Il Fatto Quotidiano

Scarda il cinico, che smette quando vuole

Una candidatur­a ai David per il film di Sibilia, due album e un tour sold-out, ma “resto ironico”

- » STEFANO MANNUCCI

Come avvocato non sarebbe stato un principe del Foro. Laurea con 80/100, tesi sul diritto economico. Meglio Paolo Conte, se cerchi un azzeccagar­bugli fra i cantautori. “Non era mia intenzione esercitare!”, protesta Domenico Scardamagl­io, in arte Scarda, che sembra piuttosto voler emulare Guccini. “La mia passione è la scrittura. Ho riletto da poco un romanzo che avevo buttato giù a vent’anni, Non resta che bussare. Lo stile è pessimo, ma la trama non era male. Parla di un cantante che lascia tutto per cercare la sua donna scomparsa. Alla fine diventa un giallo”. Niente autobiogra­fia, giura il nuovo nome caldo della scena pop: “Io non mollerei mai. Ho composto le prime canzoni affidabili a 26 anni, ora tiro dritto”. Scarda non è più un ragazzino: nato nell’86 a Napoli, ha vissuto con la famiglia a Vibo Valentia, poi l’università lo ha catapultat­o a Roma, dove ha fatto la gavetta nei locali in cui è germinato il nuovo indie. “Che oggi ha mutato pelle. I cantautori si sono formati in gran parte nella Capitale, mentre a Milano le major li hanno tenuti d’occhio, per poi ingaggiarl­i. Così, a suon di contratti, chi era ruspante si ritrova in breve tempo nei palazzetti, vuole che i suoi pezzi vengano passati nelle radio, e che gli sponsor gli finanzino i post sui social. Un salto che può rivelarsi traumatico. Ma se tieni botta non c’è nulla di male: basta trovare il giusto compromess­o. Anch’io sono a un bivio: aspiro a milioni di streaming”, giura ridendo Scarda. Di certo, è alla fine di un tour (ultime date il 12 a Bologna e il 14 a Roma) che lo ha visto fare sold-out nei club di tutta Italia con un repertorio malandrino (chitarra d’antan, suono da fine anni Dieci, testi brillanti) basato sui due album I piedi sul cruscottoe il recente Tormentone, più una candidatur­a ai David nel 2014 per il contributo a Smetto quando voglio di Sibilia.

“IL MIO PUBBLICOdo­vrebbe essere composto da ultravente­nni, ma vengono un sacco di adolescent­i. Mi stupisco quando rivelano di essersi innamorati con le mie canzoni. Poi magari tornano dopo essersi lasciati, e provo sollievo. Alla mia età rivendico il diritto a un sano cinismo. Creativo, almeno”.

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