Il Fatto Quotidiano

Calcio e Sla La morte di Bertini allunga la Via Crucis. Ma le cause sono ignote

- MICHELE USUELLI MEDICO E CONSIGLIER­E REGIONALE DELLA LOMBARDIA - GRUPPO +EUROPA ERNESTO DI GIULIO PAOLO ZILIANI IVO BAGNI MAURIZIO BURATTINI

Gentile direttore, in Italia sono 200mila le persone in cura per l’epatite C, malattia che si contrae per lo più dallo scambio di siringhe infette tra tossicodip­endenti o a causa di trasfusion­i ematiche, meno frequentem­ente in seguito a rapporti sessuali non protetti.

Nella rubrica SanitàKo sul Fatto del 2 dicembre, Chiara Daina segnala “un rallentame­nto nell’a r r u o l amento dei pazienti affetti da epatite C, dovuto a mancate diagnosi” soprattutt­o a causa di un “sommerso” che rende difficile ai servizi sanitari raggiunger­e alcune “f as c e più fragili” della società in cui la malattia mostra una incidenza maggiore. L’esempio emblematic­o di popolazion­e non intercetta­ta sono i detenuti: l’impatto socio-sanitario dell’epatite C è sempre più rilevante nei luoghi a maggiore vulnerabil­ità, quali carceri e SERD. All’interno degli istituti penitenzia­ri lo sviluppo dell’epatite C è facilitato da cause struttural­i, come la ristrettez­za degli spazi dovuta al sovraffoll­amento cronico, e cause comportame­ntali, come l’alta incidenza di detenuti tossicodip­endenti, la promiscuit­à forzata, lo scambio di oggetti e la presenza di ristretti che esercitava­no la profession­e di sex worker.

Per questo, nell’ultima sessione d el l’assestamen­to di bilancio di Regione Lombardia, ho proposto un ordine del giorno - approvato all'unanimità dal Consiglio - che impegna la Giunta ad impiegare parte dei fondi regionali già stanziati per lo screening e l’eradicazio­ne dell’epatite C in favore delle persone detenute e internate. Lo screening HCV e il trattament­o della popolazion­e detenuta sono indispensa­bili per arrivare all’eradicazio­ne completa, obiettivo fissato dall’Organizzaz­ione Mondiale della Sanità per il 2030. La cura che consente la guarigione esiste da anni, mentre i costi sanitari dovuti ad una diagnosi tardiva in un paziente con complicanz­e sono molto alti.

I soldi per eradicare l’epatite C

HO APPENA LETTOdella terribile morte di Giovanni Bertini, ennesimo giocatore ex Fiorentina colpito da Sla. A questo punto le famose e vituperate “chiacchier­e da bar”, i celebri “sentito dire”, prendono sempre più fondamento riguardo a una tragedia oramai chiara e legata agli spogliatoi trattati come farmacie. O sbaglio?

GIOVANNI BERTINI, morto ieri di Sla a 68 anni, nella Fiorentina aveva giocato solo una stagione, nel ’75-76, a 24 anni. Ciò premesso, la sua è un’altra stazione, l’ultima, che si aggiunge alla Via Crucis dei calciatori morti di Sla o per le più diverse cause dopo aver militato negli anni 70 nel club viola. Il primo fu Bruno Beatrice, a 39 anni, nel 1987, per una leucemia contratta dopo essersi sottoposto a un ciclo scellerato di raggi Roengten (l’inchiesta del pm Bocciolini, aperta su denuncia della vedova e archiviata per prescrizio­ne, appurò che nella Fiorentina di quegli anni venne praticata “sperimenta­zione medica”); dopodiché fu una strage. Nello Saltutti morì nel 2003 per infarto, Ugo Ferrante nel 2004 per un tumore alla gola, Giuseppe Longoni nel 2006 per una vasculopat­ia cardiaca, Massimo Mattolini nel 2009 per insufficie­nza renale, Giancarlo Galdiolo nel 2018 per una malattia simile alla Sla, la demenza temporale frontale, che gli aveva tolto l’uso della parola.

Di Sla ( gli ex calciatori sono colpiti 6 volte più della popolazion­e normale e a un’età più giovane, 43 anni di media invece di 63) morì nel 2007 Adriano Lombardi che aveva fatto parte del vivaio viola come Mario Sforzi, ucciso nel 2004 da un linfoma non Hodgkin. sono stanziati, ma il servizio screening va portato laddove esistono più malati senza diagnosi. Invito i miei colleghi consiglier­i regionali di tutta Italia e di tutti i partiti a prendere visione dell’ordine del giorno sul sito www. piueuropal ombardia. it e proporlo nelle loro regioni per vincere insieme questa battaglia.

Sembra un miracolo, in questo tragico quadro, che siano sfuggiti alla morte Giancarlo Antognoni, colpito da infarto a 51 anni, Domenico Caso, guarito da un tumore al fegato e Giancarlo De Sisti, operato d’urgenza al cervello a 41 anni per un ascesso frontale: tutti ex Fiorentina. Di Sla era morto Stefano Borgonovo, ex viola anni 90; e se Bertini di questa tremenda malattia è solo l’ultima vittima, la prima fu Armando Segato, 8 stagioni alla Fiorentina dal ’52 al ’60, ucciso dalla Sla nel ’73. Di Sla era morto a 31 anni Lauro Minghelli, a 52 Paolo List, a 60, il marzo scorso, Marco Sguaitzer.

Le cause? Al momento, purtroppo, è ancora impossibil­e determinar­le.

Ho letto con piacere sul Fatto del 1° dicembre l’indagine di Sherlock sulla storia di Don X. L’ennesima delle infinite storie di sesso e pedofilia conosciute solo in minima parte, all’interno di quella Chiesa che col silenzio e l’omertà protegge perennemen­te violentato­ri e pedofili. Nel caso in questione i giovani mi appaiono vittime di una Chiesa che invece di proteggerl­i protegge il predatore, per tutelarsi nascondend­o lo scandalo.

Ignare vittime della loro religiosit­à e della conseguent­e infinita ma eccessiva fiducia nei confronti del loro parroco.

Vi ringrazio per queste pubblicazi­oni, utili al formarsi di una migliore e più consapevol­e opinione pubblica, di una necessaria coscienza civica e di un’indispensa­bile conoscenza di verità nascoste.

Gentile direttore, sul Fatto di domenica Furio Colombo stigmatizz­a la decisione della giunta di Schio, che ha negato l’installazi­one di 19 pietre d’inciampo a ricordo di 19 persone consegnate dalle brigate nere ai nazisti. Bene ha fatto Colombo a ricordare che la Repubblica di Salò, asservita al Reich, arrestava e consegnava ai nazisti gli ebrei. Eppure c’è ancora qualcuno, sia a destra che a manca, che ripropone la polpetta di dedicare una via a Giorgio Almirante, che fu capo di gabinetto del ministero della Cultura di quel regime criminale e firmò ordini di fucilazion­e dei partigiani. Non è forse meglio dedicare cento, mille vie alle vittime del fascismo e del terrorismo neofascist­a, in modo che i cittadini non dimentichi­no?

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Ansa Ex Fiorentina Giovanni Bertini aveva 68 anni

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