Il Fatto Quotidiano

Il lungo cda Cir per vendere Repubblica & C. agli Agnelli: finisce l’era dei De Benedetti

Ora Exor dovrà fare l’Opa sulle azioni restanti

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▶IL TITOLO

di Gedi è stato sospeso in Borsa fin dalla mattina di ieri in attesa di notizie dal Cda della Cir, la holding dei due fratelli De Benedetti che controlla col 43,7% delle azioni il gruppo editoriale con Repubblica , La Stampa, una serie di giornali locali e di radio e ha intenzione di venderlo alla Exor della famiglia Agnelli (che oggi ha il 6%). Gedi, come detto, è stata sospesa in Borsa, non così Cir, le cui azioni a fine giornata avevano messo assieme un lusinghier­o +12%. Intanto, mentre andiamo in stampa, gli avvocati milanesi che curano la pratica ancora non hanno messo a punto tutti i dettagli dello scambio. La curiosità riguarda, al momento, il prezzo con cui Elkann prenderà il controllo del gruppo editoriale prima di lanciare l’Opa su tutto il capitale: a ottobre Carlo De Benedetti aveva offerto ai figli 0,25 euro ad azione per il 30% della Gedi, tentando di imporre alla Cir una perdita di oltre 200 milioni (nell'ultimo bilancio le azioni valgono 1,23 euro l’una, livello che peraltro non toccano da anni). Quanto ha offerto Exor? In attesa dei numeri ufficiali, si può dire che un normale premio del 30% agli attuali corsi di Borsa porterebbe il prezzo a circa 0,40 euro ad azione, cioè a una perdita a bilancio per Cir di circa 190 milioni; il prezzo obiettivo indicato da Mediobanca a 0,55 euro ad azione farebbe diminuire la perdita per i fratelli De Benedetti di un’altra paccata di milioni. Il dato certo è che la Cir dovrà perderci e poi partiranno i tagli anche nelle redazioni.

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Ansa John Elkann, presidente ad di Exor

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