Il Fatto Quotidiano

Le separazion­i false per pagare meno imposte

Case intestate a minori, residenze diverse o redditi separati: il bestiario dell’abuso del diritto

- ▶ DE RUBERTIS

Quando gli italiani hanno a che fare con le tasse e con la casa danno sempre ampia prova di creatività con l’evidente scopo di aggirare il fisco. È il caso del fenomeno piuttosto radicato delle separazion­i simulate che, secondo stime elaborate negli scorsi anni dal centro studi dell’Ami (l’associazio­ne avvocati matrimonia­listi), arriva a rappresent­are il 7% di tutte le separazion­i consensual­i che si richiedono in Italia. Si tratta, nel dettaglio, di 6.400 separazion­i sulle oltre 91.000 del 2018 (erano, ad esempio, 89.303 nel 2014) per i più svariati scopi: si va da chi cerca di ottenere l’assegno sociale, chi vuole pagare qualcosa in meno di tasse, chi punta a comprarsi la seconda casa con le agevolazio­ni previste per la prima o chi non vuole più pagare l’Imu e la Tasi della casa al mare o in montagna. Senza contare i vantaggi che si possono ottenere in determinat­e graduatori­e, come quelle per l’assegnazio­ne di una casa popolare o dell’agognato posto all’asilo nido. La separazion­e fa, infatti, venire meno il cumulo dei redditi e questo determina sgravi fiscali importanti, come la riduzione del costo delle tasse universita­rie per i figli e i ticket sanitari. E i costi per i furbetti sono addirittur­a irrisori: per ottenere la separazion­e consensual­e – che è quella scelta da oltre l’82% delle coppie – si spendono meno di 500 euro.

POCA SPESA, massima resa e pochissime possibilit­à di essere scoperti dal momento che i giudici non hanno poteri per verificare la simulazion­e di una separazion­e. E anche la guardia di finanza o l’Agenzia delle Entrate non hanno i mezzi sufficient­i per effettuare controlli nei confronti di queste coppie che, se scoperte a stare sotto lo stesso tetto, potrebbero sempre dichiarare di essersi riconcilia­ti da poco. Come spiega l’Ami, infatti, “la separazion­e non scioglie il matrimonio, ma lo sospende. I coniugi separati restano comunque ancora sposati e possono tornare insieme senza dover nemmeno informare il tribunale o il fisco. I furbi delle separazion­i per finta non verranno così mai scoperti e, se scoperti, sarà difficile riuscire a sanzionarl­i”.

“La separazion­e porta di sicuro un immediato e più significat­ivo vantaggio nel caso in cui si posseggano due case che, diventando entrambe prime case, faranno venire meno l’obbligo del pagamento dell’Imu e della Tasi”, ha spiegato chiarament­e un paio di anni fa l’Istituto nazionale esperti contabili. Ovviamente è necessario spostare la residenza perché ciò avvenga. Nel caso di una coppia sposata monoreddit­o alto, la separazion­e può essere vantaggios­a anche quando il coniuge che non lavora riceve l’assegno di mantenimen­to. Assegno che va dichiarato da entrambe le parti e che avrà effetti sull’aliquota marginale abbassando­la, visto che può essere dedotto dal conteggio delle tasse.

ED ANCHE SE dal 2015 la riforma dell’Isee, cioè l’Indicatore della Situazione economica equivalent­e, ha fatto diminuire i vantaggi sul fronte fiscale e dei bonus sociali – l’Isee dei genitori, anche se separati, si cumula comunque quando si tratta dei figli e quindi per tasse universita­rie, mense scolastich­e, rette di nido o scuola materna – restano comunque i vantaggi nelle graduatori­e delle scuole e magari anche sul posto di lavoro. Inoltre un reddito più basso equivale a un assegno di mantenimen­to di importo minore del coniuge con il reddito del più ricco consentend­ogli così un risparmio fiscale. Tanto che una finta separazion­e consensual­e potrebbe portare a far risparmiar­e a una coppia con un reddito medio alto (80-100 mila euro l’anno per il marito libero profession­ista e capofamigl­ia con moglie casalinga o lavoratric­e part time), fino a 7 mila euro l’an no di Irpef con un assegno di m a n t e n imento, accordato alla moglie, di 3.000 euro al mese.

Nella partita dei furbetti del mattoncino che si ingegnano per ottenere benefici fiscali, rientrano poi anche i genitori che decidono di intestare un immobile al figlio minore, non tanto per garantirgl­i un gruzzolo, quanto appunto per risparmiar­e sulle tasse. Detto che per procedere all’operazione serve l’autorizzaz­ione del giudice tutelare (si tratta di un atto di amministra­zione straordina­ria in favore del minore il cui via libera può essere richiesto direttamen­te dal notaio, oppure al tribunale come atto di volontaria giurisdizi­one), è possibile per i genitori usufruire da subito dei benefici per l’acquisto della prima casa anche se possiedano già degli altri immobili.

Meglio ricordare che chi si separa in modo fittizio commette un reato che, nel caso di comportame­nti finalizzat­i all’evasione fiscale, può configurar­e una truffa ai danni dello Stato, e può portare a pene detentive fino a 5 anni di reclusione.

Il caso da manuale Genitori che comprano al figlio minorenne un immobile per risparmiar­e sulle tasse

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy