Intercettazioni, pm in allarme sul caos del bavaglio Orlando
I procuratori chiedono un regime transitorio
■U n’altra mina sul terreno “giustizia” per i giallo-rosa I capi dei principali uffici giudiziari (Milano, Napoli, Roma, Firenze, Palermo) scrivono a Bonafede: dal 1° gennaio ci sarà un doppio sistema con cui fare le registrazioni
Lo scontro tra Pd e Cinque Stelle sulla riforma della prescrizione si è appena placato, ma c’è subito un’altra mina che rischia di dividere la maggioranza giallorosa. È la riforma delle intercettazioni targata Andrea Orlando, che da Guardasigilli la firmò all’epoca dei governi Renzi e Gentiloni. Un testo finora congelato dal suo successore, il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, se non dovessero esserci novità, però, anche il nuovo regime delle intercettazioni scatterà a gennaio. Come il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio.
MA PROPRIO sul tema delle intercettazioni stanno per intervenire i capi delle principali Procure italiane, al lavoro su una lettera da indirizzare al ministero della Giustizia. La missiva sta per essere ultimata e trova d’accordo i procuratori di Milano Francesco Greco, di Napoli Giovanni Melillo, di Firenze Giuseppe Creazzo, di Palermo Franco Lo Voi e del facente funzioni di Roma Michele Prestipino.
Non sarà un’interferenza nelle prerogative della politica: nessun attacco da parte dei magistrati. Ma è un testo che si basa sulle necessità di capire quale norma applicare da gennaio, in assenza di modifiche o nuove proroghe al testo di Orlando, per le intercettazioni già in corso e per quelle che verranno in indagini già partite. Il punto critico che verrà sottolineato nella lettera è che il dl Orlando non ha previsto un regime transitorio che regoli l’attività già in corso di pm e polizia giudiziaria. Quindi la nuova riforma a quali casi si applica? Alle indagini che nasceranno in futuro o anche a quelle già iniziate che, però, finora hanno seguito una normativa diversa, cioè quella in vigore fino al 31 dicembre?
In astratto, proprio in assenza di una norma transitoria, anche secondo altri magistrati da noi interpellati, ci potrebbe essere un “regime misto” per casi a cavallo tra la vecchia legge e quella nuova. Insomma, i procuratori chiedono al governo di chiarire alcuni aspetti, compresi quelli legati alla formazione del personale e all’adeguamento delle misure organizzative da attivare nelle Procure per gli apparati elettronici e digitali.
Proprio questo necessario adeguamento è stato l’appiglio delle proroghe decise da Bonafede, che hanno congelato finora la riforma approvata nel 2017 – tra le proteste di pm e avvocati, per la prima volta uniti – dal governo Pd-Ncd. La prima proroga risale al luglio 2018: era appena nato il governo gialloverde. La seconda è di aprile 2019 fino ad agosto, quando è stata disposta la terza, che scade a fine anno.
MA COSA potrebbe cambiare la riforma Orlando? In base alla vecchia normativa, la polizia giudiziaria è tenuta a redigere il “brogliaccio”, cioè un riassunto delle registrazioni, in modo che pm e avvocati possano avere sotto gli occhi, a grandi linee, tutto il materiale e valutare se ci siano intercettazioni utili anche in un momento successivo alla prima selezione. Con la legge Orlando ciò non avverrà più: la polizia giudiziaria potrà scrivere solo data e ora delle intercettazioni che ritiene irrilevanti (un giudizio di merito affidato ad agenti di polizia giudiziaria, dipendenti gerarchicamente dal governo, e non più ai pm) e che finiranno in un archivio riservato delle Procure. A que
Dal prossimo anno Le toghe chiedono quali regole seguire per le registrazioni delle indagini in corso
La controriforma Bonafede finora l’aveva congelata Si rischia una nuova battaglia Pd-M5S
sto punto sarà il pm che “con decreto motivato” potrà ordinarne la trascrizione se ne valuta “la rilevanza per i fatti oggetto di prova”. Ma ciò che in un certo momento è irrilevante può diventare importante nelle indagini successive. Per non parlare delle conseguenze per gli indagati, i difensori e anche per la stampa, con le tante intercettazioni che resteranno chiuse negli archivi e mai verranno rese pubbliche.
Non solo. La riforma targata Pd prevede anche il divieto di riportare le intercettazioni nei provvedimenti se non per riassunto: pm e gip potranno riportarle solo “quando è necessario” e nei “brani essenziali”. Infine, in barba ai diritti di difesa, gli avvocati potranno solo ascoltare le intercettazioni ritenute irrilevanti senza farne copia, nè prendere appunti nè leggerne la trascrizione. Tutte norme nate dalla volontà di impedire che certe notizie, magari penalmente irrilevanti ma politicamente importanti per la loro rilevanza pubblica, finiscano sui giornali.
ORA IL GOVERNO dovrà rispondere ai procuratori. Il ministro Bonafede non ha mai nascosto l’ostilità al “bavaglio” di Orlando, difeso a spada tratta dal Pd. Un nuovo fronte si apre così nella maggioranza giallo-rosa, intrecciandosi con quello sulla prescrizione.