Il Fatto Quotidiano

Mes, non c’è intesa sulle banche: se ne parla a gennaio

Salva Stati Bruxelles: no a modifiche del testo, sugli addendum però si tratta. Palazzo Chigi tratterà sull’unione bancaria, ma dal 2020

- » CARLO DI FOGGIA

Il tentativo dell’Italia di rinviare la riforma del Mes, il vecchio Fondo Salva Stati, o di dare il via libera in cambio di precisi impegni sull’Unione bancaria era ardito, escogitato soprattutt­o per evitare l’implosione della maggioranz­a giallorosa. E il negoziato a Bruxelles lo conferma. Il nodo del contendere non è più, o non è mai stato, il testo, che Palazzo Chigi e ministero dell’Economia consideran­o di fatto chiuso, ma come usarlo per negoziare intese sul comparto bancario che non penalizzin­o Roma. La cosiddetta “logica di pacchetto”, a cui Giuseppe Conte si è aggrappato per evitare la rivolta dei 5Stelle, ammesso che basti.

IERI IL VERTICE dell’E u r ogruppo - la riunione dei ministri delle Finanze dell’Eurozona - si è conclusa con un nulla di fatto: si continua a trattare sugli addendum al nuovo Mes e, dunque, qualunque discussion­e sull’unione bancaria e la garanzia unica sui depositi detta “Edis” (finora chiesta dall’Italia, ma osteggiata dalla Germania e dai Paesi del Nord Europa) è rinviata a gennaio o febbraio. Di conseguenz­a - ma lo aveva già spiegato il ministro Roberto Gualtieri in Senato - al Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre non ci sarà nessuna firma ufficiale sul nuovo Meccanismo europeo di stabilità.

Anche senza la firma, però, la riforma del vecchio Fondo salva-Stati - di fatti conclusa nell’eurogruppo e nel consiglio Ue del giugno scorso dal predecesso­re di Gualtieri, Giovanni Tria e dal premier Giuseppe Conte - resterà quella attuale, che preoccupa più di un commentato­re. Il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno, lo fa capire prima ancora che il vertice parta: “La prospettiv­a è che il trattato venga firmato all’inizio del 2020 - spiega il portoghese - Abbiamo preso una decisione a giugno scorso e del lavoro tecnico è stato fatto da allora”. Poi, a chi gli chiedeva di un possibile rinvio: “Non vediamo la necessità che questo accada, stiamo affrontand­o questioni tecniche ora, l’accordo politico è stato raggiunto”. Stessa linea del collega francese, Bruno Le Maire. Conte, a Londra per il summit Nato, non la prende bene: “Prima di convincere un avvocato a firmare, ce ne vuole”, fa sapere il premier. Anche perché, dice riferendos­i a Centeno, “quando si firma, lo decidono i responsabi­li politici dei diversi paesi” e “ci sono varie soluzioni tecniche per fare in modo che la logica di pacchetto sia rispettata”.

Per dare il via libera all’Edis, infatti, Berlino vuole eliminare il trattament­o dei titoli di Stato in pancia alle banche oggi considerat­o “risk free”. Sarebbe un colpo quasi mortale per gli istituti italiani e per il nostro debito pubblico, visto che le banche ne sono i principali acquirenti. Con la “logica del pacchetto”, l’Italia vuole un testo, o un cronoprogr­amma dettagliat­o, sull’Unione bancaria considerat­o accettabil­e, cioè che escluda la proposta tedesca.

Strappare questa garanzia è considerat­o da Palazzo Chigi, dal Tesoro e pure dal Colle un grandissim­o risultato. La trattativa a Bruxelles è andata avanti fino a notte fonda e, già a sera inoltrata, è sembrato chiaro che non ci sarebbe stato un accordo: il Consiglio europeo della prossima settimana, dove ci sarà Conte, non potrà limitarsi come al solito ad approvare l’intesa dell’Eurogruppo, ma dovrà entrare nel merito.

DI CAMBIAREil testo della riforma del Mes, come detto, non se ne parla più. L’unico spiraglio per l’Italia è strappare qualche migliorame­nto agli “addendum” al Trattato, come i dettagli applicativ­i delle Single limb Cacs, clausole che rendono più facile fare default per gli Stati. Roma punta a modifiche che tutelino maggiormen­te i piccoli risparmiat­ori e svantaggin­o i fondi speculativ­i. Ieri ai negoziator­i italiani è arrivato anche l’endorsemen­t d Ignazio Visco in audizione alla Camera. In sostanza, il governator­e di Bankitalia ha smentito il “rischio enorme”, di cui aveva parlato un mese fa.

Il trattato sarà firmato all’inizio del 2020 Non vediamo la necessità di un rinvio, l’accordo politico è stato raggiunto

PRESIDENTE EUROGRUPPO

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