Le bufale di Renzi sulla vicenda Madia
Ci accusa di doppiopesismo, ma i dati mostrano che non c’è confronto
Il caso Azzolina risveglia i giornali e pure qualche politico. Matteo Renzi, per dire, ieri ha attaccato il Fatto parlando di “doppia morale” insieme all’atteggiamento dei parlamentari 5S. I quali attaccarono Marianna Madia per la vicenda della presunta tesi plagiata: “Un’accusa smentita da un’apposita commissione. Oggi invece di Lucia Azzolina i grillini e il Fatto Quotidiano non parlano: zitti, in silenzio, imbarazzo”, ha detto il senatore di Scandicci, evidentemente non accorgendosi che ne avevamo parlato. Ma tant’è. Conviene però ricordare la vicenda.
NEL 2016il Fatto ha riscontrato la presenza di blocchi di frasi (circa 4mila parole) riprese da altri autori senza citazione nel testo, su 35 pagine delle 94 della tesi di dottorato dell’allora ministro della Pubblica amministrazione conseguita presso la Scuola di Alti Studi Imt di Lucca nel 2008. La fonte di quei passaggi non risulta citata laddove il ministro li riporta nella sua tesi e così non è possibile distinguere le parole originali della Madia da quelle di altri autori. L’ambito della tesi di dottorato è quello della ricerca, cioè del frutto di un risultato originale a fronte di quattro anni di studi. A questo serve un dottorato, a produrre risultati scientifici nuovi. Che invece, secondo il Fatto, non ci furono: il cuore stesso della tesi di dottorato di Madia, e cioè un esperimento scientifico condotto, secondo quanto da lei dichiarato, all’Università di Tilburg in Olanda, non sembra essere stato mai condotto. Almeno non da lei, dal momento che, come più volte ribadito dalla stessa Università, Madia non risultava essere stata lì.
Nel caso Azzolina, a un primo controllo (tuttora in corso), con gli stessi software, risultano frasi per un totale di 300 parole su 9mila non citate correttamente e neanche in bibliografia (contrariamente alla Madia che invece li riportava in bibliografia). Il testo della Azzolina riguarda la descrizione della sua esperienza di tirocinio in un liceo artistico, in qualità di studente della Scuola di specializzazione per l’Insegnamento secondario della Toscana nel 2009. L’introduzione dell’elabor ato, stando a quanto appreso fino ad ora dal Fatto, non è una tesi, non ha pretesa di ricerca scientifica e non serviva a dimostrare la capacità di rielaborazione di concetti appresa dallo studio di testi di altri autori, come accade in una tesi di laurea o di dottorato, dove è imprescindibile distinguere cosa lo studente ha rielaborato a partire da ciò che ha studiato e cosa invece è frutto degli autori dei testi consultati. Nel caso Azzolina, si tratta di una presentazione delle definizioni scientifiche di uso corrente in letteratura che verranno poi utilizzate in un’esperienza pratica, il tirocinio come insegnante di sostegno. Per le 30 su 40 pagine dell’elaborato dove Azzolina descrive la sua esperienza non risulta, al momento, alcuna frase copiata senza corretta citazione.
Dopo gli articoli del Fatto, la Commissione istituita per valutare il caso dalla Imt di Lucca non si è mai interrogata se Madia - il cui caso fu sostanzialmente ignorato dai media - avesse condotto o meno l’esperimento di cui parla nella sua tesi, cuore del lavoro di ricerca. Il rapporto, contrariamente a quanto dichiara Renzi, ha confermato che tutti i comportamenti scorretti denunciati dal Fatto risultavano confermati. Ma concedeva un’attenuante singolare: in economia - l’ambito di ricerca di Madia - copiano tutti. Una dichiarazione che scatenò una levata di scudi, a partire dalla Società Italiana degli Economisti.