Il governo si rimangia le tasse su plastica e auto
Dimezzato il prelievo sugli imballaggi, slitta la riforma del fringe benefit
Un
emendamento alla manovra con almeno venti modifiche che, tutte insieme, valgono 1,7 miliardi e che confermano l’annunciato - e oramai anche scontato - dietrofront sulle auto aziendali (già ampiamente ventilato, anche dal premier Conte) e sulla plastic tax (atteso ma rimasto incerto fino all’ultimo minuto): il governo lo ha depositato in commissione Bilancio al Senato ieri.
TRA LE NOVITÀ, invece, un aumento del 3 % dell’Ires sui redditi derivanti “dallo svolgimento di attività in concessione” (che passa così dal 24 al 27%) e una revisione delle accise su benzina e diesel a partire dal 2021 che dovrebbe garantire risorse per almeno 868 milioni di euro. Auto aziendali e plastic tax sono comunque i punti con il maggior risvolto politico perché rappresentano la cifra del compromesso tra le due anime del governo, a cui si aggiungono altre misure che vanno dagli enti locali agli enti di ricerca.
Sulla plastic tax Italia Viva ottine infatti, oltre all’esclusione degli involucri per le medicine e della plastica ottenuta dai processi di riciclo, il dimezzamento del prelievo che passa così da 1 euro a 50 centesimi al chilo. “Ma vogliamo arrivare a zero - ha detto ieri il capogruppo al Senato, Davide Faraone - ed eliminare anche la sugar tax”. L’alleggerimento vale 767 milioni, rispetto agli 1,1 miliardi previsti in origine.
Sulle auto aziendali, viene modificata la base imponibile ai fini
Irpef del reddito ritraibile e salta la retroattività. La nuova disciplina si applicherà infatti solo alle auto immatricolate dall’1 gennaio 2020 e con contratti stipulati dall’1 luglio 2020 (ottenuto, quindi, anche lo slittamento di sei mesi). La nuova progressione, con un inasprimento dal 2021, prevede il 25% sulle auto con emissione di
Co2 inferiori a 60g/Km, il 20% per quelle tra 60 e 160 g/km (come è già), il 30% tra 160 e 190. Sopra i 160 g/km, dal 2021 le percentuali salgono del 10%. In questo caso, il minor impatto è di oltre 330 milioni. E per un gettito che viene meno, c’è un gettito che entra. Viene introdotta una “Robin tax” che colpisce i tutti i concessionari, da quelli autostradali (che già avevano subito la limitazione dell’1% della deducibilità fiscale delle quote di ammortamento) agli aeroportuali, passando per le acque minerali, la distribuzione di energia elettrica, le ferrovie e le frequenze radiofoniche, radiotelevisive e delle comunicazioni. L’aliquota addizionale del 3% (inizialmente si era pensato al 2) scatta, inoltre, anche per il 2019 e dovrebbe portare un gettito di circa 300 milioni, destinati a “realizzare interventi per il miglioramento della rete infrastrutturale e dei trasporti e per la riduzione dei fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale”.
CENTO MILIONI vengono poi destinati ai Comuni, 50 al fondo affitti e altrettanti per le agevolazioni sull’accisa gasolio per gli autotrasportatori con mezzi Euro 3 (dal primo luglio 2020). Quasi 300 milioni vengono poi destinati al Fondo esigenze indifferibili e 40 ai Vigili del fuoco. Altre coperture arrivano da maggiori entrate fiscali (revisione gettito auto liquidazione per 841 milioni) e dall’operazione sui trasferimenti alle Fs prevista da una modifica al decreto fiscale (460 milioni).