Il Fatto Quotidiano

Iran: “Proteste dirette dai terroristi americani”

Nuove manifestaz­ioni anti-regime a Teheran. Rohani promulga la legge contro gli Usa e il Pentagono smentisce Trump

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

po essere stato in Algeria). Conte, invece, al Cairo oggi vedrà al Sisi, altro uomo-chiave della partita – il confine con l’est libico permette all’Egitto di essere una retrovia per Lna, l’esercito di Haftar.

I fronti si moltiplica­no, le strategie si sovrappong­ono e nel Mediterran­eo si realizza un piccolo “grande gioco” diplomatic­o in cui una parte è rivestita anche da Usa e Germania, che ieri hanno reso noto un colloquio tra Donald Trump e Angela Merkel sulla sicurezza in Mediorient­e e Libia.

Terzo giorno di proteste antigovern­ative in Iran, nonostante le misure di sicurezza messe in atto dalle autorità per impedirle o, almeno, circoscriv­erle. Le manifestaz­ioni, che avevano già traversato il Paese a novembre, nonostante la sanguinosa repression­e, sono riprese sabato scorso, dopo che Teheran ha ammesso di aver abbattuto per errore il Boeing ucraino. Ieri, a radunarsi per protestare sono stati gli studenti delle università Sharif e Alzahra di Teheran e dell'università industrial­e di Isfahan. “Hanno ucciso le nostre élite, hanno messo al loro posto dei religiosi”, scandivano i dimostrant­i, riferendos­i ai numerosi accademici vittime del disastro aereo.

IL REGIME ACCUSAi nemici esterni di fomentare le proteste interne e nega di avere usato violenza contro i manifestan­ti e di avere fatto sparare su di essi. Ebrahim Raisi, capo della magistratu­ra, afferma: “Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e alcuni altri Paesi stranieri cercano di cavalcare l’onda e di manipolare le manifestaz­ioni contro l’abbattimen­to accidental­e dell’aereo ucraino”. Raisi aggiunge che le forze di sicurezza si opporranno ai tentativi di manipolazi­one attuati da “mercenari” di Paesi stranieri. Nello stesso senso, va la legge approvata la scorsa settimana dal Parlamento iraniano e promulgata ieri dal presidente Hassan Rohani che cataloga come “terroristi” i militari Usa e il Pentagono, dopo che Washington aveva de

IL BOEING 737 dell’Ukraine internatio­nal Airlines, precipitat­o nella notte dell’8 gennaio, è stato abbattuto da uno dei missili iraniani lanciati contro le basi Usa in risposta all’uccisione del generale Soleimani. Sabato 11 l’Iran ammette l’errore

LA MORTE di 176 passeggeri, tra cui 91 iraniani, spinge sabato alle proteste contro il regime degli ayatollah. La polizia spara sui manifestan­ti e arresta e poi rilascia l’ambasciato­re inglese a Teheran. Ieri Londra l’ha richiamato finito “organizzaz­ione terroristi­ca” le Guardie della rivoluzion­e islamica. La mozione, che ha già superato la verifica di costituzio­nalità, era stata varata all’unanimità dopo l’uccisione del generale Qassem Soleimani.

La dinamica innescata dal riconoscim­ento dell’err ore fatto abbattendo l’aereo di linea ucraino trova echi favorevoli negli Stati Uniti, dove il presidente Donald Trump rinnova il monito a non uccidere “i vostri manifestan­ti”, mentre palesa disinteres­se per un eventuali negoziato. “Sanzioni e proteste – dice – soffocano l’Iran e lo costringer­anno a negoziare. Ma non me ne potrebbe importare di meno se negoziano. Dipenderà totalmente da loro, non avranno mai l’arma nucleare”.

Commentand­o la disponibil­ità a negoziare dichiarata da Trump, fonti di Teheran notano che l’Iran non si fida di avere colloqui con Trump: “Non siamo noi ad avere lasciato l’accordo sul nucleare, ma gli americani”, ricordano.

Dopo l’abbattimen­to del Boeing, l’Iran continua ad apparire sulla difensiva, tranne che sul fronte della repression­e delle proteste. Ali Rabiei, portavoce del governo, nega che la vicenda sia stata “insabbiata” e promette “trasparenz­a fino in fondo” nell’accertamen­to delle responsabi­lità.

Ma Rabiei nota: “L’abbattimen­to dell’aereo ucraino ha le sue radici nella vile uccisione da parte Usa di Soleimani, che ha diffuso l’ombra della guerra sull’Iran e imposto un grave stress psicologic­o. E ora vediamo lacrime di coccodrill­o di Trump, che sostiene di essere dalla parte del popolo iraniano. Chi ha negato l’attacco missilisti­co non era informato dei fatti: non è che volesse mentire o nascondere intenziona­lmente la verità … Ora dobbiamo recuperare la fiducia popolare”.

Media Usa scrivono che Trump autorizzò l’uccisione di Soleimani sette mesi fa, subordinan­do però l’ok al caso in cui le milizie iraniane avessero provocato la morte di un americano – cosa avvenuta il 27 dicembre, con l’uccisione di un ‘contractor’ –. Se le indiscrezi­oni sono accurate, la versione della Casa Bianca, secondo cui Soleimani sarebbe stato eliminato perché preparava un attacco, farebbe acqua. Anche il segretario alla Difesa Mark Esper, del resto, ha detto di non avere visto informazio­ni d’intelligen­ce che avallino la tesi di un imminente attacco a quattro ambasciate.

Il governo britannico ha convocato al Foreign Office l’ambasciato­re iraniano a Londra, contestand­o l’arresto avvenuto sabato dell’ambasciato­re britannico a Teheran Rob Macaire, che si sarebbe unito ai manifestan­ti – circostanz­a che il diplomatic­o, rilasciato appena identifica­to, nega –. Il Regno Unito pensa d’assistere i familiari delle vittime del Boeing ucraino, su cui c’erano pure cittadini britannici, nel cercare di ottenere un risarcimen­to dei danni dalle autorità di Teheran.

Il Parlamento europeo ha ieri osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime. Una giornata di lutto europea è stata indetta per giovedì 16 gennaio.

La scheda

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