La donna, rebus misterioso: più di una versione dal latino
CUORE IN MANO Guida per capire il gentil sesso
Delle donne non sai mai niente fino a che non senti una fitta in un punto compreso fra lo stomaco e il cuore. Quella fitta ti avverte che sta accadendo qualcosa, che ti stanno lanciando un segnale, qualcosa di indecifrabile, da decodificare, ma che ha il sapore delle cose mostruosamente belle, di quelle meravigliosamente dolorose. Delle sole cose incredibilmente aderenti alla tua emotività, al ritmo del tuo cuore.
Delle donne non sai mai niente fino a che non senti una fitta in un punto compreso fra lo stomaco e il cuore. Quella fitta ti avverte che sta accadendo qualcosa, che ti stanno lanciando un segnale, qualcosa di indecifrabile, da decodificare, ma che ha il sapore delle cose mostruosamente belle, di quelle meravigliosamente dolorose.
Delle sole cose incredibilmente aderenti alla tua emotività, al ritmo del tuo cuore. Alla tua vita.
Ricordo che al liceo la regola da tenere a mente per le versioni di Latino era che andavano capite dal contesto, non potevi tradurre in modo letterale o usando semplicemente il dizionario che, infatti, era consentito, perché non ti bastava per capire. Serviva metodo. Serviva studio e applicazione. Serviva impegno e costanza. Serviva intuito e cuore. Serviva dolcezza e poesia. E poi serviva pure un po’ di culo.
ECCO, LE DONNE sono come le più belle, sofisticate e complesse versioni di Latino, devi capirle dal contesto. Devi aprire il cuore e chiudere gli occhi. Devi lasciarti travolgere da qualcosa che non sai che nome abbia, come si chiami, ma che riconoscerai comunque subito per quel senso di bellezza e eccitazione.
Devi smetterla con questa ossessione di etichettare qualunque cosa, di definire e stigmatizzare quella parte di vita che non riesci a controllare. Devi sapere che dopo che le loro parole sono state depositate nell’etere, tu devi iniziare a chiederti perché.
Perché le ha dette, perché non ha detto quelle che non ha detto? Cosa c’era dentro e dietro quello sguardo? Cosa c’era in quella luce magica emanata da suoi occhi?
E se alla domanda “come stai?” risponde convinta, decisa: “Tutto bene”.
Ecco, è il momento di prenderle la mano, di spegnere la luce, di abbracciarla, di farla sentire al sicuro, perché no, non va tutto bene, perché alle domande banali si risponde in modo banale, ma dentro un abbraccio che sa di casa, non serve domandare, non serve rispondere, non serve parlare, è tutto lì, in quelle parole non dette, in quei silenzi che ci parlano dei vuoti che non sappiamo colmare.
In quel senso di fragilità che non potrà mai essere spiegato con quattro frasette buttate lì.
In quel bisogno di essere compresi, capiti. Accolti.
Ecco, io delle donne so questo, so che quando cala il silenzio, devi guardarle negli occhi, perché quella è la tua unica occasione di felicità. Quella è la tua unica occasione di capire, di parlare davvero con loro.
Di raccontarvi tutto quello che non vi eravate mai raccontati.
Nudi.
Mano nella mano. Senza maschere. Senza muri o sovrastrutture.
Senza guerra.
Senza gara.
Senza dire una sola parola. *Scrittore