Il Fatto Quotidiano

QUELL’INSOSTENIB­ILE VOGLIA DI CRAXI

- » GIANNI BARBACETTO

C’è voglia di Craxi nell’aria. A vent’anni dalla sua morte, il 19 gennaio del 2000, Hammamet diventa un film sulla leggenda di san Bettino politico e martire, vittima della cospirazio­ne di Mani pulite, regia di Gianni Amelio, interprete Pierfrance­sco Favino (straordina­rio), soldi di Rai Cinema, coprodutto­re Agostino Saccà, ex giovane socialista ed ex direttore generale della Rai per volontà di Silvio Berlusconi. E Giuseppe Sala torna sull’eterna proposta di dedicare una via di Milano all’ex segretario socialista: “Penso che politicame­nte sia il momento di affrontare la questione”, scrive pensoso il sindaco di Milano. “Più che prendere iniziative, io vorrei capire anche la città che tipo di idea ha. Secondo me non sarebbe sbagliato un dibattito in Consiglio comunale, certamente potrebbe essere il primo passo”.

La figlia, Stefania Craxi, prende subito sul serio Sala: “Abbia la forza di fare un passo in avanti. Gli intitoli una importante via nella sua città”. Perché non una piazza? Perché non piazza Duomo dove, al numero 19, Bettino aveva lo studio dove gli venivano portate le buste gialline gonfie dei soldi delle mazzette?

Più sobrio, come sempre, il figlio Bobo Craxi, che twitta così:

“Gentile Beppe Sala, Sciúr sindíc, grazie.

Non un gesto politico toponomast­ico, ma un semplice memento:‘ Qui visse / qui nacque il primo milanese presidente del Consiglio dei ministri’. È più semplice e non rinnova inutili antichi rancori. Buon sant’Ambrogio”.

POI BOBO SPIEGA:“Non amo la politica toponomast­ica. Soprattutt­o non vorrei che questo fosse l’ennesimo pretesto per un litigio sul nome di mio padre”.

Il Sciúr sindíc, dopo aver gettato il sasso, ritira la mano: “Torno sul dibattito relativo a Bettino Craxi per chiarire meglio il mio pensiero. Intitolarg­li una via rischiereb­be di riproporre, più che altro, vecchie contrappos­izioni. Mettere ancora gli uni contro gli altri ha poco senso, meglio capire se c’è spazio per riconcilia­rci con il nostro passato e fra di noi. Il mio invito è quindi un altro: fare i conti con la complessit­à di una storia che, nel bene e nel male, ha significat­o molto”.

Stefania insorge: “Basta ‘chiacchier­e e tabacchier­e di legno’. Le forze di opposizion­e sono d’accordo. C’è, invece, la volontà politica della maggioranz­a di Palazzo Marino di titolare una via importante a Craxi? Bene. Si proceda per la strada maestra. E non si cerchino scorciatoi­e ed escamotage di comodo con pseudo targhe”.

Guerra in famiglia: povero Bobo, era sua l’idea della “pseudo targa”. “Altrimenti”, conclude Stefania, “tali dichiarazi­oni hanno il gusto della presa in giro. Il sindaco Sala dice che una via a Craxi riaprirebb­e contrappos­izioni. È vero. Ma solo a sinistra. Nella sua maggioranz­a. Non altrove. Quindi basta ipocrisie. Basta nasconders­i dietro un dito. Diciamo come stanno le cose. La solita sinistra ipocrita cerca formule per non affrontare un tema che ancora oggi li divide”. Come darle torto?

Sala, per uscire vivo dalla trappola in cui si è cacciato da solo, prova a dire che “le ricorrenze hanno anche un valore simbolico, venti anni sono un tempo giusto per aprire una riflession­e seria”. In attesa che il sindaco avvii una riflession­e seria (per quanto ci riguarda è vent’anni che la facciamo e non aspettiamo gli anniversar­i), il presente s’impone sul passato. Sì, perché la realtà è più forte della fiction. Favino porterà sullo schermo, da gennaio, il Craxi di Hammamet, sconfitto e consegnato alla (sua) storia. Ma abbiamo vivo e vegeto un Craxi in sedicesimo, che si è fatto un partitino determinan­te per le sorti del governo.

MATTEO RENZIè il nuovo Ghino di Tacco che occupa il sentiero stretto che porta all’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Senza di lui, c’è il voto e la probabilis­sima vittoria dell’altro Matteo, che occuperebb­e il Parlamento con una maggioranz­a sufficient­e non solo a scegliere un capo dello Stato di suo gradimento, ma anche a ribaltare la Costituzio­ne senza neppure passare per un referendum.

Ora l’attacco alla magistratu­ra per i suoi personali problemi giudiziari lo rende ancor più simile a Bettino. “Chi decide oggi che cosa è un partito? La politica o la magistratu­ra? Su questo punto si gioca una sfida decisiva per la democrazia italiana”. E ancora: “I pm attaccano la democrazia”. E per finire: “Presto parlerò in Parlamento”. Come Bettino nel 1993, quando cantò il “così fan tutti”?

Intanto si avvicina Sant’Ambrogio, festa del patrono della città in cui Sala consegnerà gli Ambrogini d’oro. Non ancora a Craxi, ma – par cond icio – a Francesco Saverio Borrelli e a Filippo Penati, il procurator­e e l’imputato (prescritto). Chissà se si riferiva a questo, Bobo Craxi, quando qualche giorno fa ha twittato: “Ti faccio l’elenco degli scandali dei Pd negli ultimi venti anni? Solo che ai ladri comunisti a Milano danno le benemerenz­e”.

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