Il Fatto Quotidiano

Mes, Conte sbugiarda 26 volte Salvini: “La Lega era d’accordo, ecco le prove”

Il premier elenca tutti i casi in cui informò alleati e parlamenta­ri

- » LUCA DE CAROLIS

Il presidente del Consiglio mette in fila le relazioni alle Aule e alle commission­i di Camera e Senato. Il leader leghista si limita a un comizio. In difficoltà Luigi Di Maio. Ora si guarda agli spazi di manovra in Europa

Alle sette della sera di un lunedì che sembra una porta sulla fine, e dopo due informativ­e alle Camere su quel Mes che la porta l’ha spalancata, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si decide a citare Luigi Di Maio. Cioè il ministro degli Esteri e capo politico dei Cinque Stelle, che a Montecitor­io si siede alla sua sinistra e lo ascolta, immobile, e invece a Palazzo Madama no, neanche si fa vedere. “Di Maio ha espresso delle criticità sul Mes per conto del Movimento ma in un negoziato così complesso è pienamente comprensib­ile” assicura Conte. Ma i discorsi alle Aule erano contro di lui? “Assolutame­nte no” giura per forza il presidente. Così gli chiedevano di dire gli sherpa di Palazzo Chigi e Farnesina, palazzi che sono fronti contrappos­ti. E c’è tutta, quella distanza, nelle informativ­e a Camera e Senato del premier che, certo, con la sua valanga di parole (26 pagine) demolisce innanzitut­to il solito nemico, Matteo Salvini. “La disinvoltu­ra e la resistenza a studiare i dossier di Salvini mi sono ben note” morde subito.

PERÒ IL BERSAGLIOp­iù rumoroso è quello di cui Conte non fa nome e cognome, quel Di Maio che gli siede accanto. “Alle riunioni sul fondo salva stati ministri e viceminist­ri c’erano” ricorda il premier, sciorinand­o date e passaggi. Alla sua destra il ministro dell’Economia, il dem Roberto Gualtieri, annuisce: alla sua sinistra Di Maio pare di sale. Perché tra i ministri che non rammentano c’è pure lui, ex vicepremie­r. Anche se Conte se la prende prima di tutto con l’opposizion­e: “Sta dando prova di scarsa cultura delle regole e mancanza di rispetto per le istituzion­i”.

Ma dà una sberla anche al M5S, quando afferma che il Mes è “a vantaggio di tutti”. E saluti al capo del M5S, che da giorni lo ripete: “Sull’accordo c’è molto da rivedere, va migliorato”. Logico che a Di Maio non piaccia il discorso di Conte. E a Palazzo Chigi i suoi lo fanno sapere in tempo reale. Tanto che si discute di una correzione, ossia dell’inserire qualche parola a favore del capo e dei 5Stelle nel discorso a Palazzo Madama. Però non è usanza modificare l’informativ­a nel passaggio da una Camera all’altra. E forse l’avvocato non ha voglia di farlo. Di certo ci sono le facce scure dei grillini. “Così com’è per noi il Mes è invotabile, il rinvio è il minimo sindacale” ringhia il deputato Raphael Raduzzi, uno dei due 5Stelle che voleva presentare una mozione contro il vecchio fondo salva stati.

L’altro è l’ex sindaco di Mira, Alvise Maniero: “Mi accusano di essere filo-leghista, ma è una sciocchezz­a. La verità è che noi siamo sempre stati contro il Mes”. Qualche metro più in là, un paio di grillini di governo: “Conte e Di Maio ormai nelle riunioni si parlano tramite battute, hanno fatto così domenica”. Cioè nel vertice di maggioranz­a che è andato male, più o meno come il dialogo tra i Palazzi a 5Stelle. Così alle 15 in Senato Di Maio non si fa vedere. E assieme a lui marcano visita un bel po’ di grillini, 35. “Se il governo può cadere sul Mes? Magari...” scandisce Gianluigi Paragone. Attorno a lui, volti da tutti a casa. “Se dobbiamo continuare così forse è meglio chiudere ora” sibila un veterano. Stanco, grosso modo come il Dario Franceschi­ni che ascolta con aria plumbea Conte dai banchi del governo. Un altro frammento che dice molto. Invece il senatore romano Emanuele Dessì si schiera: “Il merito di questa vicenda si può discutere, ma il metodo è ineccepibi­le, ed è quello di Conte”. In Aula il premier ripete la sua verità, ma poi arriva Salvini, in facile contropied­e: “Condivido le richieste del gruppo M5S, vogliamo capire”. Un bacio al cianuro, o magari no. Perché il sospetto che riemerge tra i dem è che Di Maio e Salvini abbiano tanta voglia di riabbracci­arsi.

Un cattivo pensiero che ritorna anche tra i 5Stelle (un auspicio, per alcuni), mentre Salvini infierisce: “Presidente, guardi quanti banchi vuoti nella maggioranz­a, io mi preoccuper­ei”. Conte però ha un’altra urgenza, rassicurar­e Di Maio. Così ecco le frasi serali, a cui segue la replica del capo politico: “Il premier ha messo a tacere le falsità diffuse dalle opposizion­i, e abbiamo apprezzato la posizione circa la logica di pacchetto come richiesto ieri al vertice di maggioranz­a dal M5S”. E comunque la riforma “presenta criticità evidenti”.

Scene da crisi

In Senato il ministro diserta assieme a 35 dei suoi. Paragone: “Cadiamo? Magari”

PER QUESTO, Di Maio riunisce i suoi ministri e dà mandato ai capigruppo e alla sottosegre­taria agli Affari europei Laura Agea di lavorare alla risoluzion­e sul Mes, da presentare in Parlamento l’11 dicembre come documento di tutta la maggioranz­a. Ma sarà maledettam­ente complicato. Per Di Maio, per i 5Stelle e per tutto il governo, quello di Conte.

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Ansa Grande gelo Il premier Conte accanto a Luigi Di Maio e Roberto Gualtieri. A fianco Salvini, sotto Paragone
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