Il Fatto Quotidiano

Nella Bassa che canta e che vota I Nomadi: “Salvini spara cazzate”

A Novellara la figlia di Beppe Carletti è sindaca. I “residenti” Ligabue e Orietta Berti

- » ANTONELLO CAPORALE

Matteo fortissima­mente volle. “La sigla della sua trasmissio­ne a Radio Padania era una nostra canzone: Il vento del nord. Non ci azzeccava nulla con la secessione, l’indipenden­za, le cose leghiste. Parlavamo di fiori. Ma a lui bastava il titolo, la sola suggestion­e. È il suo animo così. Non va al fondo delle cose, non spiega, non ragiona. Io chiedo ai miei amici della Lega: ditemi perché bisogna votarla. Ditemi cosa non va, e ditemi cosa fareste voi. Qui casca l’a sin o: quando devono proporre restano con la bocca cucita”.

SENZA I NOMADI, buona parte degli anni Sessanta e Settanta sarebbero orfani di una grande voce e di una melodia che coniugava il sentimento e popolo, carezze e socialismo. Senza Augusto Daolio, Beppe Carletti, che oggi ha 73 anni, non avrebbe mai potuto fondare la band più longeva e familiare della canzone italiana che ha resistito alla morte prematura del suo frontman. “Non ci siamo mai mossi da Novellara, dalla Bassa, dalla nostra nebbia e dal lambrusco. I manager a dirci: dovete venire a Milano per avere successo. Invece non è mai passato per la testa di spostarci. Noi emiliani siamo fatti così. Adesso ti faccio vedere dove abita Ligabue, a due passi da qui”.

Senza l’Emilia il nostro giradischi sarebbe morto di fame. Col suo pulmino ancora in attività, “perché noi facciamo almeno 70 serate all’anno, e viviamo sazi e anche felici”, Beppe Carletti, 73 anni e nonno, spiega cos’è la contentezz­a. “Quel che si guadagna si divide in parti uguali perché con Augusto, al tempo di mettere su il gruppo, ci dicemmo: un gruppo si può chiamare tale solo se tutti ricavano la stessa moneta dal lavoro. Io dico lavoro, ma è passione, è una fortuna sfacciata di andare ovunque ed essere sempre accolti bene. Siamo fortissimi nell’Italia rurale, nei paesini che hanno cuore, che addobbano con le luminarie le loro giornate di festa. Ecco, scusa, dietro questi vigneti di lambrusco vive Ligabue. Lui è il top, ma neanche si muove dalla nebbia della Bassa che pure porta umidità d’inverno e un esercito di zanzare d’estate. Se ti allunghi un po’, viri sulla via Emilia e trovi Cavriago, dove abita Orietta Berti. Di Ronricca energia creativa del riformismo. Tutto il liberal possibile, altro che socialismo”. Che secondo Graziano Delrio risponde al principio della curvatura permanente: “Significa che la tua azione politica deve sempre curvare, piegarsi a qualcosa di nuovo, imboccare nuove strade. Abbiamo la capacità di cambiare senza pregiudizi o ideologism­i”.

SULLA VIA EMILIA, all’ultimo semaforo prima di svoltare verso Modena, Carletti illustra: “Si sta tutti qua perché qua si vive bene. Al mio paese i nonni in difficoltà vengono aiutati ogni giorno. I ragazzi del comune li vanno a trovare in casa, li portano al laboratori­o d’analisi. Se serve gli portano il cibo. Gli asili nido sono uno spettacolo, la rete pubblica è efficiente e solidale. Poi, certo, puoi sempre migliorare. Anzi devi sempre chiedere di più. Adesso c’è questa moda del cambiament­o. Si vota Lega, ma non si sa perché. Io lo chiedo ai miei amici e loro zitti e mosca. Non sanno che pesci prendere”.

A Modena un altro gruppo della canzone pop dell’Italia disimpegna­ta, l’Equipe 84, e Modena è invece partigiana come pochi. Sotto la torre della Ghirlandin­a i volti dei combattent­i, nome, cognome: “Eroi”, c’è scritto nella targa di marmo che li ricorda.

“Io ti dico che Salvini spara cazzate. Gli voglio bene, ma dice cazzate. L’ultima sulla Nutella. Nemmeno sapeva che le nocciole italiane non bastano alle necessità. La penultima sugli ospedali che nei weekend sarebbero chiusi, che la nostra gente va a farsi curare in Veneto. Ma cosa dice? Chiedesse a Berlusconi, che quando ha avuto i suoi problemi con la prostata è corso a Reggio Emilia”.

Carletti, nonno felice e una figlia sindaco del Pd, è tastierist­a indomito e autista impenitent­e: “Ci facciamo le nostre serate e prendiamo di ferie solo novembre”. Non come Francesco Guccini che ha scelto il silenzio di Pavana. Il crostone di montagna che separa Pistoia da Bologna, sul confine della Toscana. Milva, un’altra grande, vive a Ferrara e non si muove. E Vasco è il re di Zocca, dietro Bologna. Anche Iva Zanicchi, l’unica che abbia tentato la fortuna politica arruolando­si nel centrodest­ra, resta legata a Ligonchio. Solo la Pausini ha deciso di dire ciao a Solarolo, il paese della Romagna che l’ha fatta crescere e conoscere.

La canzone, impegnata o solo melodiosa, è intruppata in ordine sparso nel centrosini­stra, oggi nel moto ondoso delle Sardine, nell’area vasta dei simpatizza­nti silenti, degli osservator­i interessat­i. “La musica è sempre quella, e non cambierà”, annuncia l’oste di Cognento, frazione di Campagnola, il triangolo d’oro di quel che fu il comunismo italiano: falce, martello e lambrusco.

Socialismo rurale Spiega il cofondator­e del gruppo: “Noi non ci siamo mai mossi da qui. Altro che Milano”

BEPPE CARLETTI

Si sta tutti qua perché qua si vive bene

Gli asili nido sono uno spettacolo, la rete pubblica è efficiente e solidale. Si vota Lega ma non si sa perché

ALBERTO MELLONI

Il socialismo fa da scudo all’amministra­zione più liberal che ci sia Si è sviluppata la più ricca energia creativa del riformismo

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Cuore di papà Beppe Carletti, 73 anni, posa davanti a un manifesto della figlia Elena, sindaca di Novellara

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