Il Conte mediatico: quando la pacatezza trasmette fiducia
MODI DI PRIMEGGIARE Il premier non fa picchi di share in tv e non produce valanghe di commenti sui social, però i sondaggi dicono che gli italiani si fidano di lui. L’opposto di Salvini che trascina ma è considerato meno affidabile
C’è qualcosa di nuovo anzi di antico nello scenario politico italiano. La messa in crisi e la caduta del governo gialloverde, cui è seguita la nascita di un nuovo governo cambiato di segno, sono stati una sorta di big bang che ha segnato l’inizio di una nuova era nel rapporto tra chi la politica la fa e chi la segue, in cui è la categoria dell’affidabilità ad essere entrata in crisi e ad essere diventata quindi oggetto di una sorta di rinegoziazione tra le parti.
Non tutto però è stato travolto dal caos che al cosiddetto big bang è seguito, e sul nuovo scenario si ravvisano anche degli elementi di continuità che delimitano una comfort zone, ovvero una sorta di area protetta in cui ha trovato riparo chi, guardando alla politica, ha sentito di aver perso i propri tradizionali punti di orientamento ma ha ritrovato anche qualcosa di familiare cui aggrapparsi. Tutto è cambiato perché nulla cambiasse quindi? Troppo presto per ipotizzarlo e, anche se non si tratta semplicemente di aggiornare la categoria dei moderati alla versione 2.0, si può dire che quest’area protetta in cui si sono rifugiati i cosiddetti disorientati, può essere definita oggi in base più ad aspetti formali che sostanziali.
GIUSEPPE CONTE, per chi è in crisi di orientamento, è una delle figure che più credibilmente presidiano questa comfort zone. Pacatezza nei modi, istituzionalità, considerazione internazionale, sono elementi rassicuranti che, da un punto di vista formale, assegnano al premier il crisma d el l ’ autorevolezza. Essere passato inoltre dal ricoprire il ruolo di premier di due governi di segno politicamente opposto ha paradossalmente rafforzato la sua affidabilità perché ha confermato un fattore importante per chi è in cerca di rassicurazione: la sua terzietà. Chi nella situazione attuale percepita come confusa, caotica, apprezza la terzietà infatti cerca stabilità ed in Conte, nel suo ruolo super partes ha trovato un elemento di garanzia. Ma c’è di più. Conte non usa l’Io nella comunicazione ed è questo un ulteriore elemento positivo agli occhi di chi cerca affidabilità al contrario di coloro che, più in sintonia con i tempi nuovi, apprezzano chi invece, sulla scena politica, si esprime utilizzando soprattutto l’Io. Questi ultimi infatti, sospettano di chi non parla in prima persona, e valutano una comunicazione in cui non è l’Io a esporsi, anonima, oscura, quando non addirittura opportunistica o furba.
Nel modo di seguire oggi la politica quindi, sono questi i due atteggiamenti più evidenti: uno più a proprio agio nel cogliere una comunicazione personale, diretta, in sintesi disintermediata e l’altro più in sintonia con uno stile comunicativo pacato, super partes, di tono, potremmo dire, istituzionale. Nel caso di Conte la sua presenza mediatica non fa registrare picchi di share in tv e non produce valanghe di commenti sui social ma gode nei sondaggi di un livello di personale fiducia ragguardevole che ha conservato nel tempo in maniera abbastanza stabile. Tra il Conte 1 e il Conte 2 questo indicatore non ha subito flessioni e per di più la stima espressa per Conte è quasi sempre rimasta al di sopra del livello di fiducia rilevato per i leader dei partiti maggiori.
INOLTRE un’eventuale lista Conte, testata in momenti diversi, ha fatto registrare livelli di interesse intorno al 10% e questo dato sorprende se confrontato al consenso raccolto da Renzi con il suo neo nato Italia Viva, vista la forte attenzione mediatica che l’ex segretario Pd ha riscosso negli ultimi tempi, in coincidenza anche alla nascita del suo movimento. I numeri ci dicono inoltre che a dichiarare di avere fiducia in Conte sono uomini più che donne e che questo favore cresce con il crescere dell’età. Se confrontato con Renzi la differenza è che sono in percentuale consistente le donne ad esprimere apprezzamento per il leader di Italia Viva mentre, se confrontato con Salvini, la differenza è nell’età dei sostenitori visto che, a manifestare fiducia per il leader leghista, sono soprattutto i giovani.
GIOVANI e donne sono i target considerati più ricettivi ad una comunicazione emotiva ed è quindi forse questo l’elemento su cui porre l’accento: l’emotività in politica accende il dibattito, attiva i fan ma non implica automaticamente la fiducia. Oggi è premiato dal consenso nelle urne Salvini che però in termini di affidabilità registra un risultato minore rispetto a Conte che invece in termini di stima personale ha sempre raccolto un favore più alto. Nel vocabolario politico dei tempi nuovi pertanto un distinguo tra fiducia e consenso va fatto: questi due termini non vanno necessariamente a braccetto in quanto sembrano chiamare in causa criteri di valutazione diversi: più istintivo, condizionato dall’emotività e da meccanismi di “arruolamento”- engagmentsi direbbe in termini di marketing - il consenso, non necessariamente però implica anche la fiducia. Più ponderata la fiducia non automaticamente si traduce in consenso. Più volatile e “rumoroso” il consenso, più durevole, meno sbandierata ma più “silenziosa” la fiducia attiene infatti ad una dimensione più personale, laddove invece il consenso è più esibito e risulta quindi più “contagioso”. In ogni caso, al di là dei contenuti, consenso e fiducia sono la reazione a modalità comunicative diverse destinate a risuonare diversamente nei vari pubblici che coesistono nella platea elettorale.
Fare il presidente del Consiglio di due governi di segno opposto ha rafforzato la sua immagine di terzietà