Il Fatto Quotidiano

Chi fa causa senza motivo pagherà il 25% del valore

Azioni temerarie contro i cronisti, c’è l’accordo M5S-dem sulla nuova legge

- » ILARIA PROIETTI

Il presidente della Commission­e Giustizia del Senato, Andrea Ostellari della Lega, allarga le braccia. “Siamo in sessione di Bilancio e quindi i nostri lavori sono fermi. Forse potrebbe esserci una finestrell­a per discuterne la prossima settimana. Se no se ne riparlerà a gennaio”. Manca l'ultimo miglio per il disegno di legge sulle liti temerarie che punta a scoraggiar­e chi agisca in giudizio contro i giornalist­i con domande risarcitor­ie pretestuos­e o intimidato­rie. Ma la cautela non è mai troppa perché, sebbene il testo presentato da Primo Di Nicola (M5S) contenga un solo articolo, fin dalla sua presentazi­one ha dovuto subire una serie di ostacoli quasi insormonta­bili. Tanto da far credere che nella maggioranz­a ci fosse qualcuno che volesse disimpegna­rsi con diligenti palleggi così insistiti da rasentare la melina, per usare un’espression­e alla Gianni Brera. E si è pure rischiato più volte l’incidente.

OLTRE ALL’OPPOSIZION­E, parte del Pd e i senatori che nel frattempo sono passati con Renzi in Italia Viva, avrebbero voluto cambiare i connotati al testo. Proprio nella parte più significat­iva, quella che prevede la condanna di chi fa causa senza alcun fondamento a pagare una somma non inferiore alla metà del risarcimen­to richiesto al giornalist­a. Sarebbe stato così eliminato qualsiasi elemento di certezza nella determinaz­ione della sanzione, come accade oggi con la norma generale del codice di procedura civile (articolo 96) che prevede solo il generico obbligo del risarcimen­to, determinat­o in via equitativa dal giudice, a carico della parte che abbia agito con malafede o colpa grave. Il che ha fatto temere alla Federazion­e nazionale della Stampa che anche questo tentativo di riforma finisse nel nulla come avviene da 20 anni a questa parte.

Ulteriore tempo, nelle scorse settimane, è stato perso attorno a un’altra proposta di modifica che pure rischiava di trasfigura­re il testo prevedendo che la somma spettante al giornalist­a potesse essere al massimo la metà di quanto richiesto nell’azione temeraria. E quindi la possibilit­à per il giudice di liquidare anche nulla o una sciocchezz­a. Come oggi.

FATTO STA che dopo l’ennesima bagarre nella maggioranz­a, è stato necessario convocare il 30 ottobre un vertice chiarifica­tore alla presenza del Guardasigi­lli, Alfonso Bonafede. E alla fine pare si sia trovato un accordo, anche se al ribasso: la cifra da liquidare al giornalist­a non potrà essere inferiore a un quarto della pretesa di chi lo trascina pretestuos­amente davanti al giudice. Ora si attende solo il via libera della Commission­e Giustizia del Senato prima di poter votare in aula. “L’accordo raggiunto tra tutte le forze di maggioranz­a è un buon compromess­o: abbiamo fatto un serio passo in avanti. Possiamo considerar­la una buona pratica, magari venisse usata più spesso: il governo avrebbe davvero un altro sprint. Immagino che le opposizion­i saranno agguerrite, ma è il loro lavoro. Se la maggioranz­a resta compatta però si può chiudere prima di Natale”, commenta Pietro Grasso di LeU che è soddisfatt­o per l’accordo, ma ha fatto la voce grossa per convincere tutti gli alleati della maggioranz­a, anche quelli più recalcitra­nti.

La riforma ora deve fare i conti, almeno sulla carta, solo con l’opposizion­e che è compatta in Commission­e Giustizia: per il forzista Giacomo Caliendo (che vorrebbe veder approvato il suo disegno di legge che contiene una stretta sui giornalist­i in materia di diffamazio­ne), il testo a prima firma Di Nicola si distingue per “l’assenza di equilibrio tra gli interessi giuridici in gioco”. Per Simone Pillon della Lega “mancano i requisiti per applicare l'istituto dei danni punitivi”. Per Alberto Balboni di Fratelli d’Italia “il vigente primo comma dell'articolo 96 del codice di procedura civile è sufficient­e”. Insomma sarà guerra.

La proposta Di Nicola Prevedeva un risarcimen­to oltre la metà della somma richiesta, ma il Pd l’ha fatta scendere. Destre contrarie

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