pd, di cui anche quando le truffe sono ben orchestrat­e, ci sono diversi accorgimen­ti da seguire: controllar­e sul sito dell’intermedia­rio le sue generalità e il numero di iscrizione al Registro unico degli intermedia­ri assicurati­vi (Rui) e diffidare da chi fornisce contatti esclusivam­ente tramite mail o Whatsapp. Un ulteriore campanello d’allarme deve scattare se viene chiesto di versare il premio con strumenti di pagamento online o carte ricaricabi­li che non consentono di risalire all’identità dell’intermedia­rio. Dal canto suo l’Ivass può solo segnalare questi siti o le compagnie farlocche alla polizia postale e all’autorità giudiziari­a, mentre agli automobili­sti non resta che pagare e pure tanto. sei vice-segretario, si ravveda e si schieri dalla parte dei danneggiat­i e della giustizia giusta, lasciando a Forza Italia, razzisti e fascisti vari il garantismo di comodo di cui sono portatori da sempre. Cordialità,

Anche se la parabola politica di Berlusconi (per raggiunti limiti di età) sembra volgere al declino, credo che dovremo fare i conti ancora a lungo con l’eredità politica e morale di questo personaggi­o. Infatti vent’anni e passa di berlusconi­smo - ma Salvini sta compiendo la stessa operazione - hanno inoculato nella società italiana e nel mondo politico il virus del discredito delle istituzion­i, che molto giova a delinquent­i e spregiudic­ati e poco serve a costruire una società che vuole riconoscer­si nei fondamenti della nostra Costituzio­ne.

DIRITTO DI REPLICA

In merito all’articolo “Sisma e macerie: in crisi i call center” pubblicato il 27 novembre ci teniamo a precisare che nessuna delle aziende del Gruppo Enel (Enel Energia, Servizio Elettrico Nazionale ed EnelX) si affida ad un servizio clienti in Albania.

Ci scusiamo per l’errore con i diretti interessat­i e con i lettori; il tutto è frutto di nostra disattenzi­one, e abbiamo provveduto a eliminare ogni riferiment­o a Enel anche nella versione digitale dell’ar ticolo.

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Ansa Il contrasseg­no Sono oltre 140 i siti fantasma scoperti

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