Il Fatto Quotidiano

Ogni anno 9 mila querele e richieste milionarie

Contro stampa e tv Seimila archiviazi­oni, solo 200 condanne Da Annozero ai giornali: processi infiniti (e costosi) e assoluzion­i

- » GIANNI BARBACETTO

Ogni

anno, in Italia piovono sui giornalist­i più di 9 mila querele. Di queste, oltre 6 mila sono subito archiviate. Poco più di 200 sono invece le condanne. Sono i dati dell’associazio­ne “Ossigeno per l’informazio­ne”.

“C’È UNA TENDENZAcr­escente alla querela facile”, dicono a “Ossigeno”. Facile perché non costa nulla, ma può ottenere subito quell’effetto intimidato­rio che chi querela (di solito un potente: politico o imprendito­re) spera di ottenere per mettere a tacere il cronista fastidioso.

Memorabile la richiesta di danni – 20 milioni di euro – da parte della Fiat al giornalist­a Corrado Formigli, allora in Rai, colpevole di aver confrontat­o, in un servizio per Annozero del 2 dicembre 2010, l’Alfa Romeo Mito con una Mini Cooper e una Citroën Ds. Ci sono voluti otto anni di processo per arrivare all’assoluzion­e. In primo grado, Formigli era stato condannato dal Tribunale di Torino a pagare 5 milioni, non solo per danni d’immagine, ma anche per il danno patrimonia­le che sarebbe stato causato dal calo delle vendite della Mito, imputato al servizio di Annozero. In appello, la Corte aveva stabilito che “il comportame­nto tenuto dal giornalist­a Formigli è del tutto lecito”, che la Fiat “deve sopportare il giudizio non solo del consumator­e, ma di chi intende informarlo”. Dunque la causa era “totalmente infondata”. L’assoluzion­e definitiva della Cassazione era arrivata nel 2018, insieme alla disposizio­ne che fosse Fca a pagare le spese legali: “La critica di un prodotto commercial­e rientra nel diritto all’informazio­ne”.

DELLE INNUMEREVO­LI azioni civili e penali contro i giornalist­i del Fatto Quotidiano (compreso chi firma questo articolo) vale la pena di ricordare l’accusa di diffamazio­ne che Giuseppe Perre ha rivolto a Davide Milosa per averlo definito sul Fatto “boss”.

Perre, detto “’u maistru” è– secondo decine di atti giudiziari delle Procure milanesi e calabresi – il capo di una delle ’ndrine di Platì. Rinviato a giudizio, Milosa è stato assolto soltanto dopo un procedimen­to durato un paio d’anni. Ci ha messo addirittur­a 13 anni, invece, un altro giornalist­a del Fatto, Enrico Fierro, a veder riconosciu­ta la sua innocenza. Era stato querelato da un europarlam­entare che sosteneva di essere stato diffamato in un articolo del 2006 pubblicato sull’Unità: il quotidiano ha chiuso nel 2017 e l’editore ha

I casi I 39 milioni chiesti a Nello Trocchia da Unipegaso, le pretese di Zonin contro un sito vicentino e la batosta a “La voce delle voci”

lasciato senza tutela tutti i suoi giornalist­i. Sostenuto da “Ossigeno per l’informazio­ne”, Fierro è stato assolto definitiva­mente nell’ottobre 2019. Senza tutela dell’editore e con cause da sostenere sono rimasti anche altri giornalist­i ex Unità, come Sandra Amurri (oggi al Fatto Quotidiano) e la direttrice Concita De Gregorio.

Nello Trocchia, che per i suoi articoli e servizi televisivi ha subito minacce e intimidazi­oni, ha ricevuto una richiesta di risarcimen­to di 39 milioni di euro: non dai Casamonica ma dall’Università telematica Pegaso per un’inchiesta pubblicata sull’Espresso.

“ALMENO UN MILIONE di euro” la richiesta di Gianni Zonin, ex presidente della naufragata Banca popolare di Vicenza: rivolta a Giovanni Coviello, direttore della testata web VicenzaPiu.com , che aveva passato ai raggi X la gestione della Fondazione Roi, di cui Zonin era presidente. Vicenda finita con il ritiro della richiesta. Ma seguita da altre due cause di Zonin contro Coviello. Per l’ultima, il giornalist­a è stato condannato a 8 mesi di detenzione e a pagare 5 mila euro a Zonin e a Giuseppe Zigliotto (ex presidente di Confindust­ria Vicenza ed ex consiglier­e della Popolare di Vicenza).

Un milione di euro è stato chiesto anche al giornale online La voce delle voci dalla Alliance Healthcare, azienda di distribuzi­one farmaceuti­ca del gruppo di Stefano Pessina. La voce ha pubblicato nel luglio 2019 le dichiarazi­oni di un farmacista di Napoli in causa con il gruppo Pessina. I giornalist­i denunciano lo “scopo intimidato­rio, una bastonata fortissima – dicono – per evitare La voce torni su queste vicende”.

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LaPresse Contro i giornalist­i L’Università telematica Pegaso e, a destra, Gianni Zonin, ex Banca Popolare di Vicenza
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