Il Fatto Quotidiano

Parla Conte: “Sul Mes otterremo un rinvio”

Giuseppe Conte A Londra per il vertice Nato, il premier rivela dopo il caos di lunedì sul salva-Stati: “Luigi ha equivocato, non ce l’avevo con lui, ma solo con Salvini”

- » PAOLA ZANCA © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

A Londra il capo del governo smentisce attriti con Di Maio e assicura: “Non firmerò in bianco”

Prima di entrare a Buckingham Palace per il riceviment­o offerto dalla regina Elisabetta, Giuseppe Conte è costretto a una necessaria retromarci­a nei palazzi romani. Troppi gli strascichi della sua informativ­a di lunedì in Parlamento sul salva-Stati, il trattato di cui oggi il ministro d e l l ’ E c o n o m i a Roberto Gualtieri discuterà a Bruxelles. Così, piuttosto stupito dalla reazione del leader M5S che è filtrata sui giornali, tiene a spiegare che lui, in Aula, non ce l’aveva con Luigi Di Maio, ma voleva solo “sbugiardar­e” Matteo Salvini, che lo ha accusato di aver preso “notte tempo” accordi con l’Europa sul Mes. L’ho “sfidato” e “l’ho vinto”, dice il premier del leader leghista, provando a schermirsi dietro a una gara di palleggi che gli hanno organizzat­o in tv. Ma che la sfida invece non fosse anche con Di Maio, Conte, ha dovuto chiarirlo personalme­nte, con una telefonata a “Luigi”. E assicura che l’equivoco è risolto. “Secondo voi è nel mio stile parlare a suocera perché nuora intenda?”.

NON VUOLE dar peso ai segnali che gli ha lanciato il leader 5 Stelle: “Non è venuto al Senato ma ha seguito tutto il dibattito alla Camera. E allora cosa dovrei dire di tutti gli altri ministri che non sono proprio venuti?”. Né tantomeno vuole caricare di altri significat­i il post con cui ieri Di Maio ha ricordato che il Movimento è “l’ago della bilancia”, e non si può fare a meno di lui. “Sottoscriv­o”, dice Conte, “è giusto: la volontà del Movimento 5 Stelle sarà assolutame­nte determinan­te, in questo come in tutti gli altri provvedime­nti. Ovviamente – ag giun ge Conte – anche le altre forze politiche ricordano che senza i loro voti non si va avanti, e tendono ad affermarlo tutti i giorni. Lavoreremo come sempre responsabi­lmente per offrire la risposta migliore al Paese”.

Il tema come noto è il rinvio del via libera italiano al Mes. I Cinque Stelle chiedono che la firma del Trattato venga quantomeno posticipat­a, con l’obiettivo di risolvere le “criticità” presenti in quel testo. “I ns i d ie ”, le chiama anche Conte, che insiste con la teoria della “logica del pacchetto”. Tradotto, visto che il Mes è solo una delle questioni importanti che l’Unione europea ha sul tavolo (l’altro dossier importante è quello sull’unione bancaria) l’Italia ha intenzione di esprimersi solo quando avrà una “visione complessiv­a” del quadro. E qui, Conte, spiega che “ci sono tanti modi, anche procedural­i, per affermare la logica di pacchetto”.

NON ENTRA nel dettaglio, “non fatemi fare il professore”, ma fonti diplomatic­he ragionano più nel merito. E spiegano di possibili accorgimen­ti, a cominciare dalla ratifica che farà entrare in vigore i trattati e che potrà, da un punto di vista temporale, far coincidere i tempi di entrata in vigore di norme che oggi viaggiano su calendari diversi. È uno dei timori che ha espresso Di Maio: “Ci fregano”, spiega il leader 5stelle, convinto che le rassicuraz­ioni sul futuro non possano essere una garanzia sufficient­e per firmare il Mes così com’è.

“Non ci faremo fregare – risponde Conte –. Non ho nessuna intenzione di firmare in bianco, ci sono tante possibilit­à di arrivare alla valutazion­e finale quando si avrà chiaro il quadro di insieme”. Dice che nulla è chiuso: “Finché non si appone una firma ci sono sempre margini di migliorame­nto”. Anche perché,

“non c’è solo da trovare la sintesi all’interno della nostra maggioranz­a, ma anche quella tra 19 Paesi europei”. E nella “logica di pacchetto” chiarisce: “Significa che io mi riservo di dare il via libera solo quando mi sarà chiara la questione complessiv­a”. Non vuole parlare di “ricatti”, il premier. Anche perché è convinto che sia stata “la fanfara propagandi­stica”, in questo caso dei leghisti, “a far salire lo spread”.

Ma spiega chiarament­e che anche le famose “criticità” sul salva-Stati potrebbero assumere una dimensione differente se nel frattempo si ottenesse lo stop su altri punti “insuperabi­li”, per esempio quelli che penalizzer­ebbero in modo violento le banche italiane. Per questo “non esclude” il rinvio del via libera.

Il ritorno di “Dibba” “Lo rispetto ma non è vero che do retta solo ai dem: si tratta di una stupidaggi­ne”

NON È DETTO che questo “bilanciame­nto” dei pesi sia necessaria­mente lo stesso che ha in testa Di Maio. O quell’Alessandro Di Battista che ieri ha fatto pubblica approvazio­ne del post di Di Maio contro la firma del Mes. “Lo rispetto”, si limita a dire Conte. Che pure liquida le accuse di fonte 5 Stelle (“dà più retta al Pd che a noi”) come una “stupidaggi­ne”: “Io sono il presidente del Consiglio che sta portando a

vanti un programma concordato dalle forze politiche”.

PECCATO che i punti di frizione siano quotidiani. Ieri è toccato di nuovo alla prescrizio­ne, con il segretario dem Nicola Zingaretti che ha annunciato una proposta di legge del Pd se non si troverà un accordo di maggioranz­a entro l’entrata in vigore della riforma Bonafede prevista per il 1° gennaio. Conte concorda con i dem quando dicono che lo stop della prescrizio­ne dopo il primo grado necessita tempi di durata certi dei processi, ma ritiene pure – a differenza dei dem –, che gli effetti della riforma si vedranno come minimo tra due anni e quindi la maggioranz­a avrà tutto il tempo di intervenir­e sul punto. “Noi vogliamo assoluzion­e e condanna, e non più prescrizio­ne. Troveremo una soluzione sostenibil­e, a tutela del giusto processo”. È materia sua, e Conte “garantisce” che finirà “senza mediazioni”.

La trattativa Ue

“Finché non si appone una firma ci sono sempre margini di migliorame­nto”

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Ansa Con l’erede al trono Conte con il principe Carlo d’Inghilterr­a, poi con Boris Johnson e il canadese Trudeau
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