Il Fatto Quotidiano

Il “vizietto” di Trump: vincere le elezioni con l’aiuto straniero

Dopo la festa del Ringraziam­ento il rapporto sul Kievgate sarà consegnato alla commission­e che deciderà se formalizza­re le accuse al presidente Il precedente Per il democratic­o Schiff le ostruzioni alla giustizia della Casa Bianca rilevate nelle audizion

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

Ci mancava un pizzico di sesso, nell’indagine per l’ impeachmen­t di D on aldTrump. Ma s’era intuito che chi poteva mettercelo, oltre al presidente, era il rappresent­ante Usa presso l’Ue, anomalo come ambasciato­re, esplicito nel linguaggio (“Io e Trump parliamo così, con tante parole di quattro lettere”, come ‘ fuck’). Ed ecco saltar fuori tre donne che accusano Gordon Son dl and, di molestie sessuali. Divenuto ambasciato­re per i soldi dati alla campagna di Trump, Sondland, 66 anni, è uno dei testi chiave dell’inchiesta sul ‘quid pro quo’ che può costare al magnate la Casa Bianca: un baratto tra sicurezza nazionale - gli aiuti all’Ucraina stanziati dal Congresso - e calcoli politici personali: far inquisire a Kiev Joe Biden e suo figlio H unte r, con il sospetto di corruzione. I comportame­nti disinvolti di Sondland non sono rilevanti nell’indagine sull’ impeachmen­t, che ha una settimana di pausa, in coincidenz­a con la

Festa del Ringraziam­ento ( che Trump ha passato a sorpresa coi soldati in Afghanista­n rilanciand­o anche i colloqui di pace con i Taliban, ndr), dopo due settimane d’audizioni pubbliche: sono sfilati davanti alla Commission­e Intelligen­ce della Camera una dozzina di testi, alti funzionari del Consiglio per la Sicurezza nazionale come Fi on a Hill, stretti collaborat­ori del vice-presidente Mike Pence come Jennifer Williams, diplomatic­i di carriera come l’ambasciatr­ice Usa a Kiev rimossa, Marie Yovanovitc­h, militari come il colonnello Alexander Vindman.

Non è stata invece sentita la ‘talpa’, l’agente della Cia che, denunciand­o la telefonata del 25 luglio tra Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha aperto il caso.

È emersa una ‘diplomazia parallela’ verso l’ Ucraina messa su dal presidente e affidata al suo legale Rudy Giuliani, l’ex sindaco della New York dell’11 Settembre; ed è parso chiaro il ‘quid pro quo’, di cui, secondo Sondland, tutti erano al corrente, anche Pence e il segretario di Stato Mike Pompeo.

LE AUDIZIONI sono concluse, almeno per ora, ma testimoni come l’ex consiglier­e per la Sicurezza nazionale John Bolton o l’ex legale della Casa Bianca Donald McGahn, potranno ancora essere sentiti, se costretti a deporre dai giudici: la Casa Bianca si oppone. La prossima settimana, il presidente della Commission­e, Adam Schiff, metterà a punto un suo rapporto, sintetizza­ndo il materiale raccolto ma ha già fatto dichiarazi­oni tipo: “Abbiamo scoperto che per mesi il presidente Trump ha cercato, di nuovo, di ottenere influenze straniere nella nostre elezioni per ottenere benefici personali e politici ai danni del nostro interesse nazionale”. Ed ha già paragonato le attività di ostruzione alla giustizia dello staff di Trump a quelle che portarono all’accusa di impeachmen­t di Nixon. La Commission­e Giustizia, cui spetta decidere se raccomanda­re il rinvio a giudizio del presidente, si riunirà da mercoledì 4 dicembre. Il presidente Jerrold Nadler ha chiesto a The Donald se lui o i suoi legali intendono partecipar­e. La Casa Bianca ha tempo fino a domenica per rispondere. I democratic­i vogliono un voto

Tacchino a sorpresa e ramoscello d’ulivo Nel giorno del Ringraziam­ento Trump ha fatto visita al contingent­e americano in Afghanista­n rilanciand­o anche colloqui di pace con i Taliban LaPresse

della Camera in plenaria prima di Natale, così che da gennaio possa svolgersi, in Senato, il processo vero e proprio. Perché il Senato decida l’ impeachmen­t, ci voglionoi due terzi dei voti :67 senatori su 100. I repubblica­ni sono 53, i democratic­i 45 più 2 indipenden­ti: bisogna quindi che venti repubblica­ni ‘cambino campo’e votino con i democratic­i. È improbabil­e.

Ogni giorno emergono nuovi elementi: s’è scoperto che Trump sapeva già del rapporto della ‘talpa’ quando sbloccò gli aiuti militari all’Ucraina (391 milioni di dollari); che due funzionari della Casa Bianca si dimisero perché in disaccordo sul ‘quid pro quo’; che Giuliani cercò di ottenere un incarico per sé - con parcella da centinaia di migliaia di dollari - mentre premeva sul procurator­e di Kiev, Yuri Lutsenko perché indagasse sui Biden padre e figlio. Trump continua a ostentare sicurezza. Giorni fa, s’è consultato con Mark Penn, l’uomo immagine di Bill Clinton all’epoca dell’affare Lewinski. Penn gli ha consigliat­o di girare il Paese durante il processo, come fece Clinton vent’anni fa.

Nel corso della nostra inchiesta abbiamo scoperto che Trump ha cercato, di nuovo, di sfruttare influenze straniere nella nostre elezioni per ottenere benefici personali e politici ai danni dell’interesse nazionale ADAM SCHIFF

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