Il Fatto Quotidiano

Iannacone, la cronaca che taglia fuori la retorica

- » NANNI DELBECCHI

Domenico Iannacone è un uomo di confine, è fatale che ogni tanto torni a Scampia, Fortezza Bastiani al confine tra perdizione e rinascita. Per inaugurare il ritorno di Che ci faccio qui?( Rai3, lunedì sera) ha incontrato tra le Vele e le ruspe Davide Cerullo, camorrista a dieci anni. “La camorra ci ha dato come favore quello che lo Stato avrebbe dovuto darci come diritto.” A dieci anni Davide guadagnava 900mila lire al giorno, il primo ‘Bravo’ della sua vita l’ha ricevuto dal boss dei Di Lauro. Miseria atavica, istituzion­i assenti, politica collusa, clan onnipotent­i… non è questione di trattative, ma di contiguità. Non si sa dove finisca lo Stato, e cominci Gomorra. Poi, in carcere, la scoperta del Vangelo e di Pasolini, la forza delle parole “che costruisco­no ponti tra gli uomini” e fanno nascere uomini nuovi: oggi Cerullo è uno scrittore e fotografo di talento. Raccontare la redenzione senza retorica è più difficile del raccontare il male senza fascinazio­ne, eppure Iannacone ha saputo oltrepassa­re il confine tra cronaca e poesia. Che è invisibile, ma c’è.

P.S. Il direttore del “Giornale” Sandro Sallusti mi imputa di criticare la presenza di Hoara Borselli nei talk “perché è una donna di destra”. Vorrei fargli notare che nelle ultime settimane ho sollevato identiche perplessit­à su Ilaria D’Amico, “donna di sinistra” sempre a detta di Sallusti, e sul mezzobusto pentastell­ato Alberto Matano. Ha ragione Andrea Scanzi: prima di essere criticati sarebbe bello essere letti.

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