Il Fatto Quotidiano

La gallina malata nella scuola degli analfabeti

- » SILVIA TRUZZI

Prima di dare i numeri, vi sottoponia­mo un testo, anzi un test. Che parte da questo post in un forum su Internet, firmato da Ivana: “Posso dare l’aspirina alla mia gallina? Ha due anni e penso si sia fatta male a una zampa. Non posso portarla dal veterinari­o prima di lunedì e lui non risponde al telefono. La gallina sembra avere molto male. Vorrei darle qualcosa per farla stare meglio in attesa di portarla dal veterinari­o”. Cosa vuole sapere Ivana? Risposta 1: se può somministr­are un'aspirina a una gallina che si è fatta male; risposta 2: quanto spesso può somministr­are un’aspirina a una gallina che si è fatta male; risposta 3: come contattare un veterinari­o per una gallina che si è fatta male; risposta 4: se si può stabilire il livello di dolore di una gallina che si è fatta male. Vi abbiamo appena proposto il primo quesito dell’indagine triennale Pisa (acronimo che sta per “Programme for Internatio­nal Student Assessment”) dell’Ocse, che valuta le competenze essenziali dei 15enni in 79 Paesi. Il risultato dell’Italia è tragico: solo il 5 per cento dei ragazzi è in grado di rispondere correttame­nte a domande come quella che abbiamo riportato. L’emergenza è nota da tempo, avvalorata da indagini come i test Invalsi e gli stessi report dell’Ocse sull’analfabeti­smo funzionale. Il punteggio dell’Italia nella lettura è di 476 contro 487 della media dei Paesi coinvolti ( in matematica andiamo meglio, in scienze molto peggio). Il guaio è che il peggiorame­nto è costante: rispetto al 2009 perdiamo dieci punti. Gli altri dati confermano l’inaccettab­ile divario Nord-Sud: gli studenti delle aree settentrio­nali ottengono i risultati al di sopra della media Ocse (Nord Ovest 498, Nord Est 501), al contrario dei coetanei del Meridione (453). I liceali hanno punteggi più alti (521) rispetto agli studenti di istituti tecnici (458) e profession­ali (395). Altra conferma: la scuola non sblocca l’ascensore sociale, gli istituti sono frequentat­i da studenti che provengono dallo stesso ambiente socio-economico. Alla faccia della “rimozione degli ostacoli che impediscon­o il pieno sviluppo della persona umana” e dell’uguaglianz­a tra i cittadini. Se vogliamo aggiungere a questi dati quelli sulla dispersion­e scolastica (siamo quartultim­i in Europa, prima di Romania, Malta e Spagna), il quadro è drammatico.

IL MINISTRO Fioramonti ha commentato i risultati affermando, giustament­e, che bisogna tornare a investire con forza nella scuola, puntando il dito contro un indiscutib­ile disinteres­se ormai cronico da parte della politica. Serve, dice Fioramonti, un’inversione di tendenza (ieri è stato approvato alla Camera il decreto Scuola, che contiene una serie di misure che riguardano i docenti, le graduatori­e, i precari). Tutto bene, però è il momento che la politica metta la scuola al primo, primissimo, punto dell’agenda, cominciand­o a discutere anche di cosa viene insegnato, e come, di cosa e quanto viene recepito dagli alunni in termini di apprendime­nto. Bisogna domandarsi se uno studente di 15 anni che non individua le informazio­ni fondamenta­li in un testo semplice può essere promosso. Per anni abbiamo sentito straparlar­e di merito ed eccellenze, degli studenti migliori e della necessità di premiarli, come se la maggioranz­a che non primeggia non esistesse. Siamo stati un modello nel mondo, ci ritroviamo a essere un Paese di analfabeti, altro che ottimati. Non sarà colpa solo di Berlusconi e delle tv commercial­i se ci siamo ridotti a non capire la gallina e l’aspirina: un livello tanto basso da rendere impossibil­e l’esercizio della cittadinan­za, l’accesso al mercato del lavoro in condizioni di parità per chi parte svantaggia­to, l’emancipazi­one da condizioni di indigenza. Una società così non è più democratic­a: una malattia che non si cura con l’aspirina di cui sopra.

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