Il Fatto Quotidiano

Né bamboccion­i né fannulloni

Il ddl ancora giace, e così pure il fondo istituito dal governo Gentiloni resta bloccato

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L’Emilia-Romagna ha fatto da apripista, nel 2014, con una legge che prevede assegni di cura e piani assistenzi­ali individual­i, riconoscen­do la figura del caregiver come “componente informale della rete di assistenza alla persona e risorsa del sistema integrato dei servizi sociosanit­ari”. Esempio seguito poi da Campania, Abruzzo e Provincia di Trento. A livello nazionale, invece, tutto è fermo a un disegno di legge che, nell’agosto scorso, ha unificato otto proposte presentate dal 2018. Un testo uscito dalla commission­e Lavoro del Senato, e per il quale è partito l’iter per l’approvazio­ne. “Il nostro obiettivo è quello di portarlo in aula entro fine anno”, dice Simona Nunzia Nocerino, senatrice dei 5Stelle e prima firmataria. “Sappiamo che non è il migliore testo possibile e speriamo di migliorarl­o con gli emendament­i, per allinearci alla maggioranz­a dei Paesi europei”. Il modello resta quello della Gran Bretagna, che si è dotata di una legge nel 1995. “Ma abbiamo anche preso a riferiment­o la legislazio­ne tedesca – spiega Nocerino – con contributi figurativi per tre anni a carico dello Stato e misure di conciliazi­one tra lavoro e attività di cura”. Un primo passo in realtà era già stato fatto dal governo Gentiloni, che aveva riconosciu­to la figura del caregiver familiare e istituito un fondo per il sostegno del ruolo di cura e assistenza con una dotazione, in tre anni, di 60 milioni di euro, poi diventati 75. Ma il fondo può essere attivato solo da una legge nazionale, che ancora non c’è

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