“Trump zimbello” Johnson, Trudeau e Macron si sono adeguati all’interlocutore
Una questione che interessa tutti i genitori con figli piccoli e i relativi nonni: mi riferisco agli apparecchi che si attaccano ai seggiolini onde evitare che i genitori (suonati) si dimentichino in macchina la loro creatura. La ministra Paola De Micheli, appena entrata in carica, ha pensato bene di renderli obbligatori: probabilmente non vedeva l’ora di firmare una legge che portasse il suo nome, ma non è stata consigliata per il meglio.
La ministra avrebbe voluto che già il giorno dopo l’entrata in vigore tutti gli automobilisti sprovvisti di questo apparecchio fossero multati, senza considerare che le ditte avrebbero avuto bisogno di tempo per produrne grandi quantità. Allora sempre la medesima testa fine deve averla consigliata di posticipare l’entrata in vigore di questa legge, così siamo slittati a marzo 2020. Ma non è finita: dato che questi apparecchi funzionano con il Bluetooth, che succede se non ho il telefono con me? O se è scarico? Il risultato finale sarà che dopo aver fatto spendere una barca di soldi ai cittadini, faranno una legge dicendo che questi dispositivi non sono sicuri, e quindi sono inutilizzabili. Li spediremo tutti a casa della ministra De Micheli?
Il “Fatto” è il mio antidoto alle menzogne della tv
Ho 76 anni e da qualche tempo non riesco più a seguire tv e giornali, inondato e travolto a mia insaputa da valanghe di falsità, bugie smielate e populismi da quattro soldi. Dopo che ho scoperto il nostro Fatto Quotidiano, mi sembra di vivere da alieno in un mondo strano e inaccettabile. Cerco di leggere il Fatto tutti i giorni, ma da qualche mese è diventato un lusso per me. Così lo leggo sporadicamente, oltre alla rassegna quotidiana in tv. Seguo le battaglie serali del bravo e chiaro Travaglio che deve continuare a dire la verità, confutando le menzogne vassallesche di una pletora di giornalisti inutili e dannosi.
HO VISTO il video della tv canadese, che mostra i leader delle potenze occidentali zimbellare amabilmente Donald Trump conversando tra loro al vertice Nato di Londra. Nessuno mette in dubbio che Trump sia un personaggio discutibile, poco equilibrato e a tratti caricaturale. Ma è accettabile per degli uomini di Stato, in un contesto istituzionale, lasciarsi andare a questi siparietti? Senza contare che il presidente Usa decide gli equilibri geopolitici mondiali e forse lo farà per altri quattro anni. Non credo sia saggio trattarlo come una macchietta, quantomeno se ti chiami Emmanuel Macron o Boris Johnson.
GENTILE LETTORE, mi permetta di prendere con lei un drink a un’apericena fra colleghi di lavoro – non a Buckingham Palace, ma al bar sotto l’ufficio – e di scambiare battute sulla politica internazionale. Che cosa ne resta di serio, le chiederei, da quando Donald Trump ne è protagonista? È tutta un mix di tweet, boutades, fanfaronate, contraddizioni, palesi menzogne. E, probabilmente, rideremmo insieme ricordando che, per ridurre l’impatto del mancato aiuto ai curdi sotto attacco della Turchia, il magnate showman lamentò che i curdi non presero parte allo sbarco in Normandia. Macron, Trudeau, Johnson – tu quoque?, clone mi! - e il premier olandese Mark Rutte, che fanno capannello e ridono, martedì sera a Buckingham Palace, prendendosi (almeno apparentemente: l’audio non è per nulla chiaro) gioco di Trump si sono in fondo adeguati al loro interlocutore. Che ha sdoganato dabbenaggine e grossolanità nella politica internazionale. In realtà, non è proprio così, perché episodi del genere non sono inediti: ricordo un gustoso quanto improvvido duetto davanti alla caraffa del succo d’arancia tra George W. Bush e Tony Blair, aunlunch di lavoro del Vertice del
Cercate di far capire alla gente che il criminale non è chi vuole cambiare questa società, ma chi l’ha costruita come oggi la troviamo. Grazie e buon lavoro,
Giustizia, i nostri politici odiano le persone oneste
Provo a mettere in fila alcuni dati dal pianeta giustizia: 150mila reati prescritti ogni anno; un esercito di addetti alle notifiche che potrebbero farsi tramite pec; il 13% dei
G7 di Leningrado, con bersaglio il padrone di casa Vladimir Putin. Nessuno, però, ci badava troppo, perché la sostanza stava altrove e le gaffes, frutto di rilassatezza o distrazione, erano una nota a margine; adesso, invece, che la sostanza non c’è, o che si preferisce glissarci sopra, l’episodietto diventa la storia. Meglio, comunque, che il sorrisetto ci scappi ai drink: lo si può liquidare con una battuta; al più, se sei Trump e ti prendi molto sul serio, con un tweet. Se invece ti scappa in conferenza stampa, come successe a Sarkozy e alla Merkel nei confronti di Berlusconi, il sorrisetto annuncia guai grossi. Ma, in conferenza stampa, ieri e martedì, a Londra, i nostri eroi erano tutti serissimi. procedimenti definiti in Cassazione che ha ad oggetto ricorsi contro sentenze di patteggiamento; processi che si azzerano se anche un solo magistrato del collegio si ammala o viene trasferito; la vittima costretta a presentarsi in udienza per ripetere le stesse cose contenute nella denuncia, in ossequio al principio per cui la prova si forma in dibattimento; l’improvviso abbassamento del tetto di pensione dei magistrati da 75 a 70.
Se per miracolo si arriva a sentenza, allora è un tripudio di indulti mascherati per svuotare le carceri, provvedimenti di clemenza (con l’alibi della buona coscienza cristiana), liberazione anticipata in virtù dello sconto di un quarto della pena per buona condotta. Se invece si tratta di pene pecuniarie, lo Stato riesce a incassare solo il 3% delle somme.
Di fronte a questo quadro desolante gli avvocati scioperano contro lo stop alla prescrizione, mentre i risultati della Commissione di studio
Una volta tanto i sondaggi descrivono un Paese che ha fiducia nel premier (alla faccia delle Iene che tentano di screditarlo), il quale ha dimostrato quantomeno la veridicità del detto “beati monoculi in terra caecorum” e ha preparazione giuridico-amministrativa e cultura certamente superiori alla maggior parte dei nostri rappresentanti in Parlamento: in una parola, è l’unico statista che abbiamo. Tutto ciò premesso, non si capisce come resista Conte con i due compari e alleati Di Maio e Zingaretti, i quali dimostrano ogni giorno di più che non sono mai d’accordo tra loro, ma solo una volta per uno con il premier. E allora – e qui concordo con quanto ha scritto Padellaro su questo giornale – vorrei chiedere a Conte cosa aspetta, rebus sic stantibus, a recarsi al Quirinale per parlare con Mattarella e rimettere il mandato, staccando, come si suol dire, la spina, ovvero tecnicamente dimettersi. Spetterà, poi, alla prudenza del presidente Mattarella indire subito le elezioni anticipate, rischiando però la prevedibile vittoria della Lega e di Salvini, o meglio ancora proporre un governo sino alla scadenza elettorale prevista dalla legge e incaricare eventualmente un tecnico indipendente come Mario Draghi per varare un esecutivo di salute pubblica.
Diamo voce al dramma degli operai metalmeccanici
Il mio pensiero va alla crisi degli operai metalmeccanici: cassa integrazione e industrie chiuse o in difficoltà, come nella mia Piombino. Mi auguro che si possa amplificare la voce di questa realtà e delle persone che grazie a essa vivono e lavorano.