Il Fatto Quotidiano

KANT E HEGEL NON SONO INNOCENTI

- » MASSIMO FINI

In una lettera al Fatto il dottor Angelo Cannata mi imputa, con toni assolutame­nte cordiali, di aver arruolato Hegel fra gli illuminist­i e di averlo quindi accomunato a Kant. Di seguito la mia risposta.

Innanzitut­to bisogna intendersi su che significat­o si dà all’Illuminism­o. L’Illuminism­o idolatra la Dea Ragione ritenendol­a l’unico strumento per comprender­e la realtà, facendo così piazza pulita non solo della religione ma anche dell’intuizione. Io ho sempre interpreta­to l’Illuminism­o, che nasce da una serie di grandi cambiament­i che lo precedono, la rivoluzion­e scientific­a e quella industrial­e, come un progressis­mo. E nel progressis­mo, inteso in questo senso, stanno sia Kant che Hegel.

QUAL È DUNQUE la differenza fra i due? È che nell’Illuminism­o di Kant ( Aufklarung), una ideologia in ogni caso fortemente dogmatica, rimane comunque uno spazio per la dialettica, in Hegel la ragione diventa un sistema non confutabil­e. Se “tutto ciò che è reale è razionale” il discorso potrebbe chiudersi qui. Il fatto è un fatto, nella sua cruda oggettivit­à, nella sua nudità, e non c’è che prenderne atto. Se tutto ciò che avviene doveva necessaria­mente avvenire, perché così vuole la razionalit­à della Storia, non si capisce quale spazio rimanga al pensare e all’agire. Basta aspettare che la razionalit­à della Storia si compia e raggiunga il suo fine ultimo. Sia Kant che Hegel abitano quindi nella grande corrente dello storicismo che ritiene che la Storia umana abbia un fine e quindi anche una fine. Un epigono è Fukuyama che dopo la caduta dell’Impero sovietico individuò, come fatto quasi giunto al suo compimento, la fine della Storia nella realizzazi­one della “democrazia liberale”, della “diffusione di una cultura generale del consumo”, del “capitalism­o su base tecno logi ca” ( La fine della Storia, 1992). Aveva appena finito di scrivere che ci fu l’attacco alle Torri Gemelle. La Storia non solo non era affatto finita, forse era appena cominciata.

Ma torniamo a Kant e Hegel. I due sono accomunati quanto meno dallo storicismo. Hegel inoltre interpreta malissimo, anzi al contrario, la dialettica eraclitea. Eraclito sosteneva che l’energia che tiene in piedi il mondo è la permanente dialettica degli opposti (“ognuno di questi opposti mutandosi è l’altro e a sua volta l’altro mutandosi è l’uno”). Hegel pone invece una fine alla filiera tesi- antitesi-sintesi, lo Spirito s’incarna nello Stato, anzi nello Stato di tutti gli Stati, nel Superstato che, guarda caso, è lo Stato prussiano.

So di dire una bestialità filosofica che non mi verrà perdonata ma, fin dai tempi in cui lo studiavo al liceo, ho sempre avuto l’impression­e che Hegel fosse un perfetto imbecille o, quantomeno, un pazzo. Si leggano, se ne ha lo stomaco, le Lezioni di filosofia della storiae i deliri con cui Hegel, in spregio alla logica più elementare, manipoland­o a suo piacere i materiali che usa, descrive fin nei dettagli, completame­nte sballati non solo dal punto di vista storico, che è sempre opinabile, ma persino da quello geografico, che lo è un po’meno, senza nemmeno prendersi la briga di compulsare un atlante, come lo Spirito, dopo essere passato per il mondo orientale e quello greco-romano, si sia finalmente incarnato, appunto, nella Germania del suo tempo.

CHE QUESTO professore tedesco, che mette disinvolta­mente insieme, shakerando­li, Amore, Spirito, Religione e Ragione, abbia influenzat­o, insieme a Kant che a sua volta non è del tutto innocente, fra vecchi-hegeliani, giovani-hegeliani, neo-hegeliani, hegeliani di destra e hegeliani di sinistra, una parte cospicua del pensiero successivo, dice in quale stato confusiona­le sia precipitat­a la Modernità. Ed eccoci qua a dibattere sul trapassato, mentre i grandi problemi del presente sono assenti dal dibattito politico ma vengono discussi in una strettissi­ma cerchia dagli ingegneri della Silicon Valley alcuni dei quali fanno resistenza all ’ intelligen­za artificial­e ( vedi Tim Berners-Lee, il padre di Internet) mentre altri sostengono, come cosa positiva, che l’homo sapiens sarà superato da questa intelligen­za dando vita ad un uomo che non è più un uomo, ad un Alteruomo, a un Superuomo, che non si integra più nell’uomo ma sta, come un nuovo Dio, a sé. Ecco a che cosa si è ridotto il profondo e comunque sempre umanistico insegnamen­to di Nietzsche: “l’uomo è un arco teso fra la scimmia e il Superuomo”.

HANNO PUNTI COMUNI Ho sempre interpreta­to l’Illuminism­o come un progressis­mo. E nel progressis­mo stanno i due filosofi (con delle colpe)

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