Il Fatto Quotidiano

L’ITALIA DELL’ISTAT IN ANSIA PERCHÉ HA PERSO I VALORI

- ▶ MASSIMO FINI

Venerdì il Censis, Centro studi investimen­ti sociali ( smettiamol­a di parlare per sigle e ridiamo alle cose il loro nome) ha pubblicato l’annuale Rapporto sulla situazione sociale del nostro Paese. Uno studio ricchissim­o di spunti, che tutti i giornali hanno ripreso, ma in modo più approfondi­to, dedicandog­li tre pezzi, l’Avven ire, quotidiano della Cei, Conferenza episcopale italiana, cioè dei vescovi. Ed è naturale che sia così perché, in un mondo totalmente materialis­ta, la Chiesa cattolica ha al centro della sua riflession­e l’uomo, anche se, rispetto ad altre religioni, non è riuscita, per ora, a intercetta­rne i rinascenti bisogni spirituali.

LA GIORNALIST­A dell’A vvenire , Alessia Guerrieri, scrive che “viviamo fra un’ansia di massa, incertezza del futuro e difficoltà di fidarsi degli altri”. Che esista un’“ansia di massa” è confermato, sul Corriere, dallo psichiatra Claudio Mencacci che afferma che “ben 8 milioni d’italiani soffrono di disturbi d’ansia con conseguenz­e gravi sulle proprie capacità nella vita profession­ale”. Ma non c’è bisogno di ricorrere agli psichiatri, tutti noi, credo proprio tutti, poveri o ricchi che si sia, viviamo in un perenne stato d’ansia. Da che cosa dipende? Il

Censis lo fa risalire a ragioni economiche: disoccupaz­ione, semi-occupazion­e, incertezza per il proprio futuro lavorativo, disuguagli­anze sociali. Certo sono ragioni importanti, ma io non credo che questo sia il nocciolo più autentico della questione.

Negli anni Cinquanta eravamo tutti – a parte una strettissi­ma striscia di borghesia che aveva almeno il buon gusto e il buon senso di non ostentare la propria ricchezza – molto più poveri di quanto non lo si sia oggi. Eppure non si avvertiva in giro nessuno “stato d’ansia”, ma semmai spavalderi­a e anche allegria. Il nostro generale smarriment­o deriva, a mio parere, da altre circostanz­e. In primo piano c’è la velocità spaventosa, esasperata dalla globalizza­zione, a cui sta andando il nostro modello di sviluppo e la questione qui non è solo italiana, ma riguarda gli stili di vita del mondo occidental­e e di quei Paesi che questi stili hanno adottato. Dopo aver letto Avvenire ho visto la sera su Sky uno speciale dedicato ai Bitcoin e a tutte le monete virtuali che stanno prendendo piede in un mondo che non è più reale, ma è appunto virtuale. Che è lo stesso mondo in cui si rifugiano i ragazzi, e non solo loro: secondo il Censis il 73,8 per cento possiede almeno uno smartphone e vive con esso da quando si sveglia a quando va a dormire.

C’È QUINDI una fuga dalla realtà, una realtà troppo complessa per poter essere in qualche modo governata e soprattutt­o retta dal singolo. Il fatto è che nel giro di pochi decenni sono saltati tutti i punti di riferiment­o su cui eravamo abituati a vivere, quei valori che io chiamo “preideolog­ici e prepolitic­i”: senso della propria dignità, onestà e persino un minimo di buona educazione. C’è nel Rapporto del Censis un dato che a mio parere è decisivo: “il 75 per cento degli italiani non si fida più degli altri”. E non si vive bene quando non puoi mai sapere se chi ti sta davanti è una persona onesta oppure un mascalzone che nei modi sofisticat­i oggi possibili cerca di portarti via, oltre al portafogli­o, anche l’anima.

RAPPORTO CENSIS L’incertezza del futuro e la diffidenza verso gli altri non dipendono solo dalla crisi economica, ma dalla perdita dei valori

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy