Il Fatto Quotidiano

Dal Ruanda con DOLORE “La vita? È un cane che deve essere tenuto al guinzaglio”

LOUS AND THE YAKUZA, LA STELLA RAP

- » STEFANO MANNUCCI

Nessuno le aveva descritto l’orrore. Lo scoprì a nove anni. “Ero tornata in Africa dal Belgio, dove ero stata bambina con mia madre in esilio politico. Sono nata in Congo, ma assieme ai miei genitori, due medici, ci stabilimmo in Ruanda”. E fu lì che la piccola Marie-Pierra scoprì l’atrocità del genocidio. “Per strada vedevo tanti ragazzini della mia età privi di braccia o gambe, e troppe guardie armate, che a volte li prendevano in consegna e li facevano sparire. Seppi cos’era accaduto in quel Paese, una guerra non fra stati confinanti ma un massacro all’interno della comunità, fratelli che si ammazzavan­o tra loro a milioni. Piansi e gridai per giorni e mesi, e continuai a farlo per lungo tempo. Non potevo sopportare quell’idea di morte”.

COSÌ, PER SALVARE la propria anima, Marie-Pierra si rifugiò nell’arte. “Scrivevo racconti su racconti, cantavo arie d’opera, dipingevo. Ma dove vivevo non c’erano neppure negozi che vendessero tele e pennelli, e procurarse­li costava troppo. Internet? Con quelle connession­i disastrose ci mettevo un’ora a scaricare un brano. Chiesi alla mia famiglia di lasciarmi tornare in Europa. Alla fine cedettero, ma non capirono. Sono originari dei villaggi: misero a disposizio­ne un alloggio per me e la mia sorellina a Namur, ancora in Belgio, e poi a Bruxelles. Così lasciai di nuovo l’Africa a 16 anni, ma a 19 mi ritrovai senza casa: mi avevano aggredita, ero sola, mi salvarono gli amici”. E il talento: oggi, che di anni ne ha appena 23, Marie-Pierra è diventata Lous and the Yakuza, la nuova stella dell’urban-roots rap internazio­nale. Un contagioso singolo in francese ( Dilemme), che sta scalando le classifich­e di mezzo mondo, un album ( Go re) previsto per metà marzo (“non ci voglio ospiti: con il formidabil­e team che mi assiste vogliamo dimostrare di poter confidare su noi stessi”), un primo concerto italiano annunciato alla Santeria Toscana di Milano per il 2 aprile. Un volto da modella, il tatuaggio che ha sulla fronte lo ha disegnato lei. Simboleggi­a, dice, “il contatto tra terra e cielo e le braccia aperte in segno di accoglienz­a”. Ma sulla pelle Lous av

Se avrò successo, voglio costruire ospedali in Africa, e convincere le sorelle nere che potranno farcela

verte la vibrazione subdola del razzismo: “Ogni giorno. Ai controlli degli aeroporti fermano solo me, e mai i bianchi. Mi chiedono il motivo dei miei viaggi. E per strada le donne stringono al braccio le borse, temendo che voglia scipparle. Ma ho fiducia che le cose, seppur lentamente, possano cambiare, che io non debba più veder nascere ovunque epigoni del Ku Klux Klan determinat­i a farci fuori consideran­doci animali. Quando avrò dei figli spero crescano senza sentirsi pecore nere, e che siano fieri delle loro origini. Anche la musica può influenzar­e positivame­nte l’opinione pubblica, a patto che gli artisti black non si sentano costretti a piegarsi a compromess­i umilianti per farsi accettare dal mercato del pop bianco”. Il vento d el l ’ odio, sottolinea Lous, soffia forte anche dalle nostre parti. “Amo l’Italia, mi sento accolta. Ma bisognereb­be far capire a certi politici che lasciare i migranti a bordo delle navi è un modo bieco, disumano, per privarli della loro dignità. Se potessero, gli africani vivrebbero volentieri a casa propria, ma sono spinti via da guerre e carestie, e pagano un prezzo sovrumano per chi specula sulle loro terre, mirando a oro, diamanti, petrolio e risorse naturali. Se avrò successo”, confida Lous, “nei prossimi anni voglio costruire ospedali in Congo e Ruanda, dare una mano alla sanità pubblica e al sistema sociale, creare opportunit­à per i giovani, con standard d’eccellenza. E nel frattempo convincere le sorelle nere che potranno farcela, spingendo via le barriere che trovano. Perché, come canto in Dilemme, ‘la vita è un cane che deve essere tenuto al guinzaglio’.”

NELLA SUA, Lous ha già ringhiato mille volte di fronte agli avversari. Ma sorride quando ti cita gli studi in filosofia. “I miei idoli? Platone e Aristotele. Due che lavorando insieme, hanno aperto la mente all’umanità. Millenni fa”.

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L’album “Gore” di Lous and the Yakuza esce a metà marzo e il 2 aprile suona a Milano
Disco e tour L’album “Gore” di Lous and the Yakuza esce a metà marzo e il 2 aprile suona a Milano
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