Soldi ai partiti Le donazioni di Librandi e l’incredibile opacità delle fondazioni
SONO RIMASTO ALLIBITOnel leggere su questo giornale l’intervista fatta all’imprenditore Librandi. Le risposte sono semplicemente sconcertanti e dimostrano inesorabilmente l’intreccio tra affari e politica. Mi ha anche impressionato la disinvoltura con la quale il signor Librandi rispondeva alle domande, ribadendo che tutte queste donazioni sono state fatte seguendo scrupolosamente la legge. Senza vergogna, sapendo che il problema non è una questione legale. Questa intervista è un documento da conservare perchè riassume in una sola pagina tutta la storia politica italiana.
SALVATORE LOLICATO
GENTILE SALVATORE, il suo stupore è comprensibile. Gianfranco Librandi ha risposto a tutte le domande con totale candore, senza il minimo imbarazzo. Il deputato di Italia Viva è quello che si suole definire un “peone”: un parlamentare sostanzialmente sconosciuto, privo di peso politico all’interno del suo gruppo. Eletto nel 2013 con Scelta Civica, il partito di Monti. Prima ancora, consigliere comunale con Forza Italia. Il 4 marzo 2018 il suo nome finisce a sorpresa e senza tanti clamori tra i candidati del Pd alle Politiche, in terza posizione nel listino plurinominale del collegio Lombardia 1. Non basta, i dem eleggono solo due parlamentari, ma Librandi viene graziato: Barbara Pollastrini, che lo precedeva in lista, è eletta anche nella circoscrizione di Monza e opta per quel collegio, lasciandogli il posto. Una serie di coincidenze fortunate. Che c’entra Librandi col Pd? Perché un imprenditore semi sconosciuto, ex berlusconiano, finisce in Parlamento con il centrosinistra? Che c’entra Librandi con Renzi? Mistero. La risposta è arrivata in questi giorni: il Nostro è uno dei massimi finanziatori della fondazione renziana Open: 800mila euro di donazioni, una cifra imbarazzante. Ma l’imbarazzo non sfiora né lui né Renzi. Nelle sue risposte quasi naif, Librandi coglie un punto: fino a prova contraria non c’è nulla di illegale o illegittimo in quella enorme massa di denaro regalato alla Open. E questo è il vero problema. Come fa notare Openpolis, le fondazioni politiche non hanno l’obbligo di pubblicare le donazioni ricevute e questo “fornisce ai partiti che vogliono nascondere finanziamenti la soluzione ai loro problemi su un piatto d’argento”. Da quando è stato abolito il finanziamento pubblico ai partiti, i veri soldi passano da lì. Di recente il ddl “spazzacorrotti” ha disciplinato gli obblighi delle fondazioni, ma senza intervenire compiutamente su questo aspetto.
TOMMASO RODANO