Consip, la Procura vuole Matteo Renzi in aula come teste
Oggi parte il processo per favoreggiamento a Lotti & C. Nella lista dei pm anche Rosato e il capitano “Ultimo”
La Procura di Roma, nel processo che inizierà oggi contro Luca Lotti, vuole che a testimoniare in aula si presenti anche l’ex premier Matteo Renzi. C’è infatti anche l’attuale leader di Italia Viva – al quale l’ex ministro Lotti non è più legato come un tempo – fra i 54 testimoni che i pm chiedono di sentire. Sarà poi il giudice a decidere chi ammettere. Stiamo parlando del processo che riguarda chi avrebbe spifferato alle orecchie dell’ex amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, l’esistenza di un’indagine sui vertici della stazione appaltante. È un filone di un’inchiesta più complessa in cui, in un’altra tranche, è iscritto per traffico di influenze anche Tiziano Renzi, il padre di Matteo: per lui però la Procura ha chiesto l’archiviazione e si attende la decisione del gip.
Ho proposto Marroni come Ad, ho chiesto il parere all’onorevole Lotti che fu decisamente negativo
SOLO PER LA FUGA di notizie quindi oltre al parlamentare Pd Lotti accusato di favoreggiamento, è imputato anche l’ex comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette, accusato di rivelazione di segreto. E poi ci sono il generale Emanuele Saltalamacchia e l’ex presidente della fiorentina Publiacqua, Filippo 5 aprile 2018
Vannoni, entrambi imputati solo per favoreggiamento. Nell’ambito di questo processo i pm hanno depositato una lista di persone, tutte non indagate, da sentire in udienza. Tra loro anche l’ex capogruppo Pd Ettore Rosato (cordinatore di Italia Viva) e Roberto “Billy” Bargilli, l’autista del camper di Renzi per le primarie del 2012. Non poteva mancare ovviamente il teste chiave Luigi Marroni, che a verbale ha fatto i nomi di chi lo avrebbe avvisato dell’indagine in corso.
E poi ci sono alcuni militari come Sergio De Caprio, alias Ultimo, il carabiniere che arrestò Totò Riina. O anche chi ha svolto le indagini Consip, come Gianpaolo Scafarto, finito sotto inchiesta anche per falso, per aver attribuito volontariamente in un’informativa la frase “Renzi l’ultima volta che l’ho inc ontra to” all ’ i mprenditore Alfredo Romeo quando in realtà era stata pronunciata dall’ex parlamentare Italo Bocchino, che comunque si riferiva a Matteo e non al padre. Le accuse a Scafarto sono cadute ma la Procura farà ricorso contro il proscioglimento.
MA TORNIAMO al processo a Lotti. I pm vogliono sentire Matteo Renzi “in ordine a quanto da lui conosciuto in relazione ai fatti di cui alle imputazioni e in particolare su quanto dichiarato a sommarie informazioni rese il 5 aprile e il 20 giugno 2018”. Sono le date in cui l’ex premier è stato convocato come persona informata sui fatti. Nel primo caso, ad aprile 2018, i magistrati gli hanno chiesto della nomina di Marroni. Renzi ha spiegato che fu lui a proporla: “Preferivo che in un centro di spesa come Consip – ha detto – non ci fosse una persona direttamente riconducibile alla mia area politica”. In quell’occasione chiese il parere di Lotti: “Tale parere – ha detto a verbale – fu decisamente negativo”. Due mesi dopo, a giugno 2018, l’ex premier è tornato in Procura. I pm gli chiedono la natura dei rapporti “tra suo padre Tiziano sia con Carlo Russo che con Alfredo Romeo” (Renzi rispose in sostanza di non saperne nulla). Il riferimento comunque era alla posizione del padre, indagato nell’altro filone. Accuse per le quali i magistrati hanno chiesto l’archiviazione convinti che Russo, quando faceva accordi con l’imprenditore Romeo, offrendo in cambio influenze sui vertici Consip, millantava all’insaputa di Tiziano Renzi. Russo così è stato accusato di millantato credito: anche lui è imputato nel processo che inizia oggi.