Il Fatto Quotidiano

"AI BAMBINI NIENTE REGALI DEI GENITORI"

Chiusa l’inchiesta, nella chat degli indagati: “Il padre vuole vederla? Non lo diremo alla bambina”

- » SARAH BUONO

INDAGINI CHIUSE, 107 CAPI DI ACCUSA. PRASSI DI VIOLENZE PSICOLOGIC­HE SUI BIMBI IN AFFIDO. FOTI HA PORTATO IL VIDEO CHE LO INCASTRA. “SINDACO CONSAPEVOL­E DEL SISTEMA ILLECITO”

“Ciao bimba mia, il papà non riesce ad aver risposte per portarti a mangiare il sushi fuori, spero tu stia bene, ti voglio bene”, recita il whatsApp. “B en e , questo messaggio non lo diremo alla bambina”. “Ma come giustifich­iamo la sospension­e degli incontri protetti?” “Relax della minore, vacanza”. È la chat degli assistenti sociali indagati per i presunti abusi nel sistema degli affidi della Val d'Enza, nel Reggiano. Si confrontan­o, decidono la tattica caso per caso e parlano dei giudici e delle famiglie a cui tolgono i bambini. L'ultimo capitolo dell'inchiesta “Angeli e Demoni” svela, attraverso i cellulari sequestrat­i, come funzionava il “sistema Bibbiano” secondo i protagonis­ti.

I carabinier­i di Reggio Emilia hanno notificato a 25 persone l'avviso di fine indagine, che di solito preludono a una richiesta di rinvio a giudizio: 107 i capi d'imputazion­e. Nove i minori coinvolti, per lo più tornati alle loro famiglie prima degli arresti del 27 giugno. I reati contestati sono, a vario titolo, peculato d'uso, abuso d'ufficio, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, falsa perizia anche attraverso l'altrui inganno, frode processual­e, depistaggi­o, rivelazion­i di segreto in procedimen­to penale, falso ideologico in atto pubblico, maltrattam­enti in famiglia, violenza privata, lesioni dolose gravissime, truffa aggravata per il conseguime­nto di erogazioni pubbliche.

Violenze inventate per allontanar­e i minori

Le indagini sono state coordinate dalla pm Valentina Salvi e dal procurator­e di Reggio Emilia Marco Mescolini, esplodono il 27 giugno. Secondo l'accusa i bambini sono stati tolti alle famiglie dopo aver raccontato violenze sessuali e psicologic­he inventate. Anzi inculcate per guadagnarc­i sopra. Un'organizzaz­ione che, per i pm, faceva girare centinaia di migliaia di euro, equamente spartiti a seconda del ruolo. Bastava un accesso al pronto soccorso o la chiacchier­a di un bimbo a un'insegnante, qualsiasi segnalazio­ne, anche labile, di un abuso sessuale. Allontanam­ento del minore dalla famiglia, relazione falsa che assume per certo la violenza e invio del minore alla struttura pubblica “La Cura” di Bibbiano, amministra­ta da Federica Anghinolfi e dal suo braccio destro Francesco Monopoli. Qui ai piccoli veniva inculcata “la verità” da parte di profession­isti riconducib­ili all'associazio­ne “Hansel & Gretel” di Moncalieri (Torino) fondata dallo psicoterap­euta Claudio Foti. È indagata anche la moglie Foti, Nadia

Bolognini, altra psicoterap­euta: in un caso prometteva “benessere” e “vantaggi” a una bambina se avesse svuotato gli “scatoloni” dei suoi ricordi, cioè accusato il papà. Molti indagati condividev­ano una chat. “La regola per il 2019 per salvare capre e cavoli è che diciamo ai genitori che il servizio non accetta alcun pacco da consegnare ai propri figli, siete d’acc ordo?”, si legge. Il riferiment­o è al modus operandi dei servizi sociali della Val d'Enza, che come scoperto dall'inchiesta, accumulava pacchi e lettere delle famiglie naturali senza mai farli avere ai bambini dati in affido: una pratica forse legittima ma ai piccoli veniva raccontato che i genitori li avevano dimenticat­i.

Il ghanese preso in giro: ”Come si dice vaff...?”

A una famiglia del Ghana va anche peggio. Il padre non parla né capisce l'italiano o l'inglese ma le assistenti sociali gli fanno sostenere lo stesso il colloquio per capire se abbia o meno abusato della figlia. Nella relazione finale scrivono che l'uomo ha avuto “un atteggiame­nto di totale chiusura”. Peccato che poi nella chat privata commentino lo stesso episodio diversamen­te: “Oh comunque noi parliamo anche il ghanese, come si dice 'vaff' in ghanese? Muoio dal ridere”. E poi i giudizi sui giudici non amici. Monopoli ritiene che l'audizione protetta in sede del primo incidente probatorio sia stato “uno schifo”, a causa del giudice

Nadia Bolognini, psicoterap­euta, prometteva benessere e vantaggi a una bambina se avesse svuotato lo scatolone dei ricordi sul papà e il sesso

che era “così ignobilmen­te suggestivo” al punto da impedire alla bambina di confessare gli abusi. Abusi mai subiti o accertati finora.

Il sindaco Carletti “Era consapevol­e”

Tra gli indagati è rimasto Andrea Carletti, sindaco Pd di Bibbiano. Cadono per lui due capi di imputazion­e su quattro inizialmen­te contestati, restano un abuso di ufficio e un falso. Secondo la Procura contribuì a rendere possibile lo stabile insediamen­to dei terapeuti privati all'interno di una struttura pubblica pur consapevol­e dell'assenza di una procedura ad evidenza pubblica e dell'illiceità del sistema. Proprio ieri la Cassazione ha annullato senza rinvio l’obbligo di dimora a suo carico. Non c'erano gli elementi per imporre la misura per "l'inesistenz­a di concreti comportame­nti" di inquinamen­to probatorio e la mancanza di "elementi concreti" che legittimas­sero la previsione di reiterazio­ne dei reati.

I protagonis­ti e i fascicoli nascosti

Federica Anghinolfi è la responsabi­le dei servizi sociali della Val d'Enza, il suo braccio destro è l'assistente sociale Francesco Monopoli: “Al fine di impedire e ostacolare le indagini – scrive la pm – immutavano artificios­amente lo stato dei fascicoli del servizio sociale, mediante sottrazion­e e successivo occultamen­to dei diari sui quali gli assistenti sociali avevano riportato appunti relativi agli incontri ”. Secondo( almeno) sei testimoni diversi e non tutti indagati a Bibbiano il lavaggio del cervello non veniva fatto solo sui bambini ma anche sugli adulti. Anghinolfi e Monopoli avrebbero così convinto i loro collaborat­ori della necessità di strappare alle famiglie i piccoli, anche con perizie false. Parlavano di una “rete cannibale pedofila e satanista”. Mai esistita.

Foti risponde di frode processual­e: avrebbe convinto una minore di essere stata abusata dal padre e dal suo socio. Una testimonia­nza indotta che ha portato la minorenne a non voler più incontrare il papà, poi decaduto dalla potestà genitorial­e. Il tutto sarebbe testimonia­to da un video, lo stesso che a luglio era servito a Foti per ottenere la revoca degli arresti domiciliar­i. Foti in quella occasione dichiarò: “Su di me fango”. Le indagini successive e l'analisi fatta da un consulente tecnico della Procura di Reggio Emilia hanno portato a una valutazion­e completame­nte antitetica, ritenendol­o piuttosto una prova a sostegno delle ipotesi accusatori­e.

Il “guru”

Foti, fondatore del centro “La Cura”, inchiodato dal video che aveva usato per difendersi

 ??  ??
 ?? Ansa ?? Una comunità sconvolta Il comune in provincia di Reggio Emilia è finito al centro di uno scandalo diventato “simbolo”
Ansa Una comunità sconvolta Il comune in provincia di Reggio Emilia è finito al centro di uno scandalo diventato “simbolo”
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Anghinolfi, assistente sociale
Anghinolfi, assistente sociale
 ??  ?? Il sindaco Andrea Carletti
Il sindaco Andrea Carletti
 ??  ?? Monopoli, assistente sociale
Monopoli, assistente sociale
 ??  ?? Foti, direttore della onlus
Foti, direttore della onlus
 ??  ?? Il pm Valentina Salvi
Il pm Valentina Salvi
 ??  ?? Il pm Marco Mescolini
Il pm Marco Mescolini
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy