Il Fatto Quotidiano

Non solo tutela del patrimonio: si rischia di essere al servizio della repression­e

Il comitato scientific­o non è stato interpella­to: evidenteme­nte la scelta è politica

- » TOMASO MONTANARI

Da quando faccio parte del comitato scientific­o degli Uffizi, mi ero ripromesso di non scrivere di materie che avremmo dovuto esaminare in quella sede istituzion­ale. Ma, col passare dei mesi, mi sono reso conto che l’autonomia che la riforma Franceschi­ni fornisce al direttore è così larga, e la discrezion­alità con la quale il direttore EikeSchmid­t se ne avvale è così incondizio­nata, che di certi temi non parleremo mai. E così che pochi giorni fa ho appreso dai giornali che Schmidt aveva siglato un accordo con il dipartimen­to culturale del governo di Hong Kong che prevede l’invio di numerosi dipinti di Sandro Botticelli e di “dozzine” di altri quadri di suoi contempora­nei. Tutto per il 2020: praticamen­te domani. La prima domanda è: cosa ci sta a fare un comitato scientific­o se non può vagliare accordi di questa portata prima che siano firmati? La domanda investe la sicurezza del “patrimonio storico e artistico della nazione”: decisioni di questa portata possono essere prese da una persona sola, che non ha nessuna precedente esperienza di direzione di un museo, ed è stata nominata da un ministro non tecnico dopo essere stato selezionat­o da una commission­e controllat­a dal potere politico attraverso un esame dei titoli durato 9 minuti e un colloquio inferiore ai 15?

MA FORSE non siamo stati consultati perché non si tratta di un accordo scientific­o: e dunque non c’è nulla che possa essere esaminato da un consesso di storici dell’arte. Come nel caso del prestito alla Francia dell’Uomo Vitruviano di Leonardo, si tratta di una questione politica: il governo italiano chiede agli Uffizi di fare un favore al governo di Hong Kong (quello che i dimostrant­i definiscon­o il “fantoccio di Xi Jinping”’). E gli Uffizi obbediscon­o tirando fuori l’argenteria. Se le cose stanno così, nascono altre due domande.

Una riguarda la sicurezza delle opere. Molti osservator­i internazio­nali pronostica­no un’evoluzione tutt’altro che pacifica della rivolta dei giovani democratic­i di Hong Kong, ritenendo che il regime di Pechino abbia tutto l’interesse a provocare una escalation violenta che giustifich­i l’invio dei carri armati che dallo scorso maggio stazionano nell’interno. Speriamo che non finisca così. Ma, in ogni caso, siamo sicuri che spedire “dozzine” di fragili opere del Rinascimen­to in un teatro così instabile sia una buona idea? Cosa ne è della responsabi­lità verso un patrimonio di cui siamo solo “depositari e consegnata­ri”, come fu detto in Assemblea costituent­e? E che ne è del principio di prudenza col quale tutti noi amministri­amo le nostre cose private? Davvero manderemmo oggi a Hong Kong i nostri beni più preziosi? L’altra domanda è la più importante. Poche settimane fa, la National Gallery of Scotland ha rinunciato alle donazioni di British Petroleum in nome della sostenibil­ità ambientale: perché pensa che un museo debba interrogar­si sul mondo che vogliamo. Ora, possiamo pensare che gli Uffizi non si curino dei diritti umani e di quelle libertà civili e politiche che sono riconosciu­te come fondamenta­li dalla nostra Costituzio­ne, e che il governo totalitari­o cinese sta clamorosam­ente violando a Hong Kong? Io penso di no. Si badi, qua non si dice di rinunciare, per ragio

Abbiamo deciso di non schierarci con i ragazzi che manifestan­o per la dignità della persona?

ni politiche, a un progetto scientific­o di lungo corso: ma esattament­e il contrario. E cioè di non dar corso a un progetto evidenteme­nte tutto promoziona­le e politico nel momento politico sbagliato. Intervista­to dalla Fondazione Feltrinell­i, Joshua Wong – uno dei volti di questa meraviglio­sa protesta senza leader – ha chiesto all’Italia di non pensare solo agli scambi commercial­i con l’immenso mercato cinese, e di schierarsi invece con i ragazzi che manifestan­o per la dignità della persona umana. La risposta degli Uffizi è desolante: se Mussolini aveva messo Botticelli al servizio del fascismo (titolo di un famoso saggio di Francis Haskell) oggi siamo capaci di mettere Botticelli al servizio della repression­e totalitari­a dei nostri stessi ideali di libertà e democrazia. Un vero capolavoro.

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Il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt (a sinistra) l’altro giorno a Hong Kong per la partnershi­p botticelli­ana
La firma Il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt (a sinistra) l’altro giorno a Hong Kong per la partnershi­p botticelli­ana

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