“Ormai è tardi: sfida poveri-ricchi per le regioni con un clima sano”
IlsummitCop25 Dati dell’Onu sempre più allarmanti. Il climatologo Mercalli: “Anche arrivando a emissioni zero avremo conseguenze gravi”
Quasi mezzo milione di vittime e danni per 3,5 miliardi di dollari. È il bilancio degli oltre 12mila eventi meteorologici estremi (cicloni, siccità, ondate di calore) che hanno colpito il pianeta tra il 1999 e il 2018, secondo i numeri del Climate Risk Index presentato alla Cop25 di Madrid dalla ong tedesca Germanw at ch . E le catastrofi ambientali non sono più un’esclusiva del Sud del mondo: in cima alla lista dei Paesi più colpiti nel 2018, dice il rapporto, ci sono Giappone e Germania. L’Italia, invece, è al sesto posto per numero di morti nell’ultimo decennio. “Il cambiamento climatico presto sarà un’ emergenza sociale visibile a chiunque”, dice al Fatto Luca Mercalli, climatologo e docente, il più noto divulgatore italiano su questo tema.
Dottor Mercalli, siamo ancora in tempo?
Il processo ormai è irreversibile. Se arriviamo allo zero netto di emissioni entro il 2050, come ha chiesto la Commissione Ue, possiamo evitare la catastrofe. Ma anche riuscissimo a mantenere il riscaldamento globale sotto i 2 gradi, vedremo comunque effetti molto pesanti nei prossimi decenni.
Per esempio?
Le migrazioni. Avremo una fuga di massa dai Paesi caldi dove vivere sarà diventato impossibile. Al contrario ci saranno isole per ricchi, zone con temperature ancora accettabile dove si farà a gara per stabilirsi. In Italia, ad esempio, immagino una fuga dalle grandi città verso i borghi dell’A p p e nnino. E poi nuove forme di sfruttamento: i privilegiati che lavorano in ufficio se la caveranno con i condizionatori. Ma chi accetterà di lavorare all’aria aperta? I disperati, chi non può permettersi altro. Saranno gli schiavi del prossimo futuro.
Come valuta i primi giorni della Conferenza Onu sul clima a Madrid?
Le prime giornate sono sempre uguali: appelli ogni volta più allarmati, che condivido al 100%. Ma di appelli ne ascoltiamo da trent’anni e restiamo sempre in questo stato d’inerzia estenuante.
Ci sono Stati più responsabili di altri?
Gli Usa di Trump, che ha scelto di uscire dagli accordi di Parigi comunicando un pericoloso messaggio di negazione. E poi Cina, India e gli Stati del sud-est asiatico, tra i più restii a limitare le emissioni.
Non è comprensibile, visto che i Paesi occidentali hanno inquinato per anni senza limitazioni?
Se siamo tutti su un aereo che precipita è inutile stare a litigare. I governi dei Paesi in via di sviluppo sanno bene che gli effetti del riscaldamento globale sarebbero devastanti anche per loro. Cercano di negoziare in modo da non uscirne “cornuti e mazziati”, e d’altra parte è a questo che servono le Cop.
Il Global Risk Index propone uno strumento finanziario specifico dell’Onu per i danni climatici, una specie di assicurazione.
Può certamente aiutare, ma solo fino a un certo punto. Con la frequenza che hanno assunto gli eventi estremi negli ultimi anni, alcuni Paesi rischiano di non risollevarsi più. Si creano effetti a lungo termine sull’economia e anche sulla psicologia delle persone. Prenda Venezia: un’acqua alta al mese è accettabile, due o tre lo sono meno, quando diventano quattro o cinque allora te ne vai. Nel resto del mondo è lo stesso.
Chi accetterà di lavorare all’aria aperta, senza condizionatore? Solo i disperati, gli schiavi dei prossimi decenni