Adrian l’orologiaio e il tempo che passa
Ognuno ha il suo iceberg, anche se non tutti hanno il loro Titanic. Il varietà del sabato sera incontrò il suo iceberg alla fine del 1987, quando la Rai affidò Fantastico 8 all’orologiaio Adrian, meglio noto come Adriano Celentano. Gli orologi e la morte sono parenti stretti, aveva già notato Lawrence Sterne; infatti quel bilanciere titanico fu smontato in modo inesorabile e geniale pezzo per pezzo, vite dopo vite. Gli sguardi preoccupati di Maurizio Micheli, quelli atterriti di Massimo Boldi durante i sermoni a picco sul vuoto erano e restano indimenticabili. Già allora si capiva che nulla sarebbe stato più come prima, anche se avrebbe fatto finta di esserlo.
Ma la vita propone strane simmetrie. Esattamente 32 anni dopo, Celentano è tornato per fare un’altra sorpresa, invece la sorpresa l’ha ricevuta. Non c’è più nulla da smontare in video. Il varietà, i palinsesti, il sabato, l’evento sono pezzi sparsi, fluttuanti nell’etere. Passato lo stupore, l’orologiaio ha dovuto rassegnarsi a fare un postvarietà a tratti povero, a tratti surreale, a tratti commovente, come nei duetti generazionali con Morgan e Marco Mengoni. Non un programma di Celentano; un programma con Celentano. Il dio della Tv si è voluto vendicare? Non lo sapremo mai, ma non c’è dubbio, Adriano è stato colto alla sprovvista. “Gli ultimi dieci anni li ho passati a fare l’animazione di Adrian”, ha detto. Forse il guaio è tutto qui. Il tempo non passa mai così veloce come quando non guardiamo l’orologio.