Cdp, arriva Lovadina È il socio di Bonifazi
L’ex premier ha voluto il fedele Lovadina in Sia. La società potrebbe fondersi con Nexi, che ha acquistato la Bassilichi dei finanziatori della Open
Èuna delle nomine toccate a Matteo Renzi nella spartizione delle poltrone della galassia di Cassa Depositi e Prestiti: Federico Lovadina è stato messo a capo della Sia, la società controllata da Cdp (con l’85%) e Poste che realizza le reti per i pagamenti telematici, in sostanza l’infrastruttura su cui si regge il sistema dei Pos, che rende quindi la società strategica nella corsa al potenziamento dei pagamenti telematici. Lovadina rientra nella terna dei posti strappati dal fiorentino nelle partecipate, insieme a Roberto Cociancich (Sace) e Lucia De Cesaris (Cdp immobiliare). Una nomina che oggi fa storcere il naso a molti nei palazzi romani, vista la piega presa dalle inchieste fiorentine sui finanziamenti alla Open, la cassaforte del renzismo. Lovadina arriva infatti in Sia per gestire un’azienda che da tempo pensa a una fusione. Tra le candidate c’è la Nexi, società leader dei pagamenti digitali che poco tempo fa ha acquistato la Bassilichi, altra società del settore, fiorentina, i cui vecchi proprietari, i fratelli Bassilichi (non indagati) sono stati perquisiti dalla Finanza come molti altri finanziatori della Open.
LOVADINA ha i giusti quarti di renzismo. È un fedelissimo dell’ex premier dalla prima ora, onnipresente nella rete toscano- fiorentina del giglio magico. Pistoiese, classe 1979, Lovadina di professione fa l’avvocato, anche se l’arte preferita è collezionare poltrone. Renzi lo nomina nel cda di Ferrovie dello Stato nel 2014, nella tornata delle nomine che lo aveva spinto a prendersi Palazzo Chigi cacciando Enrico Letta. Oggi Lovadina è socio dello studio legale tributario Bl (Bonifazi & Lovadina) con il senatore dem Francesco Bonifazi, tesoriere di Italia Viva (e già del Pd di Renzi) e con il fratello dell’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, tornata a esercitare nello studio la professione dopo la parentesi al governo. E anche lui cresciuto, come la Boschi, alla corte dello studio fiorentino di Umberto Tombari, dove Maria Elena ha mosso i primi passi nella professione.
Il curriculum è fitto e le poltrone non mancano, specie nelle partecipate toscane, come quella di presidente di Toscana Energia. Lovadina è anche stato nominato nel cda di Prelios, uno dei principali gruppi immobiliari privati europei (l’ex Pirelli Real Estate) risorto negli ultimi anni grazie al business della gestione dei crediti deteriorati. In Italia è guidato da Fabrizio Palenzona, storico lobbista delle autostrade e degli autotrasportatori, anche lui uomo dalle mille poltrone, ieri come oggi: l’ex vicepresidente di Unicredit ancora troneggia come presidente all’Aiscat, l’Associazione della concessionarie autostradali ed è grande amico di Marco Carrai, l’imprenditore, più vicino a Renzi e indagato nell’inchiesta fiorentina per finanziamento illecito.
Nella tornata di nomine in Cdp Renzi ha deciso di puntare la sua fiche sulla Sia, società certamente meno rilevante rispetto alle altre coinvolte, ma evidentemente considerata più strategica.
Di certo Sia è in una fase di transizione. Da mesi si inseguono i rumors di una possibile fusione con Nexi per creare un maxi polo italiano. L’ultima prova di una possibile intesa è sfumata a marzo scorso quando l’incontro tra i manager di Cdp, Sia, Poste e Bain Capital (come portavoce dei fondi Nexi) si è concluso con un nulla di fatto. Secondo le indiscrezioni di stampa lo stop sarebbe arrivato per l’opposizione dei vecchi vertici di Sia che, di fronte alla prospettiva di un potenziamento aziendale attraverso una fusione, preferivano procedere con acquisizioni. Neanche l’intervento, a febbraio scorso, dell’amministratore delegato di Cdp, Fabrizio Palermo, che aveva fatto pressing sul board per portare a segno la fusione, è servito. Da allora, su Sia - Nexi circolano solo voci. Per la seconda si parla anche di una trattativa per una alleanza da un miliardo con Intesa San Paolo, la prima in ottica sbarco in Borsa. L’opzione Nexi, però, potrebbe riprendere quota. Tanto più ora con l’arrivo di Lovadina alla guida, l’uomo che nel 2017 curò l’acquisizione da parte di Nexi della fiorentina Bassilichi.
I fratelli fiorentini Perquisiti dalla finanza A curare l’acquisizione è stato proprio l’avvocato fiorentino
LA NOMINA di Lovadina è arrivata martedì. Nello steso giorno è scoppiato il terremoto delle indagini su Open, la fondazione, ora liquidata, guidata da Alberto Bianchi, il fundraiser di Renzi, avvocato toscano di cui Lovadina è considerato un pupillo. I Bassilichi, in veste di finanziatori (non indagati) della Fondazione sono stati visitati dalla guardia di Finanza nell’ambito delle indagini avviate dalla procura fiorentina, insieme ad altri imprenditori e professionisti.