Alitalia, si riparte da zero: altri soldi ma anche i tagli
Ok ad altri 400 milioni per vendere la compagnia entro maggio prossimo. Ma andrà “ristrutturata”
La tragedia di Alitalia è un po’ come il gioco dell’oca, si riparte dalla casella iniziale. È successo nel 2008, nel 2014, nel 2017 e riaccade ora. Ieri il consiglio dei ministri ha licenziato il decreto che riavvia la procedura di vendita di Alitalia, stanzia altri 400 milioni di prestito ponte pubblico, dopo i 900 già bruciati, e impone una nuova scadenza per chiudere l’operazione a maggio prossimo, che verosimilmente non sarà rispettata come le altre otto che l’hanno preceduta. Solo che stavolta si riparte con una novità, i “tagli”.
L’ULTIMA tappa del disastro riporta le lancette a maggio 2017, con la bocciatura da parte dei lavoratori del piano di salvataggio degli arabi di Etihad, arrivati nel 2014 con promesse mirabolanti e capaci di riportare Alitalia sul lastrico in 21 mesi. Lo stop ha fatto scattare l’am m i ni s t ra z i on e straordinaria, che dura tutt’o
Passa il decreto Altri 6 mesi dopo i 30 già persi. Finora stanziati 1,3 miliardi senza un vero piano
ra. Il dossier, predisposto dall’allora ministro dello Sviluppo Carlo Calenda sarebbe dovuto restare aperto per soli 6-7 mesi giusto il tempo di decidere la vendita e ridurre al minimo le conseguenze per la forza lavoro. Calenda però non ha dato mandato ai commissari di risolvere i motivi per cui Alitalia perde qualcosa come 1 milione al giorno e alla fine il piano si è schiantato con la richiesta di Lufthansa di maxi esuberi ( circa seimila su 11.600 lavoratori totali).
Ora si riparte da Lufthansa, che ha fatto sapere al governo che non ha cambiato idea nell’ultimo anno e mezzo. Il nuovo decreto, composto di due articoli, è arrivato dopo che la ritirata di Atlantia, la holding controllata dai Benetton, ha fatto naufragare il consorzio messo in piedi con lo spago dal governo insieme alle Ferrovie dello Stato, al Tesoro e all’amerciana Delta, atteso per il 21 novembre.
Il provvedimento impone ai commissari un nuovo bando di gara, che verrà accompagnato da un piano di “tagli e riorgani zza zi one ” per rendere la compagnia più “appetibile”. Una “ristrutturazione necessaria perché altrimenti è invendibile, lo dicono i fatti”, ha spiegato il vice ministro dello Sviluppo Stefano Buffagni. I sindacati già tremano. Il nuovo percorso concede altri sei mesi per la nuova procedura, fissando al 31 maggio 2020 il termine per il trasferimento degli asset. “È evidente che l’azienda ha bisogno di una ristrutturazione e quindi ci adopereremo per garantire la tenuta occupazionale ma anche per renderla competitiva e appetibile per il mercato perché evidentemente senza il pubblico qualche criticità c’è”, ha aggiunto Buffagni. Secondo il ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, il governo ha già “negoziato il nuovo intervento con la Commissione Europea”. La stessa che però ieri ha fatto sapere che la misura “non è stata ancora notificata a Bruxelles e i Paesi membri devono astenersi dal metterli in atto procedure non concordate fino a che la Commissione non ha raggiunto una decisione finale sull’esistenza e la compatibilità dell’aiuto di Stato”. La realtà è che il negoziato si apre adesso, ma finora Bruxlles non ha mai voluto intervenire in una vicenda che coinvolge 11 mila dipendenti.
La relazione illustrativa del provvedimento, composto di soli due articoli, spiega che “preso atto della insussistenza di concrete prospettive” per la cessione, “è necessario intervenire nuovamente con una nuova procedura di cessione, da espletare in tempi ragionevolmente brevi”. E prevede anche che vengano adottate iniziative di “efficientamento”, cioè tagli, per “massimizzare l’interesse degli acquirenti”.
SARANNO i commissari a predisporre un piano integrativo che andrà approvato dal ministero dello Sviluppo. Come ha spiegato il professor Ugo Arrigo, economista esperto di trasporto aereo, Alitalia, però ha costi unitari sostanzialmente in linea con le rivali europee e difficilmente comprimibili visto che il costo del lavoro è ai minimi storici, quello del carburante è esogeno e la componente tariffe è intoccabile. Alitalia è la compagnia più colpita dalle tariffe di Aeroporti di Roma (gruppo Benetton) avendo il suo hub a Fiumicino. Il problema del vettore è dal lato dei ricavi, ma finora ogni piano di salvataggio ne ha ridimensionato la flotta. Resta il dubbio che alla fine l’“efficientamento” si ridurrà alla riduzione del personale e allo spezzatino tra attività di terra e voloo per consegnare la polpa della compagnia a Lufthansa. E con i 400 milioni si prende altro tempo, portando le risorse pubbliche stanziate a 1,3 miliardi. “Serve un’azione di responsabilità sugli amministratori passati”, ha spiegato ieri Di Maio.