Italia Viva, Pd e toghe: quelle riunioni per decidere i vertici dei magistrati
Ecco cosa ha rivelato l’indagine che ha terremotato il Consiglio
“Si vira su Viola, sì ragazzi”. È la mezzanotte del 9 maggio scorso: il trojaninstallato nel cellulare del pm romano Luca Palamara intercetta le parole di Luca Lotti. Il parlamentare Pd è parecchio interessato alla nomina del futuro procuratore capo di Roma. Alla conversazione partecipa anche un altro parlamentare Pd, oggi transitato in Italia Viva: Cosimo Ferri, magistrato, ex sottosegretario al ministero della Giustizia, ex membro del Csm ed ex segretario di Magistratura Indipendente.
C’è anche un consigliere del Csm in carica, Luigi Spina, con il quale Palamara discute del futuro di Giuseppe Creazzo, attuale capo della Procura di Firenze, candidato anch’egli a guidare la Procura di Roma. Piazzato Viola a Roma, Creazzo che farà? “Ma secondo te – interviene Ferri – poi Creazzo se una volta che perde Roma, ci vuole andare a Reggio Calabria?”. “Però a Torino, chi ci va?”, chiede Lotti.
Il punto è che Creazzo non ha fatto domanda per Torino e
Lotti riflette:
“Se quello di Reggio va a Torino, è evidente che quel posto è libero e quando lo capisce che non c’è più posto per Roma fa domanda... E che se non fa domanda non lo sposta nessuno”.
L’i n t er c e tt azione del maggio scorso, intercettata dal Gico della Guardia di Finanza di Roma e depositata nel fascicolo aperto dalla Procura di Perugia, è soltanto una delle c o n v e r sa z i o n i imbarazzanti che hanno devastato il Csm la scorsa estate. Spina, indagato per rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento nei confronti di Palamara, s’è dimesso.
PERSINO il procuratore generale della Corte di Cassazione Riccardo Fuzio lascia in anticipo il suo posto. È indagato a Perugia per rivelazione del segreto d’ufficio: secondo l’accusa avrebbe raccontato a Palamara dettagli sull’inchiesta che lo riguardavano quando al Csm, la scorsa estate, sono giunte le comunicazioni ufficiali dell’indagine in corso.
Indagato per rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento nei confronti di Palamara anche il pm romano Stefano Rocco Fava. Non risultano indagati invece Lotti e Ferri. Il nome di Lotti, peraltro, aveva qualche relazione con la Procura di Roma, dove è imputato per favoreggiamento in un filone dell’i nc h i es t a Consip. In fondo queste ( e molte altre) devastanti conversazioni nulla hanno da spartire con il reato per il quale procede la Procura di Perugia: la corruzione di Palamara, indagato in concorso con Piero Amara, Giuseppe Calafiore, Fabrizio Centofanti e Giancarlo Longo.
Intercettati
Le cimici a maggio scorso captano le trame dell’ex ministro dem ora imputato e di Cosimo Ferri
Amara è stato a lungo un avvocato esterno dell’Eni ed è indagato o imputato in più procure, incluse Milano e Roma, in fascicoli per corruzione in atti giudiziari. Longo è un ex pm che ha già patteggiato l’accusa d’essere stato corrotto da Amara. L’avvocato Calafiore, secondo le accuse, di Amara era una sorta di braccio destro.
Centofanti è un imprenditore che per la procura di Perugia s’affiancava alla cricca.
IL TERREMOTO arriva il 30 maggio scorso, quando Palamara viene perquisito. Amara e Centofanti sono accusati di avergli “corrisposto varie e reiterate utilità” consistenti in “viaggi e vacanze” che “appaiono direttamente collegate alla sua funzione di consigliere” del Csm. Per l’accusa avrebbe ricevuto anche 40mila euro per agevolare Longo nella nomina (mai avvenuta) di Procuratore di Gela. L’inchiesta è ancora in corso.
Ma alcune posizioni, come quelle nei confronti Spina, Fuzio e Fava, almeno teoricamente, potrebbero essere travolte da una recente sentenza della Cassazione: tranne in casi circoscritti – per esempio: accuse che prevedono una pena superiore ai 5 anni di reclusione – non sono utilizzabili intercettazioni captate indagando su altri reati. E le posizioni di Fuzio, Spina e Fava, sono emerse proprio dalle intercettazioni nell’i n ch i e st a per la presunta corruzione di Palamara e della cricca Amara, Calafiore e Centofanti.