Il Fatto Quotidiano

OPEN, ALTRE MARCHETTE E 10 OPERAZIONI SOSPETTE

PER I PM, OLTRE AL “SISTEMA BIANCHI” C’È ANCHE UN “SISTEMA CARRAI”: SONO DECINE LE SEGNALAZIO­NI FATTE DA BANKITALIA AI MAGISTRATI

- » ANTONIO MASSARI E VALERIA PACELLI

Ci sono due presunte modalità di finanziame­nto che la Procura di Firenze sta vagliando. Un “sistema Bianchi” e un “sistema Carrai”. Il primo sospetto è che l’avvocato fiorentino, ex presidente della Fondazione Open, abbia incassato consulenze da imprendito­ri per poi spostare i soldi nell’allora cassaforte del renzismo. Il secondo, invece, nasce dall’ipotesi che alcuni finanziato­ri di Open, poi abbiano messo il proprio denaro anche in società riconducib­ili a Marco Carrai, imprendito­re amico di Matteo Renzi. Sono solo sospetti che i pm stanno verificand­o. Sono partiti da una decina di segnalazio­ni per operazioni sospette della Uif (l’Unità di informazio­ne finanziari­a) della Banca d’Italia, ora agli atti dell’inchiesta.

SI TRATTA di documenti nei quali vengono tracciati i passaggi di denaro transitati in passato nella Open e in questo caso la segnalazio­ne più corposa risale al 2018. Ma non l’unica. In un’altra la Banca d’Italia analizza alcune società riconducib­ili a Carrai, in passato membro del Cda della Fondazione. Non è detto che vi siano illeciti, ma su quelle segnalazio­ni sono in corso accertamen­ti. Intanto Carrai è stato iscritto per finanziame­nto illecito. Bianchi anche per traffico di influenze. In questo caso, l’inchiesta verte su una consulenza affidata allo studio legale Bianchi nel 2016 dalla Toto Costruzion­i Generali e che per i pm era un modo per nascondere un finanziame­nto. Nel decreto di perquisizi­one emesso nei confronti di Bianchi e rivelato ieri da Repubblica si parla anche della presenza di una “pluralità di soggetti della fondazione (Bianchi, Carrai e Lotti, quest’ultimo non indagato)” che “si sono interessat­i all ’ accordo transattiv­o Toto-Autostrade e, taluni (Bianchi), anche a modifiche normative inerenti il settore delle infrastrut­ture autostrada­li”.

In un altro decreto di perquisizi­one, invece, i pm fanno riferiment­o a società riconducib­ili a Carrai: “L’indagato – scrivono – è tra i soci della società ‘Wadi Ventures Managment Company Sarl’ con sede in Lussemburg­o il cui unico asset è la società ‘Wadi Ventures Sca’ (…), con oggetto sociale la detenzione di partecipaz­ioni societarie”. L’or ga no amministra­tivo della Wadi, spiegano, è composto oltre che dal l’imprendito­re amico di Renzi anche da Renato Sica e Moscati Giampaolo. Che sono soci di Carrai in altre società italiane, come per esempio nella Cambridge Management Consulting Labs Spa.

Il punto è che la Wadi Ventures Sca, secondo i pm, “risulta destinatar­ia di somme di denaro provenient­i, fra gli altri, da investitor­i italiani già finanziato­ri della Open, e collegati a Carrai”. Tra questi per esempio c’è il finanziere Davide Serra, che nella Wadi in passato ha versato 50 mila euro.

Serra – che non è indagato – è stato perquisito nei giorni scorsi. I suoi soldi però non sono gli unici a finire nelle casse della Wadi Ventures Sca. Dai bilanci del 2016, visionati dal Fatto, si scopre che la società – costituita nel 2012 con capitale sociale di circa 250 mila euro – ha rimpolpato i capitali. Il primo aumento di capitale arriva a dicembre 2013 con oltre un milione di euro. L’anno dopo, si aggiungono 275 mila euro. A dicembre 2015 vi è un nuovo aumento di capitale di 600 mila euro. Nel 2017 – riporta il bilancio – “il capitale sociale ammontava a 2.175.001”. La domanda è: perché mettere denaro in una società in perdita, anche se di poco? Nel 2017 infatti le perdite ammontavan­o a 144 mila, nel 2016 a 35 mila euro. Anche su questo la Procura sta facendo approfondi­menti.

NON È TUTTO. Dal decreto di perquisizi­one di Bianchi riportato ieri da Repubblica emerge anche una mail del 23 novembre 2013 con oggetto “Fondazione Big Bang”, poi divenuta Open, ritrovata nel pc di Bianchi e inviata ad alcuni imprendito­ri. Si tratta di un’attività di fundraisin­g che i pm sintetizza­no così: “Supporto di 100 mila euro all’anno per 5 anni, sostegno di idee, suggerimen­ti, proposte per Matteo e per la Fondazione, interlocuz­ioni con Matteo sia dirette, sia tramite Alberto e Marco”.

In Lussemburg­o

La Wadi di “Marchino” rifinanzia­ta ogni anno Il sospetto di un ruolo di donatori “eccellenti”

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Ansa Al Senato giovedì 12 Matteo Renzi interverrà sul finanziame­nto ai partiti e sul caso Open. Nella foto è con Marco Carrai

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