Dopo 400 morti il governo cede alla crisi
A due mesi dall’inizio delle proteste, lascia il premier sciita protetto dall’Iran Abdul Mahdi
Due
mesi di proteste innescate dal carovita, ma rapidamente ramificatesi seguendo i rivoli iracheni della società, dell’economia, della politica, e oltre 400 vittime della violenta repressione, uccise dalle forze dell’ordine e dai militari schierati a loro sostegno. Alla fine, ieri, il premier Adil Abdul-Mahdi, uno sciita, ha annunciato le dimissioni. Troppo tardi, secondo la folla di piazza Tahrir a Baghdad, per fermare il movimento. Secondo fonti mediche locali, citate dai media internazionali, molte delle vittime sono state uccise da colpi letali sparati dai militari al petto o al capo. La decisione è stata presa dopo la giornata di manifestazioni forse più cruenta, un giovedì di sangue che ha visto almeno 50 vittime nel sud sciita del Paese, specie a Nassiriya, una trentina, e a
Najaf, e a Baghdad. Determinante l’invito della massima autorità religiosa sciita irachena, Grand Ayatollah Ali Sistani, al parlamento perché togliesse la fiducia al governo, sostenuto – ed appare paradossale – da Iran e Stati Uniti. Da settimane, in questo autunno caldo mediorientale, i disordini in Iraq s’intrecciano e si sommano con le sanguinose repressioni delle proteste in Iran e in Libano: il regime di Teheran difende e protegge governi amici – quello di Baghdad come quello di Damasco – e gli Hezbollah in Libano, ma così attizza il malessere interno. La crisi economica, amplificata dal ripristino delle sanzioni deciso da Trump, dopo la denuncia unilaterale dell’accordo sul nucleare, è più pesante da sopportare quando il governo spende grosse somme in interferenze internazionali e s’attira ritorsioni nei Paesi dove opera.
LA COMUNITÀ internazionale è preoccupata: l’Iraq è un focolaio di contagio integralista e terrorista e il disordine politico e sociale favorisce la rinascita delle milizie jihadiste o almeno loro sporadiche azioni – in una, sono stati gravemente feriti tre soldati italiani –. Il segretario generale dell’O nu Antonio Guterres denuncia “l’uso continuato di veri proiettili contro i manifestanti”. E l’Ue condanna come “inaccettabile” l’uso di pallottole da parte delle forze di sicur e z za ”. Dopo l’appello del G r a n d A y a t o l l a h , A bdul-Mahdi, 77 anni, giunto al potere da poco più di anno, dopo un lungo e difficile negoziato tra forze politiche e componenti religiose della società irachena, non godeva più dell’appoggio del Parlamento, dominato dai partiti-milizia filo-iraniani. La mobilitazione anti-governativa è iniziata il 1° ottobre nella capitale e in gran parte del sud sciita, ricco di risorse energetiche, ma da decenni trascurato dalle politiche di sviluppo.