Il Fatto Quotidiano

“Basta nomine (e grane) politiche in sanità”

L’Aifa ora rischio spoils system anche all’ente per i servizi delle regioni, che sono in rivolta

- » VIRGINIA DELLA SALA

Sono

ore calde per le nomine in Sanità, soprattutt­o ai vertici delle agenzie vigilate. Il ministro Speranza ha cambiato quello dell’Agenzia del farmaco (Aifa), mettendoci un uomo di Zaia, nei giorni scorsi ha ricevuto il parere (tendenzial­mente negativo) del Consiglio di Stato sull’applicazio­ne dello spoils system anche all’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) ed è aperta la ricerca per il direttore generale dell’Aifa.

Viceminist­ro Pierpaolo Sileri, le regioni sono nervose per Agenas. È una buona mossa cercare la nomina politica?

Non in questo caso. Serve un nome condiviso con le Regioni, soprattutt­o ora con il regionalis­mo differenzi­ato e il patto per la salute. È sempre più importante che le nomine non rispondano a logiche politiche. A tutti i livelli devono essere trasparent­i e basate su criteri di merito: dalle direzioni generali degli ospedali agli enti vigilati come l’Aifa o l’Agenas. Gran parte dei danni nei decenni passati nasce proprio dalla politicizz­azione. Poco importa per chi voti un dirigente o un direttore generale, interessa che lavori bene e che porti risultati.

Come evitarlo?

Il M5S ha un disegno di legge depositato al Senato a firma Castellone che prevede la creazione di un albo di commissari sorteggiat­i, una graduatori­a di merito da cui può attingere il governator­e della Regione. Per gli enti vigilati è prevista una valutazion­e collegiale dei curricula, con criteri iniziali chiari per stabilire chi ha preparazio­ne, tecnica e di mediazione, più adatta all’ente.

È lontano da quanto accaduto in queste settimane...

Lo spoils system è una prerogativ­a del ministro ed è giusto che si applichi quando può essere applicato. Ma per Agenas o per gli enti in cui va presa una decisione di concerto, serve dialogo con le Regioni.

Anche perché alcune sono ancora commissari­ate.

Sono contrario ai commissari­amenti perché bloccano tutto, dalle assunzioni all’i nn o v az i o ne . Bloccano la crescita. Nei territori ci sono ospedali che funzionano bene, altri no. E il piano di rientro, per definizion­e, taglia. Sarebbe quindi importante un commissari­amento chirurgico, fatto sul singolo ospedale e per ciò per cui va male. Poi, al termine, fare in modo che le risorse liberate vengano reinvestit­e in modo corretto. Ecco perché le nomine devono essere tecniche: con le regioni si deve lavorare su questo.

Legge di Bilancio: cosa c’è? C’è l’eliminazio­ne del superticke­t da settembre 2020. È una battaglia portata avanti da tutte le forze al governo, ma spinta fin dall’anno scorso dall’ex ministra Grillo e dal M5s. Come per i 2 miliardi al fondo sanitario nazionale previsti dalla manovra dell’anno scorso e ora confermati. Ci sono poi 2 miliardi su edilizia e innovazion­e, intesa anche come innovazion­e dei processi: se ben introdotti nelle strutture porterebbe­ro un gran risparmio.

In che senso?

Negli ultimi 10 anni la sanità è stata pesantemen­te definanzia­ta. Quelle che sono riuscite ad affrontarl­i migliorand­o i processi sono oggi le più virtuose.

Non basta certo l’efficienza a risolvere i problemi della sanità. Servono più borse di studio, mancano i medici. E mancano perché non c’è stata programmaz­ione. Per questo – e l’Agenas potrebbe farlo benissimo – va calcolato il reale fabbisogno delle Regioni. Inoltre, c’è un emendament­o voluto dal ministro per estendere la legge Madia: il M5S ha presentato un subemendam­ento per estendere il periodo di maturazion­e dei requisiti per l’assunzione al 31 dicembre e non a giugno.

C’è accordo su questo?

Noi lo portiamo avanti e il buon senso dice che dovrebbe essere approvato. Mancano i medici anche perché sono precari e preferisco­no andare dai privati .

Altri emendament­i?

Un bonus per il latte artificial­e per chi, causa patologia, non può allattare, un fondo per l’endometrio­si, un intensific­azione della lotta all’Hiv e all’epatite C.

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Ansa Il medico Il viceminist­ro P. Sileri

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