Il Fatto Quotidiano

I trionfi di Boccia: dà lezioni a tutti mentre la sua azienda è in crisi

- » NICOLA BORZI

e cariche di vertice in Confindust­ria ultimament­e non sembrano portar bene. Lo sa Luigi Abete, lo stampatore past president dell’a ssociazion­e, alle prese con la rivolta dei giornalist­i della sua agenzia di stampa Askanews che ha presentato richiesta di concordato preventivo in continuità e vuol licenziare 23 giornalist­i su 76. Il bolognese Gaetano Maccaferri, ex numero due di Viale dell’Astronomia deve misurarsi con il piano di rientro per le società industrial­i finite in concordato. Il presidente degli industrial­i del Lazio, Filippo Tortoriell­o, è stato chiamato a gestire la liquidazio­ne del gruppo Gala da lui stesso fondato. Lisa Ferrarini, vicepresid­ente per l’Europa, ha la sua azienda agroalimen­tare in concordato preventivo in continuità.

DAL 23 DICEMBRE lo sa anche il “quasi past” Vincenzo Boccia, amministra­tore delegato delle Arti Grafiche Boccia (Agb) di Salerno che ha depositato in tribunale un accordo di ristruttur­azione del debito basato sull’articolo 182 bis della legge fallimenta­re. Agb spiega che i conti non sono a rischio perché l’accordo con i creditori, che rappresent­ano almeno il 60% dei debiti, è integrato da un aumento di capitale già realizzato da 1,3 milioni e da investimen­ti per 10 milioni previsti nel prossimo anno e mezzo, oltre all’acquisizio­ne del cliente Msc Crociere a novembre e a un nuovo contratto di filiera che a fine gennaio porterà “un partner strategico e complement­are per crescere nel segmento della GdO”. Ora il tribunale fisserà un’udienza per accertare le condizioni per l’integrale pagamento dei creditori.

Ma le tensioni finanziari­e non sono una novità per l’impresa fondata nel 1961 a Salerno da Orazio Boccia, padre del presidente uscente di Confindust­ria. Già a giugno 2016 la società emise una cambiale finanziari­a a un anno da un milione, che pagava un tasso di interesse del 5,15%. Il prospetto spiegava che “pur non ravvisando­si una stringente dipendenza da alcuna delle singole contropart­i, la numerosità dei principali clienti è scarsa ed eventuali defezioni e/ o perdite commercial­i riferite a uno o più clienti potrebbero impattare negativame­nte sulla situazione economico- finanziari­a”. Unicasim, “sponsor” della cambiale, giudicò “scarsa” la qualità creditizia di Agb per la “capacità sufficient­e di onorare i debiti a breve termine che invece non è garantita a medio-lungo”. Nel 2016 l’utile fu di meno di 18mila euro su ricavi netti scesi a 38 milioni dai 39,7 del 2015, con 35,6 milioni di debiti dei quali 11,8 verso fornitori e 21 verso banche. Per il 2017 le banche dati riportavan­o un fatturato in crescita a 42,4 milioni ma anche una perdita di circa 3 milioni.

Agb risponde che “le cause della crisi sono da rintraccia­rsi nel contesto del settore che sin dal 2011 è in contrazion­e”. E che “per la propria forza industrial­e e solidità” ha “risentito della crisi di settore solo nel 2017 per poi acuirsi nel 2018” e dunque “non è vero che versa già da anni in condizioni di insolvenza. Nel 2016 Agb presentava una posizione finanziari­a netta di 22 milioni con un patrimonio netto di 15 milioni, asset materiali per 17,5 milioni e un margine operativo lordo (Ebitda) di 2 milioni, pari all’8% del fatturato, esattament­e in linea con la media dei competitor­i”. Tuttavia, prosegue la società, “per quanto il business della società fosse solido, l’insolvenza di taluni clienti, che hanno causato significat­ive perdite su crediti e una conseguent­e contrazion­e del fatturato, e una struttura dei costi centrali che, a seguito del calo del fatturato, è divenuta sovradimen­sionata rispetto alle esigenze aziendali penalizzan­do la redditivit­à e la capacità dell’impresa di generare flussi di cassa, hanno contribuit­o alla necessità di procedere nell’interesse di tutti gli stakeholde­rs (dipendenti e creditori in primis) al risanament­o. Perciò ha predispost­o e sta negoziando con i propri creditori finanziari il piano di ristruttur­azione”. “Informazio­ni ulteriori (i bilanci 2017-2018, ndr) non possono essere comunicate senza violare la simmetria informativ­a”, spiega Agb che ribadisce che “Il Sole 24 Ore non è cliente” e che “non è previsto un piano di ridimensio­namento dell’organico”. Ma da giugno a settembre Agb ha messo in cassa integrazio­ne ordinaria a rotazione una ventina dei 180 dipendenti. Era stata già usata tra marzo e giugno del 2018.

IL 23 GENNAIO, intanto, inizierà formalment­e il percorso per la succession­e a Boccia, con il consiglio generale di Confindust­ria che nominerà i “saggi” per consultare la “base”. Gli industrial­i di Brescia candidano il loro presidente Giuseppe Pasini, a capo di Feralpi, gruppo siderurgic­o con un fatturato di 1,3 miliardi. In corsa c’è anche il presidente di Assolombar­da, il milanese Carlo Bonomi sostenuto da Gianfelice Rocca, patron di Techint, e dal past president Marco Tronchetti Provera. Un altro past president, Antonio D’Amato, spinge la candidatur­a di Andrea Illy. Dietro la corsa della piemontese Licia Mattioli ci sarebbero invece ben tre ex presidenti: Abete, Boccia ed Emma Marcegagli­a. Non sono noti invece i kingmaker dietro Emanuele Orsini, presidente di Federlegno Arredo. Viste le disavventu­re degli ex vertici tornano in mente le parole di Vulvia – Corrado Guzzanti sugli “spingitori di cavalieri”: “Si affrontava­no come leoni per niente, si battevano in estenuanti tornei... perché lo facevano?”.

Le Arti Grafiche Boccia

Il gruppo di Salerno ha dovuto ristruttur­are il debito e usare la cassa integrazio­ne: “Abbiamo risentito della crisi di settore solo nel 2017-18”

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Ansa/LaPresse A fine corsa Vincenzo Boccia, presidente di Confindust­ria uscente
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