La Germania può: la banca si salva con i soldi pubblici
Duepesi, duemisure La malmessa NordLb sarà aiutata con 3,6 miliardi provenienti da due Land. La Commissione Ue: “Non sono aiuti di Stato”
Una certa preveggenza gli va riconosciuta. “È tutto in linea con le norme Ue”, diceva il governo regionale della Bassa Sassonia il 2 febbraio. “È tutto in linea con le norme Ue”, ha detto ieri la Commissione europea. E così la malmessa banca pubblica Norddeutsche Landesbank – Gi ro ze n tr al e (NordLb) verrà salvata con soldi altrettanto pubblici senza che la mitologica Dg Competition di Bruxelles abbia ravvisato tracce dei malefici “aiuti di stato”.
Tutto a posto e tanti saluti a Banca Etruria e alle altre cinque o sei banche italiane che, in un modo o nell’altro, sono andate a ramengo mentre la Commissione Ue bloccava qualunque aiuto pubblico e costringeva l’Italia alla spoliazione persino dei piccoli risparmiatori. La decisione era talmente scontata che questo giornale – dopo l’annuncio “informale” del via libera sui giornali tedeschi – ne aveva dato notizia un mese fa. D’altra parte che le leggi - nel caso di scuola la direttiva Brrd nota agli amici come bail-in e il resto del diritto comunitario - si applichino ad alcuni (gli italiani, ad esempio) e si interpretino per altri (i tedeschi, per dire) è un fatto universalmente noto nel
A QUESTO “BAIL-OUT” parteciperà con 1,1 miliardi anche il fondo di tutela dei depositi tedesco: uno strumento che l’Ue ci vietò di usare per Tercas, innescando il “bail-in” di Etruria & C. Tercas è poi finita a PopBari, che ora ha bisogno di aiuto ring commerciale denominato Unione europea. Stavolta, va detto, la cosa è talmente scoperta che persino uno dei padri ideologici del kamasutra regolamentare Ue in materia bancaria – l’economista francese Nicolas Véron del Bruegel – ha attaccato Margrethe Vestager su Twitter: “C’è un solo esperto indipendente che trovi l’approvazione della Commissione Ue del salvataggio pubblico di NordLb altro che squisitamente politica?”.
RICAPITOLIAMO. NordLb è una banca con un bilancio da 150 miliardi (dieci e più volte Etruria, per capirci) di proprietà dei Land della Bassa Sassonia ( 59,1%) e Sassonia-Anhalt (5,5%) e per il resto di un gruppo di piccole casse di risparmio locali. Nel 2018 ha chiuso l’anno in rosso per oltre due miliardi e anche quest’anno dovrebbe finire in perdita: pesano in particolare sull’istituto le “sofferenze”(Npl) accumulate nel settore navale, che zavorrano i conti. Alla fine dello scorso anno era chiaro a tutti che, per far fronte alle perdite passate e future, alla banca serviva capitale fresco e un piano che la rimettesse in carreggiata. All’inizio del 2019 i fondi americani Cerberus e Centerbridge fanno un’offerta: vogliono il 50% della banca per soli 900 milioni e presentano un piano lacrime e sangue. L’offerta però, che significherebbe la perdita del controllo dell’istituto da parte dei due Land e una discreta mazzata per l’economia dell’area, viene respinta e ne nasce il salvataggio pubblico.
NordLb verrà aiutata con 3,6 miliardi di soldi pubblici, che però “non sono aiuti di Stato”: lo diceva a febbraio la politica tedesca, lo dice ora anche la Commissione Ue. A guardare la cosa da vicino è un po’difficile nascondere il ruolo dello Stato: la regione della Bassa Sassonia mette un miliardo e mezzo, la Sassonia-Anhalt altri 200 milioni, un altro miliardo abbondante le casse di risparmio attraverso, pare, il Fondo di garanzia dei depositi delle Landesbank (ci torneremo); in aggiunta sempre la Bassa Sassonia ci mette altri 800 milioni di garanzie. Nel frattempo il bilancio della banca si ridurrà sotto i 100 miliardi abbandonando il settore navale, e il personale verrà dimezzato entro il 2024 (da 5.600 a 2.800 persone).
E che dice Bruxelles? “Il piano non presenta aiuti di Stato (...) Le misure sono realizzate a condizioni di mercato, nel senso che lo Stato riceverà una remunerazione del capitale in linea con quella che avrebbe accettato un privato nelle stesse circostanze”. Chi lo ha stabilito? Ma quelli di NordLb e la Commissione, ovviamente: anche se a giudicare dalle svalutazioni e ristrutturazioni sottese all’offerta di Cerberus non parrebbe proprio. Anche loro, comunque, hanno avuto la loro parte: un pacchetto da 2,6 miliardi di Npl “navali” è finito a prezzo vile proprio al fondo del trumpiano Steve Feinberg.
La scheda
PARTICOLARMENTE curioso – a non voler vedere i 2,5 miliardi di fondi regionali – che circa un terzo del salvataggio sia realizzato dal Fondo interbancario tedesco. È curioso perché quello italiano – alimentato dai soldi che le banche devono versarci per legge – fu proprio lo strumento che nel 2015 la Commissione Ue ci vietò di usare per la Cassa di Teramo (Tercas) innescando al giro successivo il bail-inper Etruria e le altre. Il 19 marzo scorso, poi, la Corte di giustizia Ue ha stabilito – su ricorso dell’Italia – che ricorrere al fondo di garanzia sui depositi non è un aiuto di Stato: la commissaria Vestager ha presentato appello contro quella sentenza. Cosa è successo a Tercas? Su “co n s i g l i o ” di Banca d’Italia se l’è caricata la Popolare di Bari, che però non ne regge il peso: è il prossimo, urgente salvataggio italiano da discutere con la “Direzione Due pesi e Due misure” detta Dg Competition.