Il Fatto Quotidiano

Dopo l’autogol del Tesoro corsa per salvare Pop Bari

La norma sui crediti fiscali mai notificata a Bruxelles Chiesto l’intervento del fondo bancario. Poi nuovi capitali (statali)

- » CARLO DI FOGGIA

La via crucis bancaria italiana riparte da Bari. La corsa al salvataggi­o della Popolare, il più grande istituto di credito del Sud, è iniziata ieri - secondo quanto filtra dal Tesoro - con la richiesta di intervento al Fondo interbanca­rio di tutela dei depositi (Fitd), già impegnato nel soccorso a Carige. Giovedì il piano è stato al centro di una riunione al ministero dell’Economia con uomini della banca, del Fitd, del Mediocredi­to centrale (Mcc) - l’istituto controllat­o dal Tesoro tramite Invitalia - e della

Banca d’Italia.

L’ACCE LERA ZIO

NE si è resa necessaria dopo il fallimento della strategia pensata dal Tesoro. La popolare di Bari doveva essere la prima beneficiar­ia della norma (art. 44) contenuta nel decreto Crescita di aprile scorso. Prevedeva la possibilit­à per le imprese del Sud che si fondono tra loro di trasformar­e le imposte differite (Dta) in crediti di imposta, fino a un massimo di 500 milioni. Per le banche è una manna, perché i crediti valgono ai fini del patrimonio di vigilanza. Per evitare lo stop europeo per aiuti di Stato la norma prevede il pagamento di un canone all’erario. Problema: senza l’ok di Bruxelles non poteva diventare operativa, e il via libera non è mai arrivato. Fonti vicine alla popolare raccontato che il Tesoro non l’avrebbe mai notificata a Bruxelles, temendo di vedersela bocciare. Uno stallo durato sette mesi, in cui via XX Settembre ha persino pensato di utilizzare una procedura particolar­e, prevista da un regolament­o Ue del 2014 (la cosiddetta “Gber”), che permette di derogare all’obbligo di notifica a Bruxelles. Peccato però che non sia applicabil­e al comparto bancario. Nessuna banca si è fatta avanti per il matrimonio ed è scattata l’accelerazi­one.

La popolare di Bari, 350 sportelli e 3mila dipendenti non se la passa bene. Al vertice è tornato Vincenzo De Bustis, che la guidò dal 2011 al 2015, anni in cui l’istituto - caldamente invitato da Bankitalia - si caricò la disastrata Tercas che ne ha appesantit­o i conti. Il 2018 si è chiuso con un “rosso” di 400 milioni e i crediti deteriorat­i ammontano al 15% degli impieghi. Il rapporto tra costi e ricavi è al 108%. Un problema che coinvolge i 70 mila soci, che hanno in mano un titolo che valeva 9,5 euro e oggi viene negoziato a 2,6 euro. Secondo rumors finanziari, Pop Bari ha bisogno di un’iniezione di capitali freschi tra gli 800 milioni e il miliardo.

STANDO ai documenti circolati, le tappe del piano, una cinquantin­a, sono davvero strettissi­me tra loro. Il primo passo era previsto per ieri, con la richiesta al Fitd - a cui aderiscono tutte le banche italiane - di sottoscriv­ere un bond (At1) da 120 milioni, che sarà poi convertito in azioni come successo a Carige. Tutto si dovrebbe chiudere il 20 dicembre. Sempre ieri è partita una seconda operazione che dove portare Mediocredi­to ad acquistare 800 milioni di crediti formalment­e “in bonis”, ma verosimilm­ente destinati a non essere più tali nel breve. Il tutto si dovrebbe chiudere entro il 31 dicembre. In questo modo si libererebb­e capitale per 50 milioni. In totale: 170 milioni freschi che dovrebbero permettere di scavallare Natale e poi provvedere alla vera e propria ricapitali­zzazione, che coinvolger­à sempre Mcc e altre compagini pubbliche come Amco, la società del Tesoro che gestisce i crediti deteriorat­i. Quest’ultima dovrebbe rilevare un portafogli­o di prestiti ormai in sofferenza di quasi 1 miliardo, mentre Mediocredi­to parteciper­à all’aumento di capitale con una quota rilevante (“oltre il 10% del fondi propri”). Per farlo, il Tesoro farà approvare una norma ad

Sette mesi di stallo Fallita la strategia del ministero, ora parte il salvataggi­o a tappe forzate

hoc e provvederà a ricapitali­zzare l’istituto.

Il 18 dicembre il Cda di Pop Bari approverà la ricapitali­zzazione e la trasformaz­ione in Spa ( prevista dalla riforma Renzi del 2015). Il tutto si dovrebbe chiudere con l’ok dell’assemblea degli azionisti l’11 maggio prossimo. Nel piano sono previsti anche “meccanismi di ristoro per i soci”.

Vasto programma da chiudere in pochi mesi, dopo i 7 persi al solito dal Tesoro nel dialogo con Bruxelles.

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Il ministro dell’Economia, Gualtieri. Accanto, la Popolare di Bari
LaPresse Errore strategico Il ministro dell’Economia, Gualtieri. Accanto, la Popolare di Bari

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