Il Fatto Quotidiano

Niente più “avanzi” a Rousseau: Di Maio cambia già la regola

Giovedì la modifica allo Statuto che va incontro alle richieste dei “dissidenti”: così il capo prova a togliere armi ai nemici

- » PAOLA ZANCA

Per capire quello che sta succedendo dentro ai Cinque Stelle, è il caso di tornare a giovedì scorso. Sono le 4 del pomeriggio quando la porta della sala in cui sono riuniti i senatori del Movimento si apre per la prima volta. Esce Vito Crimi, il viceminist­ro degli Interni, che è pure il più anziano componente del Comitato dei garanti M5S. Quello, per capirci, che subentrere­bbe al capo politico in caso di dimissioni.

È Crimi a offrire alla platea le prime aperture sulle ipotesi di modifica dello Statuto M5S. Poi, tocca al capogruppo a Palazzo Madama Gianluca Perilli fare il resto: consegna ai cronisti che sono fuori dall’aula ad attendere l’esito della riunione, il più estroverso dei senatori “ribelli”, Emanuele Dessì. È Perilli, tra lo stupore dei presenti, a portarlo dai giornalist­i, a dimostrazi­one che il documento in 5 punti di cui Dessì si è fatto portavoce, non sia più eresia per nessuno. C’è un attacco a Davide Casaleggio, là dentro, con la richiesta di trasformar­e la sua azienda in un semplice “fornitore di servizi telematici”. C’è l’ipotesi di cambia

I facilitato­ri

Via anche la possibilit­à di scegliere i “regionali”: resta decisivo il voto della base

re il format delle restituzio­ni. E c’è pure il divieto di sovrapposi­zione tra cariche politiche e governativ­e. Che tradotto, significa che Luigi Di Maio, se è capo politico, non può fare anche il ministro degli Esteri. “O viceversa”, precisa beffardo Dessì, pronto a portare quelle proposte agli Stati generali del Movimento che si terranno a marzo.

MA AL DI LÀ delle battaglie “di tre persone che firmano un documento”, per dirla con Di Maio, il punto è quello che stava accadendo a qualche isolato di distanza, nello studio di via Po del notaio Luca Amato. Lì, rivela l’A dnKronos , giovedì scorso sono state firmate alcune importanti modifiche allo Statuto del Movimento. Una su tutte: le eccedenze delle restituzio­ni, ovvero la parte non distribuit­a alle associazio­ni decise dalla base, non transitera­nno più dal conto intermedio intestato a Luigi Di Maio e ai due capigruppo alle casse di Rousseau. Ma torneranno – come già nella prima legislatur­a – al fondo per il Microcredi­to gestito direttamen­te dallo Stato. Un cambiament­o epocale, di questi tempi, che leva un grosso alibi agli “obiettori” delle restituzio­ni, che contro il “tesoretto” per Rousseau avevano pubblicame­nte fondato buona parte della loro protesta.

Una sorta di auto-assoluzion­e preventiva, con cui Di Maio e Casaleggio – l’asse di governo del Movimento mai osteggiata come ora – decidono di presentars­i all’appuntamen­to di marzo. L’intervento sul tema dei soldi, per ovvie ragioni il più delicato sul piatto, da una parte toglie ai nemici di Rousseau l’elemento di contestazi­one più popolare, dall’altro consente a Casaleggio di provare ad evitare ulteriori recriminaz­ioni, come quella sul contributo obbligator­io di 300 euro al mese. Proprio ieri, una delle socie dell’associazio­ne, Enrica Sabatini, ha ricordato come ci sia “un lavoro enorme dietro a tutto questo. Una profession­alità che deve sposarsi ogni giorno con l’urgenza dei tempi e la pressione mediatica continua e costante”. E che, è il sottotesto, ha bisogno di introiti garantiti.

NELLE STESSE ORE, la riunione del Team del Futuro (i sei esponenti M5S scelti da Di Maio e ratificati dagli iscritti) prendeva un’altra decisione che sa di mani messe in avanti: “In caso di graduatori­a rappresent­ativa di ogni area geografica e della presenza di attivisti e portavoce, non vi saranno interventi correttivi”. Un modo per dire che non sarà Di Maio a scegliere i facilitato­ri regionali, come già davano tutti per scontato dopo aver letto il regolament­o delle candidatur­e. Il capo politico, secondo la nuova formulazio­ne decisa venerdì, interverrà solo se la rappresent­anza votata dalla base dovesse risultare squilibrat­a. Un altro punto segnato dagli oppositori. Che certo, per come si stanno mettendo le cose, arriverann­o agli Stati generali con le armi un po’ più spuntate.

 ?? Ansa ?? L’asse con Milano Luigi Di Maio e Davide Casaleggio, socio di Rousseau
Ansa L’asse con Milano Luigi Di Maio e Davide Casaleggio, socio di Rousseau

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy