La tesoriera di “Maroni presidente” interrogata sui 49 milioni “riciclati”
Convocata come teste sui 450 mila euro all’associazione dell’ex governatore
Dopo le feste di Natale, il fronte giudiziario sulla Lega torna caldo. E se la Procura di Milano tiene dritta la barra sul caso Moscopoli, la Procura di Genova rilancia l’inchiesta sui 49 milioni di euro di rimborsi al Carroccio spariti. Da circa un mese, il fascicolo ha il suo primo indagato. Si tratta dell’assessore della Regione Lombardia Stefano Bruno Galli accusato di riciclaggio per il ruolo di presidente avuto nell’Associazione Maroni Presidente e per 450 mila euro ricevuti dalla Lega nel 2013, passando per la Banca Aletti di Genova e poi restituiti in modo non chiaro.
Per questo ieri in Procura a Genova è stata interrogata come testimone Federica Moro ultima tesoriera dell’associazione. A dicembre era stato sentito il primo tesoriere, il leghista Luca Lepore, colui che, in teoria, ha visto arrivare i 450 mila euro. Per l'accusa, la Lega avrebbe dato quel denaro all'associazione Maroni presidente nel 2013 con la causale “contributo ad associazione”. La somma sarebbe rientrata al Carroccio sotto forma di erogazione liberale da parte della stessa associazione. In mezzo sarebbero stati versati alle società Nembo ( che ha cessato l'attività a luglio) e Boniardi Grafiche, di cui è socio il deputato leghista Fabio Massimo Boniardi (non indagato), per l'acquisto di materiale elettorale. Gli inquirenti sospettano che le fatture fossero gonfiate.
Il caso nasce dopo un esposto del 2018 fatto dall’ex capogruppo della Lista Maroni presidente Marco Tizzoni. Quell’atto aveva aperto un’inchiesta a Milano con Galli indagato per appropriazione indebita e poi archiviato. Tizzoni era stato sentito dalla procura di Genova che ha proseguito gli accertamenti. Davanti ai magistrati, il primo tesoriere Lepore aveva detto: “Eseguivo gli ordini di Calderoli, Galli e Candiani”. Tra i fondatori dell’associazione, infatti, non c’è solo Galli. Oltre a Calderoli, c’è l’ex sottosegretario all’Interno Stefano Candiani, l’ex direttrice della Padania Aurora Lussana e Andrea Cassani, sindaco di Gallarate indagato per turbativa d’asta nell’inchiesta milanese sulle tangenti “Mensa dei poveri”. Per Lepore le decisioni d el l’associazione venivano prese da loro. Spiegherà ai pm: “Facevo cosa dicevano i responsabili del comitato. Non avevo voce in capitolo. Tutto era deciso da Stefano Galli e dai senatori Roberto Calderoli e Stefano Candiani”. Al momento l’unico indagato resta l’assessore lombardo Galli.