Il Fatto Quotidiano

Il club del Tempo Scaduto: tutti i Vip che l’hanno fatta franca

Il libro Politici, imprendito­ri, profession­isti: lo scorrere dei giorni è da sempre la “palla in corner” dei colletti bianchi finiti a processo

- » PETER GOMEZ VALERIA PACELLI GIOVANNA TRINCHELLA

L’elenco

di chi, negli ultimi venticinqu­e anni, l’ha fatta franca grazie alla prescrizio­ne è lungo, impossibil­e da riassumere e impression­ante. E racconta, più di un trattato, perché in tanti si oppongono alla riforma. Ci sono, ad esempio, oltre Giulio Andreotti, il proprietar­io di Mediaset ed ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (per reati che vanno dal finanziame­nto illecito al falso in bilancio fino alla corruzione); l’ex editore del gruppo Repubblica Carlo De Benedetti (corruzione nelle forniture pubbliche); l’industrial­e Giampiero Pesenti, presidente negli Anni 90 del patto di sindacato del Rizzoli Corriere della Sera (corruzione); due uomini chiave per la Fiat, come Franzo Grande StevenseGi­an Luigi Gabetti (aggiotaggi­o Ifil-Exor); l’ex numero uno di Eni e Enel Paolo Scaroni (disastro ambientale); il multimilio­nario svizzero Stephan Schmidhein­y (morti Eternit a causa dell’amianto); il potente finanziere Fabrizio Palenzona (conti esteri non dichiarati); l’ex padrone del calcio italiano Luciano Moggi (associazio­ne per delinquere); il presidente della Lazio e imprendito­re nel settore vigilanza e pulizie Claudio Lotito (associazio­ne per delinquere e fatture false più un processo per frode sportiva); quasi tutti i più importanti costruttor­i romani accusati di aver pagato tangenti per vendere immobili agli enti pubblici: dall’editore del M e s sa g g er o F ra n c es c o Gaetano Caltagiron­e a quello del Tempo Domenico Bonifaci, da Pietro Mezzaroma, fino a Renato Bocchi e Elia Federici.

Rappresent­ano il meglio (ma per alcuni il peggio) delle

L’elenco di chi negli ultimi 25 anni l’ha fatta franca racconta, più di un trattato, perché in tanti si oppongono alla riforma

élite del Paese. A volte controllan­o giornali, television­i, siti internet. A volte li foraggiano con le loro campagne pubblicita­rie. Sempre, o quasi, frequentan­o o hanno rapporti di amicizia con opinion leader e i politici che fanno le leggi. I loro legali vengono eletti in Parlamento, dove per decenni quella dell’avvocatura è stata la categoria profession­ale più rappresent­ata, e dove di salvati dalla prescrizio­ne ce ne sono sempre stati a bizzeffe.

Decine e decine di parlamenta­ri ed ex parlamenta­ri come Umberto Bossi (truffe sui rimborsi elettorali), Denis Verdini (corruzione), Alberto Tedesco (associazio­ne a delinquere), Alfonso Papa (P4), Antonio D’Alì (concorso esterno in associazio­ne mafiosa), Rob erto Caldero li ( resistenza a pubblico ufficiale), Massimo D’Alema ( finanziame­nto illecito). Una lista infinita che se si guarda alla politica viene allungata dai nomi di sindaci, consiglier­i regionali, governator­i, attivisti e persino da quello di Beppe Grillo (violazione dei sigilli durante una manifestaz­ione No Tav) il cui Movimento però si è battuto e ha approvato una legge, ora osteggiata da quasi tutti i partiti, per abolire il colpo di spugna deciso in base al calendario.

La prescrizio­ne è insomma stata per anni la palla in corner delle classi dirigenti. Se proprio le cose andavano male, se addirittur­a avevi ammesso nel corso delle indagini preliminar­i il tuo reato, o le prove erano evidenti, grazie al codice, ai buoni avvocati e ai tribunali ingolfati dai processi potevi sempre sperare di farcela. Perché l’inesorabil­e scorrere del tempo giocava per te. Era tutto dichiarato, sfrontato, alla luce del sole. Come avrebbero scoperto, loro malgrado, i cittadini nel 2005, quando il governo Berlusconi vara una riforma (...) che di fatto dimezza i tempi di prescrizio­ne, ma solo per gli incensurat­i. Condizione in cui di solito si trovano i colletti bianchi che finiscono alla sbarra. In quel 2005 il problema maggiore per Berlusconi è rappresent­ato dai processi per corruzione giudiziari­a ( il caso “T og h e sporche”) per i quali è stato condannato in primo grado il deputato Cesare Previti, storico avvocato civilista dell’allora Cavaliere. Le condanne di Previti rischiano di essere confermate in Appello e, se lo fossero pure in Cassazione, gli spalancher­ebbero le porte del carcere.

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Ansa Pluripresc­ritto Silvio Berlusconi
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Pagine: 208
Prezzo: 14 Editore:
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La Repubblica degli impuniti Gomez, Pacelli e Trinchella Pagine: 208 Prezzo: 14 Editore: PaperFIRST

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