Raddoppio di Fiumicino, nonostante lo stop Benetton ci riprova. E aumenterà le tariffe
Finanziare la quarta pista, da costruire sui terreni di famiglia, saranno i viaggiatori
Lo
Stato stabilisce che il raddoppio dell’aeroporto di Fiumicino non si deve fare. E i Benetton, che quello scalo hanno in concessione con Aeroporti di Roma (AdR), che rispondono? Che il raddoppio lo fanno lo stesso.
QUASI in contemporanea con la decisione del ministero dell’Ambiente di pubblicare le conclusioni della Valutazione di impatto ambientale (Via), già anticipate dal Fatto e contrarie al raddoppio dell’aeroporto, l’ad di Adr Ugo De Carolis ha spiegato al Sole 24 Oreche di riffa o di raffa i Benetton hanno deciso di procedere ugualmente a modo loro.
Implicitamente ribadendo il concetto che considerano di fatto lo scalo romano come l’argenteria di casa e non un bene pubblico ricevuto dallo Stato con cui realizzare giusti profitti, ovviamente, ma soprattutto per curare l’i ntere sse generale nel rispetto delle leggi. Comprese quelle norme che sanciscono l’esistenza di una Riserva naturale statale proprio nei terreni in cui i
Benetton vorrebbero si espandesse l’aeroporto e che, guarda caso, sono in larga misura di loro proprietà. Siccome il manager di Adr prevede che per raddoppiare lo scalo con la costruzione di una quarta pista saranno necessari investimenti massicci, per finanziarli non esclude neppure un nuovo aumento delle tariffe. Che sarebbe pagato dai viaggiatori in partenza e in arrivo a Roma con rincari dei biglietti aerei che si sommerebbero ai notevoli incrementi tariffari (dai 10 ai 12 euro in media a biglietto) concessi alla vigilia di Natale di 7 anni fa dal governo Monti che di lì a qualche giorno si sarebbe dimesso. In forza di questi aumenti, i Benetton dal 2013 al 2018 si sono elargiti a Fiumicino dividendi stellari, quasi un miliardo di euro.
DI FRONTE alla caparbia insistenza dei Benetton per il raddoppio dell’aeroporto, i dirigenti del Comitato Fuoripista annunciano nuove battaglie. Dopo essersi impegnati per anni non contro lo sviluppo di Fiumicino che, anzi, considerano auspicabile, ma contro l’espansione dello scalo sui terreni della Riserva (ritenuto dannoso e inutilmente dispendioso), un paio di giorni fa il Comitato Fuoripista aveva brindato all’ottimo successo ottenuto con la Valutazione di impatto ambientale che sbarrava la strada proprio al raddoppio. Ma le dichiarazioni dell’ad di Fiumicino, che invece quel raddoppio lo contempla di nuovo, sono state per loro una doccia gelata e una campana d’allarme che li costringe a riprendere l’iniziativa.
I nuovi rincari
Si sommerebbero a quelli del 2012, che hanno portato dividendi di quasi 1 miliardo per Atlantia
In 43 pagine, la Commissione ministeriale per l’impatto ambientale non si limita a spiegare con dovizia di particolari che è una pretesa assurda voler espandere un aeroporto con tutto quello che si porta dietro (piste, alberghi, centri commerciali, parcheggi, ferrovie, nuove vie di collegamento etc.) sui terreni di una Riserva naturale statale.
MA LA COMMISSIONE fa di più: rimprovera ai manager dello scalo di aver studiato per Fiumicino un progetto, il Masterplan 2030, che non prendeva minimamente in considerazione la possibilità di raggiungere gli stessi obiettivi di sviluppo, cioè la copertura degli incrementi di traffico previsti e auspicabili, utilizzando la parte libera dei 1.588 ettari del sedime aeroportuale esistente. Stando alle dichiarazione dell’amministratore di Fiumicino, i Benetton ora puntano al raddoppio dello scalo con la costruzione di una quarta pista che invaderebbe i terreni della riserva per un totale di 264 ettari.
Avverte il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa (M5S): “La Commissione Via è stata chiarissima e quella decisione non può essere ignorata. Ora si parla di quarta pista e noi non siamo contrari a prescindere. L’importante è che essa non impatti con la riserva e non ci siano conseguenze ambientali”.