Non solo tutela del patrimonio: si rischia di essere al servizio della repressione
Il comitato scientifico non è stato interpellato: evidentemente la scelta è politica
Da quando faccio parte del comitato scientifico degli Uffizi, mi ero ripromesso di non scrivere di materie che avremmo dovuto esaminare in quella sede istituzionale. Ma, col passare dei mesi, mi sono reso conto che l’autonomia che la riforma Franceschini fornisce al direttore è così larga, e la discrezionalità con la quale il direttore EikeSchmidt se ne avvale è così incondizionata, che di certi temi non parleremo mai. E così che pochi giorni fa ho appreso dai giornali che Schmidt aveva siglato un accordo con il dipartimento culturale del governo di Hong Kong che prevede l’invio di numerosi dipinti di Sandro Botticelli e di “dozzine” di altri quadri di suoi contemporanei. Tutto per il 2020: praticamente domani. La prima domanda è: cosa ci sta a fare un comitato scientifico se non può vagliare accordi di questa portata prima che siano firmati? La domanda investe la sicurezza del “patrimonio storico e artistico della nazione”: decisioni di questa portata possono essere prese da una persona sola, che non ha nessuna precedente esperienza di direzione di un museo, ed è stata nominata da un ministro non tecnico dopo essere stato selezionato da una commissione controllata dal potere politico attraverso un esame dei titoli durato 9 minuti e un colloquio inferiore ai 15?
MA FORSE non siamo stati consultati perché non si tratta di un accordo scientifico: e dunque non c’è nulla che possa essere esaminato da un consesso di storici dell’arte. Come nel caso del prestito alla Francia dell’Uomo Vitruviano di Leonardo, si tratta di una questione politica: il governo italiano chiede agli Uffizi di fare un favore al governo di Hong Kong (quello che i dimostranti definiscono il “fantoccio di Xi Jinping”’). E gli Uffizi obbediscono tirando fuori l’argenteria. Se le cose stanno così, nascono altre due domande.
Una riguarda la sicurezza delle opere. Molti osservatori internazionali pronosticano un’evoluzione tutt’altro che pacifica della rivolta dei giovani democratici di Hong Kong, ritenendo che il regime di Pechino abbia tutto l’interesse a provocare una escalation violenta che giustifichi l’invio dei carri armati che dallo scorso maggio stazionano nell’interno. Speriamo che non finisca così. Ma, in ogni caso, siamo sicuri che spedire “dozzine” di fragili opere del Rinascimento in un teatro così instabile sia una buona idea? Cosa ne è della responsabilità verso un patrimonio di cui siamo solo “depositari e consegnatari”, come fu detto in Assemblea costituente? E che ne è del principio di prudenza col quale tutti noi amministriamo le nostre cose private? Davvero manderemmo oggi a Hong Kong i nostri beni più preziosi? L’altra domanda è la più importante. Poche settimane fa, la National Gallery of Scotland ha rinunciato alle donazioni di British Petroleum in nome della sostenibilità ambientale: perché pensa che un museo debba interrogarsi sul mondo che vogliamo. Ora, possiamo pensare che gli Uffizi non si curino dei diritti umani e di quelle libertà civili e politiche che sono riconosciute come fondamentali dalla nostra Costituzione, e che il governo totalitario cinese sta clamorosamente violando a Hong Kong? Io penso di no. Si badi, qua non si dice di rinunciare, per ragio
Abbiamo deciso di non schierarci con i ragazzi che manifestano per la dignità della persona?
ni politiche, a un progetto scientifico di lungo corso: ma esattamente il contrario. E cioè di non dar corso a un progetto evidentemente tutto promozionale e politico nel momento politico sbagliato. Intervistato dalla Fondazione Feltrinelli, Joshua Wong – uno dei volti di questa meravigliosa protesta senza leader – ha chiesto all’Italia di non pensare solo agli scambi commerciali con l’immenso mercato cinese, e di schierarsi invece con i ragazzi che manifestano per la dignità della persona umana. La risposta degli Uffizi è desolante: se Mussolini aveva messo Botticelli al servizio del fascismo (titolo di un famoso saggio di Francis Haskell) oggi siamo capaci di mettere Botticelli al servizio della repressione totalitaria dei nostri stessi ideali di libertà e democrazia. Un vero capolavoro.