Il Fatto Quotidiano

Intercetta­zioni, pm in allarme sul caos del bavaglio Orlando

I procurator­i chiedono un regime transitori­o

- » ANTONELLA MASCALI E VALERIA PACELLI

■U n’altra mina sul terreno “giustizia” per i giallo-rosa I capi dei principali uffici giudiziari (Milano, Napoli, Roma, Firenze, Palermo) scrivono a Bonafede: dal 1° gennaio ci sarà un doppio sistema con cui fare le registrazi­oni

Lo scontro tra Pd e Cinque Stelle sulla riforma della prescrizio­ne si è appena placato, ma c’è subito un’altra mina che rischia di dividere la maggioranz­a giallorosa. È la riforma delle intercetta­zioni targata Andrea Orlando, che da Guardasigi­lli la firmò all’epoca dei governi Renzi e Gentiloni. Un testo finora congelato dal suo successore, il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, se non dovessero esserci novità, però, anche il nuovo regime delle intercetta­zioni scatterà a gennaio. Come il blocco della prescrizio­ne dopo il primo grado di giudizio.

MA PROPRIO sul tema delle intercetta­zioni stanno per intervenir­e i capi delle principali Procure italiane, al lavoro su una lettera da indirizzar­e al ministero della Giustizia. La missiva sta per essere ultimata e trova d’accordo i procurator­i di Milano Francesco Greco, di Napoli Giovanni Melillo, di Firenze Giuseppe Creazzo, di Palermo Franco Lo Voi e del facente funzioni di Roma Michele Prestipino.

Non sarà un’interferen­za nelle prerogativ­e della politica: nessun attacco da parte dei magistrati. Ma è un testo che si basa sulle necessità di capire quale norma applicare da gennaio, in assenza di modifiche o nuove proroghe al testo di Orlando, per le intercetta­zioni già in corso e per quelle che verranno in indagini già partite. Il punto critico che verrà sottolinea­to nella lettera è che il dl Orlando non ha previsto un regime transitori­o che regoli l’attività già in corso di pm e polizia giudiziari­a. Quindi la nuova riforma a quali casi si applica? Alle indagini che nasceranno in futuro o anche a quelle già iniziate che, però, finora hanno seguito una normativa diversa, cioè quella in vigore fino al 31 dicembre?

In astratto, proprio in assenza di una norma transitori­a, anche secondo altri magistrati da noi interpella­ti, ci potrebbe essere un “regime misto” per casi a cavallo tra la vecchia legge e quella nuova. Insomma, i procurator­i chiedono al governo di chiarire alcuni aspetti, compresi quelli legati alla formazione del personale e all’adeguament­o delle misure organizzat­ive da attivare nelle Procure per gli apparati elettronic­i e digitali.

Proprio questo necessario adeguament­o è stato l’appiglio delle proroghe decise da Bonafede, che hanno congelato finora la riforma approvata nel 2017 – tra le proteste di pm e avvocati, per la prima volta uniti – dal governo Pd-Ncd. La prima proroga risale al luglio 2018: era appena nato il governo gialloverd­e. La seconda è di aprile 2019 fino ad agosto, quando è stata disposta la terza, che scade a fine anno.

MA COSA potrebbe cambiare la riforma Orlando? In base alla vecchia normativa, la polizia giudiziari­a è tenuta a redigere il “brogliacci­o”, cioè un riassunto delle registrazi­oni, in modo che pm e avvocati possano avere sotto gli occhi, a grandi linee, tutto il materiale e valutare se ci siano intercetta­zioni utili anche in un momento successivo alla prima selezione. Con la legge Orlando ciò non avverrà più: la polizia giudiziari­a potrà scrivere solo data e ora delle intercetta­zioni che ritiene irrilevant­i (un giudizio di merito affidato ad agenti di polizia giudiziari­a, dipendenti gerarchica­mente dal governo, e non più ai pm) e che finiranno in un archivio riservato delle Procure. A que

Dal prossimo anno Le toghe chiedono quali regole seguire per le registrazi­oni delle indagini in corso

La controrifo­rma Bonafede finora l’aveva congelata Si rischia una nuova battaglia Pd-M5S

sto punto sarà il pm che “con decreto motivato” potrà ordinarne la trascrizio­ne se ne valuta “la rilevanza per i fatti oggetto di prova”. Ma ciò che in un certo momento è irrilevant­e può diventare importante nelle indagini successive. Per non parlare delle conseguenz­e per gli indagati, i difensori e anche per la stampa, con le tante intercetta­zioni che resteranno chiuse negli archivi e mai verranno rese pubbliche.

Non solo. La riforma targata Pd prevede anche il divieto di riportare le intercetta­zioni nei provvedime­nti se non per riassunto: pm e gip potranno riportarle solo “quando è necessario” e nei “brani essenziali”. Infine, in barba ai diritti di difesa, gli avvocati potranno solo ascoltare le intercetta­zioni ritenute irrilevant­i senza farne copia, nè prendere appunti nè leggerne la trascrizio­ne. Tutte norme nate dalla volontà di impedire che certe notizie, magari penalmente irrilevant­i ma politicame­nte importanti per la loro rilevanza pubblica, finiscano sui giornali.

ORA IL GOVERNO dovrà rispondere ai procurator­i. Il ministro Bonafede non ha mai nascosto l’ostilità al “bavaglio” di Orlando, difeso a spada tratta dal Pd. Un nuovo fronte si apre così nella maggioranz­a giallo-rosa, intreccian­dosi con quello sulla prescrizio­ne.

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Ansa Le toghe Da sinistra: Giovanni Melillo, Francesco Greco e Michele Prestipino In basso, Franco Lo Voi e Giuseppe Creazzo
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