“VITE PRIVATE” Marianne, la pantera sempre innamorata
L’album della cantautrice romagnola: “La musica mi ha permesso di girare il mondo”
Ah, la dura vita degli stuntmen! “Nella scena clou del video di L’amore è finitoil mio personaggio sferra un calcio sulle palle a Giallini”, ride perfidamente Marianne Mirage. “Ma è l’unica sequenza in cui io e Marco siamo sostituiti da controfigure. Per il resto ci siamo entrambi, nel minifilm legato al singolo. Lui mi lascia, io lo raggiungo in auto, scendo e rotoliamo per terra lottando. E dire che non ho neanche la patente”. L’amicizia tra l’attore romano e la cantante di Cesena è nata alla cerimonia dei David, dove lei era candidata per il tema del filmThe Place. Marianne è artista dai mille talenti: “Al centro sperimentale di cinematografia Giancarlo Giannini ci insegnava a imitare le movenze di un animale. Io mi sento una pantera: calma apparente, e una grande rabbia dentro. In questo mio terzo album, Vite Private, racconto tutto di me. Sentimenti appesi a un filo ed energia che non so trattenere”.
DIFFICILE IGNORARE la trentenne cantautrice romagnola: la sua indole black, unita a una ruvidezza rock-blues e a una investigazione world-pop, le hanno garantito l’attenzione anche di Patti Smith, di cui apriva i concerti in un tour italiano. “A Bologna mi chiamò a sorpresa nel suo set: in tre secondi dovetti imparare gli accordi di People have the power.” Ma il mentore è stato papà Mauro: “Faceva lo skipper nelle barche dei ricchi, da bambina lo seguivo in mare per mesi. Tutte le mie influenze sono nate in quei viaggi: anche gli echi di sirtaki”. La sfida fu conquistare l’ammirazione del padre: “Amava il jazz. Mi diceva che non potevo fare la cantante perché non ero nera, e non avevo una cassa toracica espansa. I conti non mi tornavano: e Edith Piaf? A 13 anni composi il mio primo brano con la chitarra. Papà preparava il soffritto, si girò verso di me e mi chiese chi l’avesse scritta”. Era fatta. “Potevo girare il mondo. Dublino, Londra, finché i miei vennero a riprendermi a Parigi. Suonavo nei club, ma a 16 anni bevevo troppo Jack Daniel’s, come il mio mito Janis Joplin. Ora ho smesso del tutto. Ho un’insopprimibile sete d’amore, in compenso. È il mio tallone d’Achille”. E la sua forza, come dimostra nel tour di Vite Private, che il 7 dicembre la porterà a Rimini e il 13 a Pordenone. Dal vivo, Marianne sa trasformare i Nirvana in uno standard alla Billie Holiday. “Ma come diceva un mio vecchio titolo, le canzoni fanno male. Non ti curano. Servono per azzannare il dolore”.