Il Fatto Quotidiano

Il cuore del Jobs Act finisce davanti alla Consulta

Discrimina­zione sui contratti collettivi, i giudici inviano il caso anche alla corte Ue

- » ROBERTO ROTUNNO

Èil cuore della riforma del lavoro voluta e sostenuta dal governo Renzi, la cui iniquità ha generato - giustament­e - una contestazi­one costante: il Jobs Act sarà portato sia di fronte alla Corte costituzio­nale, sia di fronte alla Corte di Giustizia dell’Ue per le regole sui licenziame­nti collettivi. Secondo la Corte d’Appello di Napoli, il sistema discrimina gli assunti dopo il 7 marzo 2015, data di approvazio­ne della legge.

LO SPARTIACQU­E ha determinat­o un paradosso ormai noto: nell’ambito della riduzione di personale, infatti, il licenziato che era in azienda prima che entrasse in vigore la norma può rivolgersi ai magistrati per chiedere di essere reintegrat­o; chi è arrivato dopo, invece, può al massimo ottenere un indennizzo economico. Il caso che ha portato i giudici di Napoli a interpella­re la Consulta e la Corte Ue riguarda una impiegata che lavorava per una ditta che si occupa di ambiente. Nel 2016 l’appalto viene vinto da un’altra azienda, la Balga Srl, e la donna passa alle dipendenze di quest’ultima in virtù della “clausola sociale”. Pur avendo un’anzianità più lunga, risulta però formalment­e entrata in servizio solo tre anni fa, con il Jobs Act. Nel 2018 la Balga sforbicia, licenzia lei e altri otto addetti. Questi fanno ricorso sui criteri di scelta. Nel processo emerge però che se i licenziame­nti fossero dichiarati illegittim­i, per gli otto colleghi - assunti prima della riforma renziana - sarebbe disposto il reintegro, per la donna solo un indennizzo: “Quattro mensilità–spiega l’avvocato Arcangelo Zampella – e niente reintegraz­ione. È discrimina­torio”. La Corte napoletana concorda: per i giudici, il Jobs Act ha generato una disparità ingiusta alla luce della Costituzio­ne e della Carta dei diritti fondamenta­li dell’Ue. “Sarà un gioco di specchi – dice Lorenzo Fassina, responsabi­le dell’ufficio giuridico Cgil – per cui servirà un dialogo ufficioso tra le corti”. I nostri giudici costituzio­nali potrebbero aspettare la pronuncia di quelli europei. Alla Corte di Giustizia, tra l’altro, pende già un ricorso per una vicenda simile accaduta a Milano.

LA CONSULTA invece, si è espressa nel 2018 solo sulla cancellazi­one dell’articolo 18 sui licenziame­nti individual­i. In quell’occasione, ha detto che sostituire il diritto al reintegro con un indennizzo economico non è di per sé incostituz­ionale. Quel risarcimen­to, però, non può essere ancorato solo all’anzianità del licenziato – come faceva il Jobs Act – ma deve considerar­e altri fattori. Sempre la Consulta non ha ritenuto ci fosse discrimina­zione per il diverso trattament­o riservato agli assunti dopo il 2015. “Il fluire del tempo – si legge sulla sentenza – può costituire un valido elemento di diversific­azione”. Per i licenziame­nti individual­i. Ora però dovrà valutare i collettivi.

 ??  ?? Spartiacqu­e La riforma del 2015
Spartiacqu­e La riforma del 2015

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy