Il Fatto Quotidiano

Il Pd minaccia i 5Stelle persino sul taglio dei 345 parlamenta­ri

REFERENDUM Salgono le firme Aria di voto anticipato e al Senato nuove adesioni contro la riduzione: Zingaretti apre un altro fronte

- » ILARIA PROIETTI I PROTAGONIS­TI

C’è chi scommette che tra qui e il 12 gennaio ci sarà un viavai vicino al banco della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Perché a un metro o poco più dal suo scranno c’è un modulo che potrebbe diventare a breve come carta moschicida, ora che torna a sentirsi forte l’odore di una crisi di governo che porterebbe diritti alle urne in primavera.

Il modulo in questione è quello che serve per raccoglier­e le firme per chiedere che sul taglio dei parlamenta­ri approvato in quarta lettura a ottobre scorso si svolga un referendum confermati­vo. Evitando che la riforma entri invece automatica­mente in vigore alla data fatidica del 12 gennaio, dopo la quale sarà necessario solo ridisegnar­e i collegi elettorali. Sempre che prima, per l’appunto, non sia formalizza­ta la richiesta di referendum da parte di un quinto di uno dei due rami del Parlamento, l’ultimo treno utile per chi vuole che sia il Paese a esprimersi sulla questione. E pure, per la verità, per chi sempliceme­nte non si rassegna all’idea che ci siano meno posti a disposizio­ne nel prossimo Parlamento: con l’addio ai 630 seggi per la Camera dei deputati e ai 315 per il Senato della Repubblica, se la riforma entrerà in vigore, più modestamen­te saranno solo in 400 quelli che potranno staccare il biglietto per Montecitor­io e 200 per Palazzo Madama.

DI PER SÉ un formidabil­e deterrente contro la fine anticipata della legislatur­a. Ma data l’aria (pessima) che tira all’interno della maggioranz­a, sono in moltissimi ora a chiedersi se non sia il caso intanto di prendere qualche precauzion­e, laddove le cose si dovessero mettere male. La richiesta del referendum confermati­vo sul taglio dei parlamenta­ri farebbe slittare di alcuni mesi l’entrata in vigore della riforma che, a quel punto, sarebbe comunque subordinat­a alla vittoria del sì. Ma fin da subito si avrebbe la certezza che, se si dovesse tornare a votare prima, lo si farebbe per un Parlamento identico a quello attuale di quasi mille eletti.

Con la data del 12 gennaio che si avvicina e le continue fibrillazi­oni della maggioranz­a gialloross­a (che potrebbero addirittur­a deflagrare la prossima settimana quando sarà chiamata a votare una risoluzion­e comune sul Mes), è così ripreso il saliscendi dai banchi della Casellati. Che per settimane si era interrotto: da quando era partita la raccolta di firme tra i senatori, quasi due mesi fa, si era registrato un exploit iniziale che aveva consentito di raccoglier­ne con facilità una quarantina. Poi più nulla: il modulo era rimasto a prendere polvere vicino alla presidente del Senato.

FINCHÉ nelle ultime ore, tra una polemica frontale, una minaccia di rottura e un colpo basso tra alleati di governo è salita la febbre del voto. E le firme sulla richiesta di referendum sono riprese a crescere, per quanto con il contagocce, fino ad arrivare a quota 52. “Sono molto fiducioso che la situazione si sblocchi e si possa arrivare facilmente all’obiettivo delle 65 sottoscriz­ioni” dice il forzista Andrea Cangini, uno dei senatori che si è fatto carico di battezzare l’iniziativa del referendum confermati­vo ad alto tasso di impopolari­tà. Infatti della stragrande maggioranz­a di quanti hanno sfidato le scale dell’emiciclo del Senato il referendum e di conseguenz­a lo slittament­o della riforma, sono ignote le generalità.

MA C’È chi non si nasconde affatto, come nel caso di Tommaso Nannicini del Pd che da subito assieme a Cangini e altri forzisti di peso come Giacomo Caliendo, ma anche Laura Garavini di Italia Viva, ha rivendicat­o l’iniziativa. E non è affatto escluso che in casa dem anche altri senatori vengano presto allo scoperto. Perché la questione del taglio dei parlamenta­ri per i dem somiglia paurosamen­te a quella della prescrizio­ne su cui oggi si registrano frizioni asprissime con i pentastell­ati. La riforma voluta da Bonafede entrerà in vigore a gennaio senza che alle viste vi siano le garanzie richieste dal partito di Zingaretti sulla durata dei processi. E mancano pure quelle chieste sempre dal Pd quando a ottobre si era trovato a votare (malvolenti­eri) il taglio dei parlamenta­ri pur di far partire il governo gialloross­o. La promessa ottenuta dai 5 Stelle era che nel frattempo si lavorasse ai contrappes­i da garantire anche con la nuova legge elettorale. Che sono spariti dai radar, mentre la riduzione dei seggi è a un passo dall’entrare in vigore. Referendum permettend­o.

 ??  ?? LAURA GARAVINI
La renziana vuole il referendum
LAURA GARAVINI La renziana vuole il referendum
 ??  ?? ANDREA CANGINI
Il senatore di FI raccoglie le firme
ANDREA CANGINI Il senatore di FI raccoglie le firme
 ??  ?? TOMMASO NANNICINI
Il senatore dem contro il taglio
TOMMASO NANNICINI Il senatore dem contro il taglio

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy