Altro che Donbass, quello che conta è il gas
Guerra in Ucraina, per la prima volta Putin ha incontrato il presidente Zelensky
Al
termine di una giornata densa di colloqui, il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo ucraino Volodimyr Zelensky si sono incontrati ieri a Parigi per il loro primo faccia a faccia. All’uscita del summit Putin si è detto “soddisfatto”. Nella capitale francese era presente, oltre al padrone di casa Emmanuel Macron, anche la cancelliera Angela Merkel; entrambi hanno riposto nella riunione le speranze di ottenere una pace stabile. “Abbiamo bisogno del consolidamento del cessate il fuoco, dello sminamento lungo la linea di contatto, di definire nuove zone di disimpegno dei combattenti, di prevedere nuovi scambi di prigio nieri”, hanno detto all’Eliseo. Il conflitto che dal 2013 flagella il Donbass (la regione orientale ucraina al confine con la Russia) e ha fatto almeno 14.000 vittime. Il formato a quattro, detto “Normandia”, si riferisce al quartetto che si riunì durante la commemorazione del 70° anniversario dello sbarco in Normandia, il 6 giugno del 2014. Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky si sono parlati dopo la conferenza stampa congiunta dei quattro leader. Non è rimasta sullo sfondo la “questione energetica”.
IL PROBLEMA dell'approvvigionamento e del transito del gas russo attraverso l’Ucraina è deflagrato anch’esso con la rivoluzione di EuroMaidan di cinque anni fa. Che il ‘gas’ sia una delle più dolenti e dirimenti note del rapporto tra Kiev e il Cremlino, lo dimostra il fatto che Putin sia arrivato nella capitale francese con l’amministratore delegato del gigante statale Gazprom, Aleksej Miller, e il ministro dell’Energia russo Aleksander Novak. Zelensky era a sua volta affiancato dal ministro ucraino dell’Energia, Oleskiy Orzhel, e dal direttore esecutivo di Naftogaz, la società nazionale di petrolio e gas ucraino, Yuriy Vitrenko. Alla fine del mese scorso, l’Ucraina ha esultato: la Corte d’appello svedese, lo scorso 27 novembre aveva confermato la sentenza del marzo 2018 emessa dal tribunale arbitrale di Stoccolma che ha ordinato al monopolista del gas controllato dal Cremlino, Gazprom, di pagare più di 2,5 miliardi di dollari all’Ucraina Naftogaz per una controversia contrattuale riguardante la fornitura e il transito del gas. Il giorno precedente, il vertice della società petrolifera aveva celebrato il quarto anniversario della decisione di Kiev di iniziare a comprare gas dall’Occidente anziché dalla Russia. Tre settimane fa, una nave cisterna con 90 milioni di metri cubi di gas liquido naturale (Gnl) acquistata dalla società privata Energy Resources of Ukraine, è arrivata a un terminale polacco. Il gas liquido era giunto dagli Usa, come si evince dal tweet dell’ambasciata americana in Ucraina che descrive l’arrivo della gasoliera come “un altro passo per aiutare l’Ucraina a raggiungere l’indipendenza energetica”.
Ma anche l’acquirente è cauto riguardo a qualsiasi fornitura a lungo termine di Gnl americano. “Non è possibile parlare di contratti a lungo termine su forniture di Gnl all’Ucraina e dell’acquisto di importi significativi”, ha dichiarato il partner amministrativo di Eru, Yaroslav Mudryi. Numerosi esperti vedono le vittorie dell’Ucraina nella “guerra del gas” come quelle di Pirro. Kiev potrebbe anche finire per perdere la guerra dato che Mosca assicura percorsi alternativi di transito del gas verso l’Europa, mentre i nuovi fornitori dell’Ucraina, che è da tempo a corto di liquidità, sono più costosi. Del resto c’è un legame tra Russia e Ucraina che le rende scomodamente dipendenti l’un o dall’altro: una rete di condutture dell'’era sovietica che trasportano le esportazioni russe di gas naturale verso l’Europa e fungono da pilastri della potenza economica del Cremlino. Fra un mese scadrà il contratto di transito di 10 anni tra Ucraina e Russia e non ci sono ancora soluzioni in vista.